Papa: riceve Mahmoud Abbas, “lei sia un angelo della pace”

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“Grande soddisfazione” per l’accordo raggiunto tra Vaticano e Palestina e “auspicio” che "decisioni coraggiose" possano far riprendere i negoziati tra palestinesi e israeliani hanno segnato l’udienza data questa mattina dal Papa al presidente palestinese Mahmoud Abbas.

L’incontro tra Francesco e Abbas, che una nota vaticano definisce “Presidente dello Stato di Palestina”, ribadendo il principio affermato nell’annuncio della conclusione dell’accordo, è stato definito dai giornalisti presenti “caloroso”. “La vedo ringiovanita”, ha detto arrivando il presidente palestinese. E al momento dello scambio dei doni, nell’offrire ad Abbas la medaglia del pontificato con impressa la figura dell’angelo della pace che, ha detto il Papa, “distrugge lo spirito cattivo della guerra”, “pensavo a lei – ha aggiunto – perché sia un angelo della pace”. Da parte sua il presidente ha portato a Francesco ha regalato al Papa una cassetta di madreperla con reliquie delle due suore palestinesi, Marie Alphonsine Danil Ghattas e Mariam Baouardy, che saranno canonizzate domani. Cerimonia alla quale Abbas sarà presente.

Sul precedente colloquio privato e i successivi incontro di Abbas con il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, un comunicato vaticano dice che “Nel corso dei cordiali colloqui è stata manifestata grande soddisfazione per l’intesa raggiunta sul testo di un Accordo comprensivo tra le Parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo”.

“Successivamente, si è parlato del processo di pace con Israele, esprimendo l’auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le Parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il sostegno della Comunità internazionale, Israeliani e Palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace. Infine, con riferimento ai conflitti che affliggono il Medio Oriente, nel riaffermare l’importanza di combattere il terrorismo, è stata sottolineata la necessità del dialogo interreligioso”.

Due sante palestinesi. Padre Bader: speranza per una terra che soffre

radiovaticana 

Più di 2 mila persone da tutta la Terra Santa: è la delegazione guidata dal Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che domenica in Piazza San Pietro parteciperà alla canonizzazione delle beate originarie della terra di Gesù, Maria Alfonsina Danil Ghattas e Maria di Gesù Crocifisso. Le due religiose saranno proclamate sante da Papa Francesco assieme alle beate Giovanna Emilia De Villeneuve e Maria Cristina dell’Immacolata Concezione. In Piazza ci saranno il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e una rappresentanza israeliana. Stamani nella Sala Stampa della Santa Sede, il briefing per presentare le figura delle due suore della Terra Santa. Il servizio di Giada Aquilino

In una regione in cui “siamo circondati dalla guerra e dalla morte”, Dio ci manda “due donne sante a guidarci” e Papa Francesco, nell’Anno della Vita Consacrata e nel mese di maggio dedicato a Maria Vergine, ci propone queste due figure femminili che “ci chiamano a pregare affinché Dio renda i cuori, le menti e le anime più miti”. Così padre Rifat Bader, direttore del Centro cattolico per gli studi e i media di Amman, in Giordania, ha presentato suor Maria Alfonsina Danil Ghattas, fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario di Gerusalemme, vissuta tra il 1843 e 1927, e suor Maria di Gesù Crocifisso, Carmelitana Scalza, vissuta tra il 1846 e 1878. Delle prime due sante palestinesi dell’epoca moderna padre Bader ha voluto mettere in luce che sono al contempo due sante arabe. Per la loro intercessione sono guariti un ingegnere di Galilea e un bambino siciliano, che domenica saranno presenti in Piazza San Pietro. Il giorno successivo, lunedì, il Patriarca Twal presiederà una Messa di ringraziamento nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, in lingua araba. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, rispondendo ai giornalisti, ha precisato che la recente intesa - a livello di Commissione bilaterale - sul testo dell’Accordo globale tra Santa Sede e Stato di Palestina - ancora da firmare dalle rispettive autorità - e le canonizzazioni di domenica “sono indipendenti” e quindi i due eventi non possono essere messi in relazione. Le canonizzazioni, ha aggiunto padre Lombardi, saranno seguite via satellite anche in diverse località dello Stato di Palestina, dove - ha spiegato padre Bader - i cristiani sono il 2% della società. Sul significato della canonizzazione delle due religiose per tutta la Terra Santa, ascoltiamo padre Rifat Bader:

