Lettera di Giuseppe Allamano ai Missionari e alle Missionarie della Consolata in occasione della celebrazione dei 50 anni di vita sacerdotale. Scritta da Torino il 1 ottobre del 1923.
Con il cuore ripieno di intima consolazione ho celebrato il Cinquantenario della mia Sacra Ordinazione Sacerdotale. Fu questa per me una grazia singolare, che umanamente non potevo aspettarmi; e solamente la bontà di Dio si degnò concedermi. La debolezza abituale della mia salute, e le molte sollecitudini nei vari stati di mia vita mi prostrarono sovente di forze; eppure, il Signore mi conservò a questo giorno a preferenza di altri compagni più robusti e migliori di me.
Preparandomi alla Festa con i S. Spirituali Esercizi ebbi tempo di ricordare le tante grazie che il buon Dio mi elargì nei passati cinquant’anni. Prima di tutte la celebrazione quasi continua di S. Messe con le benedizioni ch’esse apportano al celebrante che bene le celebra. E poi tante altre spirituali e temporali da non potersi numerare. Enumera stellas, si potes [Conta le stelle, se puoi].
Quante responsabilità gravarono sul mio capo; ma è Dio che così volle e la sua grazia era con me: Gratia Dei mecum [La grazia di Dio era con me]. Fu Egli che mi volle Direttore Spirituale nel Seminario, poi Rettore del Convitto ecclesiastico e del Santuario della Consolata, e più tardi strumento della vostra santificazione, e per mezzo vostro della salute di tante anime infedeli.
Se al mio posto fosse stato un santo quanto maggior bene avrebbe operato, ed acquistatisi più meriti!
Mi consola però che cercai sempre di fare la volontà di Dio riconosciuta nella voce dei Superiori. Se il Signore benedì molte opere cui posi mano, da eccitare talora ammirazione, il secreto mio fu di cercare Dio solo e la Sua Santa Volontà, manifestatami dai miei Superiori. Questa fu ed è la mia consolazione in vita, e sarà la mia confidenza al Tribunale di Dio. Non credo superbia propormi a vostro esempio e modello nella virtù dell’ubbidienza. Credetemi: Vir obediens loquetur victoriam [L’uomo obbediente canterà vittoria].
Finite con comune soddisfazione le Feste, e ringraziatone il Signore e la nostra cara Madre, devo rendere grazie a quanti si degnarono di parteciparvi. Già ho mandato umili grazie al Sommo Pontefice Pio XI per il Breve indirizzatomi troppo lusinghiero per la mia persona. Vado ringraziando gli Em.mi Cardinali che si degnarono scrivere le belle lettere. In modo particolare ringraziai S. E. il Card. Van Rossum, Prefetto di Propaganda e nostro Superiore diretto. Egli non volle solo rallegrarsi con me e con voi, ma con animo delicato prese questa occasione per concederci la definitiva approvazione delle nostre Costituzioni. Grande grazia, che pone il suggello alla stabilità del nostro Istituto.
A voi, miei cari figli e figlie, che tanto affetto mi dimostraste in questi giorni, dirò Deo gratias e vi prego dalla SS. nostra Consolata una intiera corrispondenza alla vostra sublime vocazione.
Che dirò a voi tutti delle nostre tre Missioni Africane? Missionari, Missionarie, Seminaristi, Suore indigene e Catecumeni avete cooperato alla mia festa con funzioni pubbliche e preghiere per me, e mi inviaste molte lettere comuni e private per esprimermi i vostri vivi auguri.
Vi ringrazio tutti; e tutti vi raccomandai nella mia Messa d’oro.
Attribuisco a voi se non sono deceduto nel passato inverno, ma con sufficiente salute giunsi al bel giorno. Sono le vostre preghiere ed i vostri sacrifici apostolici che mi ottennero la grazia.
Continuate a pregare perché in me ed in voi si compia sempre la S. Volontà di Dio. Mi rincresce di non poter rispondere alle vostre care lettere; scrivetemi tuttavia, e se non potrò scrivere raccomanderò al Signore i vostri bisogni. Mi servirò dei vostri Angeli Custodi per farvi giungere i miei pensieri e desideri. Del resto, fatevi coraggio nelle difficoltà; non dimenticate mai il fine per cui siete costì, e la mercede magna nimis [molto grande] che vi aspetta dopo pochi anni nel bel Paradiso.
Vi benedico paternamente ai piedi della nostra Patrona. Aff.mo in Gesù Cristo, Canonico Giuseppe Allamano