Presentata la Rete ecclesiale panamazzonica, ispirata dal Papa

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È la nuova iniziativa della Chiesa cattolica per l’Amazzonia: la Rete ecclesiale panamazzonica, Repam, è stata presentata nella Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Giada Aquilino

 E’ nata a settembre 2014, da un incontro a Brasilia tra vescovi della regione amazzonica, sacerdoti, missionari, laici, rappresentanti delle Caritas e delle organizzazioni cattoliche locali, nonché il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. La Rete ecclesiale panamazzonica (www.redamazonica.org), ispirata dalle parole di Papa Francesco alla GMG di Rio de Janeiro del 2013 e dagli insegnamenti di Aparecida, punta ad una custodia responsabile e sostenibile di uno degli ultimi polmoni della Terra, l’Amazzonia appunto, oggi minacciata dalla deforestazione e dallo sfruttamento disordinato delle risorse, con ripercussioni negative sulle popolazioni indigene e non solo. Mauricio López, segretario esecutivo della Repam, che a febbraio scorso ha salutato Papa Francesco a Santa Marta:

“La idea es promover un trajabo conjunto...
L’idea è quella di promuovere un lavoro congiunto. Non possiamo permetterci il lusso di lavorare frammentariamente. Se questa sfida riesce realmente a raggiungere il profondo del nostro cuore, la risposta deve essere congiunta nella Chiesa e anche con gli altri. Quindi è necessario anzitutto un consenso ecclesiale, che è ciò che la Repam vuole animare. Puntiamo alla promozione integrale della persona: i nostri progetti hanno affrontato tematiche primarie riguardanti l’ecologia, che a volte viene trattata come fosse una moda o qualcosa di passeggero. Dobbiamo pensare integralmente, perché la sfida è comune. Poi l’opzione preferenziale per i più poveri e gli esclusi, che Papa Francesco ha segnalato con forza; la difesa dei diritti umani, che ci coinvolge tutti, anche come società; e la riflessione profonda su una realtà che ha sì un’urgenza oggi per questo territorio, ma che ha anche un’urgenza futura, che riguarda tutte e tutti”.

Il Pontefice “ci ha fortemente incoraggiati in questa direzione”, ha sottolineato il cardinale Cláudio Hummes, presidente della Commissione per l’Amazzonia della Conferenza Episcopale del Brasile, che alla presentazione in Sala Stampa della Santa Sede ha inviato un audiomessaggio. La realtà dell’Amazzonia, ha aggiunto, è purtroppo quella di un territorio sempre più devastato e minacciato:

“La deforestazione crescente e in atto da tanto tempo, i grandi progetti dell’agroalimentare, delle centrali idroelettriche, dell’estrazione di petrolio e di altre ricchezze minerali, le monocolture e il cambio climatico pongono sotto grave rischio l’ambiente naturale, la dignità e l’autodeterminazione della popolazione, in modo speciale degli indigeni e degli abitanti poveri sulla riva dei fiumi, dei ‘campesini’, degli afrodiscendenti e perfino degli abitanti poveri delle città locali. Perciò la Chiesa in Amazzonia vuole unirsi in rete per sommare gli sforzi, per incoraggiarsi reciprocamente e avere una voce profetica più significativa a livello internazionale, quando l’Amazzonia e la sua gente sono in questione”.

Sulla stessa linea il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

“È in gioco la difesa della vita di svariate comunità che, sommate, rappresentano oltre 30 milioni di persone. Esse sono minacciate dall’inquinamento, dal radicale e rapido cambiamento dell’ecosistema dal quale dipendono e dalla mancata tutela di fondamentali diritti umani. Si potrebbe anche aggiungere certi desideri di sperimentazione in questa zona, nella foresta, di nascosto agli occhi del mondo”.

La vastità della regione amazzonica – sei milioni di km quadrati, che abbracciano Guyana, Suriname e Guyana Francese, Venezuela, Ecuador, Colombia, Bolivia, Perù, Brasile – impone un impegno nuovo. Mons. Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo in Perù e presidente del Dipartimento giustizia e solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano:

“La Repam es mas allà de una red semplemente digital...
La Repam è qualcosa che va al di là di una semplice rete digitale: è l’incontro fra persone diverse nell’ampio territorio amazzonico. La Repam è stata creata come risposta di Dio, organica e articolata, a questa necessità sentita e urgente di proteggere la vita delle persone, affinché vivano in armonia con la natura. C’è una vasta e variegata presenza di membri e gruppi della Chiesa, che sono stati e che sono presenti tuttora come agenti pastorali nella Panamazzonia. Riaffermiamo dalla Repam quello che dice Papa Francesco: la Chiesa non è presente in Amazzonia come coloro che hanno già pronte le valigie per andarsene, dopo averla sfruttata. Sin dal principio è presente con missionari, congregazioni religiose, vescovi, sacerdoti e laici e la sua presenza è fondamentale per il futuro della zona. Per questo la Rete Ecclesiale Panamazzonica è chiamata ad essere una vera esperienza di fraternità, una carovana solidale e un pellegrinaggio sacro per rispondere in modo efficace ed organico alle grida del popolo amazzonico presente e futuro”.

In prima linea nella difesa della realtà amazzonica la Caritas Internationalis, che col segretario generale Michel Roy invita a “spegnere i motori e fermarci”:

“Caritas Internationalis, su richiesta dei suoi membri nella regione, si è impegnata al loro fianco perché l’Amazzonia sia protetta in tutte le sue componenti e perché il suo sviluppo avvenga sulla base della ricchezza dei suoi abitanti. Caritas Internationalis è anche impegnata nella lotta al cambiamento climatico, nel suo ruolo di difensore sulla scena internazionale: promuove una visione antropologica nutrita dall’insegnamento sociale della Chiesa e incentrata sulla difesa della dignità umana. Nel portare il messaggio ecclesiale nella sfera politica, Caritas Internationalis promuove i valori 'non negoziabili' della dignità di ogni persona, della giustizia, della solidarietà, della cooperazione e della protezione della natura. A questo titolo Caritas Internationalis prepara il vertice di Parigi e seguirà gli impegni che gli Stati prenderanno per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ricordando l’urgenza della tutela della Panamazzonia”.

Conversando con i giornalisti, mons. Fridolin Ambongo, presidente della Commissione giustizia e pace dei Grandi Laghi, ha infine raccontato che “nella foresta equatoriale, bande armate stazionano alle zone dove si estraggono i minerali”: le sfide - ha detto - sono le stesse dell’Amazzonia, “se hanno trovato petrolio, diamanti, sicuramente sappiamo che l'indomani ci sarà la guerra”.

Last modified on Monday, 02 March 2015 17:14

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