- Gesù Cristo è venuto in questa terra, gli apostoli vivevano qui con Gesù: allora è normale avere dei nuovi santi. È veramente una benedizione di Dio per tutti gli uomini della Terra Santa. Per la Palestina, è un atto di incoraggiamento del Santo Padre verso questa terra che soffre, in una regione sempre “infuocata”. Ma speriamo che questa canonizzazione possa essere un incoraggiamento di fede per i cristiani e un segno di speranza per tutti i cittadini.

- Sono originarie della Terra Santa: ma come possiamo definirle?

- Sono suore, consacrate, ma sono anche cittadine di una terra che storicamente si chiama Palestina. Adesso Terra Santa significa anche “due popoli”. Noi arabi, palestinesi, giordani, riconosciamo queste sante come frutto della civiltà araba-cristiana, che è qui da tanti anni. È davvero una speranza per i palestinesi, perché loro soffrono tantissimo. Questa speranza - anche con la presenza in Piazza San Pietro del presidente Mahmoud Abbas dopodomani - sarà pure un incoraggiamento per i palestinesi, affinché possano avere il loro Stato libero. Ma questa non è una festa politica, è una festa spirituale, di fede, per i cristiani prima di tutto, ma anche per tutti i cittadini della regione, affinché abbiano sempre quell’umiltà e quella semplicità con la quale queste sante vivevano, mai con la forza o con le armi.

- Madre Maria Alfonsina è la fondatrice delle Suore del Rosario, che è l’unica congregazione autoctona di Terra Santa, ancora oggi fortemente presente. Chi era e qual è l’insegnamento che ha lasciato?

- Maria Alfonsina, seguendo la volontà della Vergine Maria, ha fondato questa congregazione. È una presenza veramente grandiosa adesso, soprattutto nel campo dell’educazione, con tante scuole in Giordania, in Palestina, in Israele, in Libano. E’ una missione educativa per i musulmani e per i cristiani, perché la loro scuola è aperta a tutti i cittadini, senza discriminazione. Questo è anche un esempio di dialogo per dire che noi siamo sempre aperti a dare un servizio educativo, positivo alle nostre società arabe.

- Questa congregazione è rivolta alle donne arabe. Dal punto di vista della promozione della donna, che esempio ha dato?

- Ai tempi di questa santa, la donna era messa ai margini della società. Parliamo dunque di un coraggio veramente straordinario. Alla fine si è scoperto che la Vergine Maria aveva chiesto a questa suora di fondare la congregazione.

- Parliamo di suor Mariam di Gesù Crocifisso, carmelitana scalza: che esempio ha dato?

- Era una donna analfabeta che ha capito che la forza di Dio passa dall’umiltà, dalla semplicità evangelica. Ma si può parlare di questa suora come esempio della gente che soffre a causa dell’estremismo: un giovane voleva farle cambiare religione, lei si rifiutò e questo ragazzo provò ad ucciderla. Ma la Madonna, la Vergine Maria, l’ha sempre slavata. Questo è un esempio della sofferenza che abbiamo anche nella religione del Medio Oriente. Soffriamo ancora a causa dell’estremismo, ma speriamo che le religioni siano sempre un segno di riconciliazione e di pace. La religione non deve mai essere usata per la violenza: è un esempio di semplicità, di umiltà e di pace.

- In piazza con lei e con la folta comunità di Terra Santa domenica ci sarà anche il presidente palestinese Abbas, come ha anticipato. Lo ricordiamo per esempio nella preghiera per la pace in Medio Oriente a giugno dell’anno scorso con Papa Francesco: c’era anche il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, e l’ex presidente israeliano Shimon Peres. Che esempio ne può nascere per il dialogo in questo momento?

- Non soltanto in Terra Santa, fra palestinesi e israeliani, ma per tutto il Medio Oriente, in Siria, in Iraq, in tutti gli altri Paesi, abbiamo bisogno della riconciliazione e della preghiera. Queste due sante ci danno veramente questo coraggio.

 

Last modified on Sunday, 17 May 2015 14:22

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