Due totalitarismi innescano la guerra, che era cominciata tra Giappone e Cina, in Europa: nazisti e sovietici che il 1 settembre invadono e poi si spartiscono la Polonia. Ed è stato un grande polacco, che aveva vissuto l’oppressione dei due totalitarismi e scrivere, alla fine della “guerra fredda”, nell’enciclica Centesimus Annus (n. 46) che “una democrazia senza valori si converte in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come insegna la storia”. Che non è maestra di vita, ma qualcosa può insegnarci. Sì, il monito è sempre quello: in questa terza guerra mondiale a pezzi, il nemico è ancora il totalitarismo, le sue forme “aperte”, ma soprattutto quelle “subdole”. Quelle del tempo presente, anche qui, davanti ai nostri occhi, nel nostro vissuto quotidiano.
Ottant’anni sono tanti. Questo anniversario rotondo dell’inizio della Seconda guerra mondiale è ormai segnato dalla progressiva scomparsa dei testimoni. Sono pochissimi i reduci, gli ex-combattenti, ma sono sempre meno coloro che, bambini e ragazzi, hanno vissuto il dramma di una guerra che per la prima volta nella storia, sistematicamente, colpiva, alla cieca, anche la popolazione civile.