Chi ha inventato questo titolo "Amo la mia Terra" ha avuto una intuizione geniale: è un titolo bellissimo e di profondo significato.
Amo la mia terra è come il DNA che segna la vita personale e che si esprime nelle attività che si svolgono e nelle relazioni umane.
Ho 87 anni: ne ho vissuti dodici a Vico e 75 geograficamente lontano dal Paese. Ma il cuore, la mente, l'intelligenza e la carica di affetto per Vico sono rimasti immutati, anzi sono cresciuti e maturati con il trascorrere del tempo.
Amo la mia terra. Mi apre uno scenario grandioso di storia, di archeologia e di folcrore. Appaiono le torri, le porte, i vicoli, le piazze, le singole pietre che sembrano tante voci che ricordano le tradizioni, le abitudini, la religiosità, la vita dei contadini, dei pastori e delle massaie. Uno scenario che presenta le tante chiese e cappelle dove i nostri antenati hanno vissuto la loro fede.
Un patrimonio prezioso di valori che è necessario custodire e trasmettere alle generazioni attuali e future.
A questo proposito credo di interpretare un sentimento comune, intendo cioè esprimere profonda gratitudine al prof. Natale Tomei e al Dott. Salvatore Iacobelli che con le loro apprezzatissime pubblicazioni hanno accuratamente ed abbondantemente ricostruito la storia, la vita e i valori che ci hanno tramandato i nostri avi e che hanno nutrito la nostra vita.
Questi volumi sono una miniera da cui tutti possiamo attingere.
Questo prezioso patrimonio ha sempre arricchito la mia vita.
La mia vocazione a diventare Missionario della Consolata è nata in campagna: era un sabato del mese di ottobre 1940. Ero in campagna con papà e gli facevo compagnia nel lavoro e alla sera tornavo a casa con lui.
Ma quel sabato, contrariamente al solito, ho chiesto di tornare a Vico prima. Sono partito e mentre facevo la strada da Pitocco a Vico ho visto un prete con la barba che veniva verso il paese con una valigia e gli ho detto che, se voleva, la portavo io. Me la consegnò, la presi ed era molto pesante: era piena di diapositive che avevano il bordo di piombo. Lo accompagnai fino alla casa del parroco. Il prete era P. Celio Regoli, Missionario della Consolata, che veniva al paese per la Giornata Missionaria.
Regoli,ritornato alla sua comunità di Fiuggi, mi scrisse una cartolina di ringraziamento, che fu l'inizio di un rapporto epistolare che si concluse con la mia entrata nell'Istituto Missioni Consolata.
Il mio curriculum è stato illustrato nel filmato. Mi sono sempre portato dentro lo spirito e l'anima della mia Terra.
Il ritorno di questa sera a Vico lo considero come quello degli Apostoli dopo la missione che era stata affidata loro da Gesù. Erano tornati entusiasti e raccontarono a Gesù quello che avevano insegnato e operato nel Suo nome e di avere incontrato tanta gente. Gesù li invitò a riposarsi sulla barca per arrivare all'altra riva del lago dove li attendeva ancora tantissima gente che aveva bisogno di Gesù e degli Apostoli.
Stasera arrivo anch'io all'altra riva immaginaria: da Piazza San Rocco, dove sono nato, a Piazza Vittorio Emanuele per ringraziare Dio della navigazione svolta, i miei genitori che porto sempre nel cuore, il mio Istituto Missionario che mi ha formato umanamente, culturalmente e spiritualmente e per la fiducia che mi ha sempre dimostrato con i ruoli che mi ha affidato.
Un grazie specialissimo alle autorità civili, militari e religiose; Un ringraziamento particolare al Comitato AMO LA MIA TERRA per avermi fatto l'onore di inserirmi tra le persone che hanno portato un pezzo di Vico nel mondo, di avere portato cioè anche ad altri alcuni valori di questa terra che amo.
Vico nel Lazio, 01 Agosto 2015
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VICO NEL LAZIO (Frosinone)
Breve sintesi
- 2.300 abitanti
- a 721 metri di altezza
- 21 Km. da Frosinone
- 107 Km. da Roma
Per chi si imbatte per la prima volta in Vico nel Lazio, è difficile restare indifferente di fronte alla eccezionalità dei segni del passato che la contrassegnano in ogni direzione. Le imponenti mura medievali che la cingono da ogni lato, scandite, come in una sinfonia, da 25 torri che, vigili sentinelle, ne assicurano la compattezza nel tempo, costituiscono uno spettacolo di rara bellezza anche per lo spettatore meno sensibile al fascino del passato. Ma non ci sono solo le mure con le loro torri, beni monumentali di interesse artistico e storico, per le quali Vico merita, a buon diritto il titolo di "La Carcassonne del Lazio" . All'unisono con esse, c'è tutto un insieme di strutture abitative con i loro portali gotico-romanici incastonate ad arte in vicoli-labirinto in grado di consentire una agevole difesa nei confronti di possibili invasori. Come pure ci sono le numerose chiese, a cominciare da quella di rilevante interesse artistico, la chiesa di Santa Maria, tutte con una storia che non di rado si perde nel tempo. Senza dire poi del suggestivo palazzo del Governatore, della Grangia benedettina di San Biagio, come del resto della Fontana vecchia.
Il ricco patrimonio storico, archeologico, folkroristico e religioso di Vico nel Lazio è stato descritto ed abbondantemente documentato nelle apprezzate pubblicazioni di due cittadini originari di Vico; Prof. Natale Tomei e Dott. Salvatore Iacobelli. Le loro opere sono state recensite da importanti riviste e soprattutto elogiate da autorevoli esponenti della cultura.