“A sconfiggere coloro che non sono uniti basta un semplice fuscello”, dice il vecchio Kimani ai figli prima di morire. È l’insegnamento di un racconto kikuyu.
C’era un tempo un uomo di nome Kimani che aveva cinque figli. Una sera li chiamò presso di sé perché era molto vecchio e sentiva di essere sul punto di morire. Essi si sedettero nel cortile di fronte alla capanna attorno al padre per ascoltarlo. Alcuni di loro erano molto contenti poiché pensavano a cosa avrebbero fatto delle proprietà una volta ereditate, gli altri invece erano molto
attenti a non farsi sfuggire nulla di quanto avrebbe detto il vecchio; potevano infatti essere le sue ultime parole.
Kimani si rigirò sulle foglie di banano secche, dove era disteso, alzò gli occhi e chiese a Njoroge, il secondogenito, di aiutarlo a sedersi, perché non aveva la forza di farlo da solo.
Il vecchio aveva accanto un mucchietto di fuscelli, ne prese uno e lo diede a Karanja, il più giovane, chiedendogli di romperlo. Il ragazzo pensò che il padre dubitasse della sua forza perché era il più piccolo, così non usò entrambi le man, ma solola sinistra per spezzarlo. Allora Kimani disse a Mwangi, il primogenito, di raccogliere i rimanenti fuscelli, di legarli insieme in una fascina e di passarla agli altri fratelli, uno dopo l’altro.
Quando Karanja ebbe la fascina, chiese al padre: “Ma papà, se io la rompo, cosa faranno gli altri?”. Kimani provò compassione per la giovane mente del figlio e rispose: “Se la rompi ci sono molti alberi nella foresta, vorrà dire che andremo a prendere altri fuscelli”.
Allora il ragazzo provò a spezzare la fascina, ma fu sorpreso dalla sua resistenza. Per quanto provasse, riprovasse e provasse ancora, non riusciva a romperla. Il sudore gli colava copioso sul viso. Infine dovette ammettere di essere stato sconfitto. Fu quindi il turno degli altri fratelli, ma nessuno riuscì a danneggiare minimamente la fascina.
Kimani chiese allora che gli venissero dati i due pezzi del fuscello spezzato da Karanja insieme alla fascina, poi disse: “Figli miei, un tempo anch’io sono stato giovane come voi, ho danzato la kibaata con gli altri guerrieri, ho partecipato alle scorribande e a molte altre imprese. Ma proprio come un toro non può muggire per due stagioni consecutive e deve cedere il posto a un altro, così nessun capo può comandare per due generazioni. Io ormai sono ridotto pelle e ossa e non ho più forza, ma in un certo senso ce l’ho ancora e la mia forza è questa: la mia terra. Guardate fino a dove si estendono i suoi confini, non ho altro da lasciarvi in eredità. Vi dò la benedizione del suolo e del sudore, ma ricordate: il pigro non compra la mucca e l’orfano, che si adopera per gli altri, trova sempre qualcuno che lo aiuti. Un’unghia sola non può schiacciare un pidocchio e a sconfiggere coloro che non sono uniti, basta un semplice fuscello. Se vivrete nella comprensione reciproca, aiutandovi sempre l’un l’altro, diventerete come questa fascina e nessuno potrà scuotervi. Ma se tra voi non ci sarà armonia e vi allontanerete l’uno dall’altro,allora verrete spezzati, proprio come ha fatto Karanja con il fuscello”. Dopo aver pronunciato queste parole, Kimani strinse le mani di tutti i suoi figli, si sputò sul petto in segno di benedizione e disse: “Sento che non ci incontreremo più, ma possa Colui che è la Luce essere la vostra guida e darvi la prosperità”.