A Pacayacu, nella provincia di Sucumbíos, la rottura di un oleodotto ha lasciato da oltre 4 mesi intere famiglie senza acqua potabile. La popolazione protesta contro il governo «ma è la lotta di Davide contro Golia». La Chiesa combatte insieme ai nativi attraverso il Comitato anti-contaminazione del Vicariato: «Il Papa è al nostro fianco, le sue parole ci incoraggiano»
La terra è giorno dopo giorno più sterile a Pacayacu, nell’Amazzonia del nord dell’Ecuador, come sterili rischiano di diventare gli uteri delle donne che abortiscono prematuramente i bambini che portano in grembo. La radice di questo scempio ha un nome: contaminazione. Gas, minerali, petrolio avvelenano l’aria e l’acqua, seccano i raccolti, uccidono gli animali e fanno ammalare le persone di tumore e infezioni. Tutto quello che per i Paesi sviluppati rappresenta una ricchezza e una fonte di guadagno per i nativi di questa terra è divenuto una maledizione.
In particolare in questo barrio, dove l’umidità entra nelle fibre dei vestiti e dove zanzare di forme e colori sconosciuti si appiccicano impavide sulla fronte e sulle braccia, non si conta il numero di persone alle quali è stato diagnosticato un cancro, oppure funghi alla pelle, morbi agli occhi, mal di stomaco e di testa. Un esercito di «afectados» che già soffre la perdita di vacche, cavalli, polli e l’essiccamento delle piantagioni che rappresentano l’unica fonte di sostentamento.