Attiviamo la parola ricevuta passando alla trasformazione
Is 55,10-11. La parola di Dio è compimento certo. Quando diciamo che preferiamo fatti alle parole la risposta sicura è la parola di Dio. Smentisce i nostri pessimismi e le nostre desolazioni e ci rafforza nell’impegno della conversione e della trasformazione.
Rm 8,18-23. Il Regno di Dio è promessa certa per tutti. Anche se a volte ci sentiamo disorientati, perché non vediamo niente e dubitiamo che davvero arrivino i frutti promessi e sperati. I risultati saranno sempre superiori a quello che speravamo.
Mt 13,1-23. Gesù insegna con parabole, con segni simbolici e ne spiega il significato perché prima vuole insegnarci e dopo ci darà il lavoro da fare. Chi non accetta il discorso perchè non capisce l’invito e i termini del lavoro da fare, e aspetta tutto e solamente il raccolto, diventa il primo ostacolo al processo del Regno.
Certamente se uno è pessimista è meglio che legga un altro libro. Il vangelo è per la gente ottimista sempre e in questa visione di speranza a oltranza. La Chiesa attuale sperimenta le difficoltà della ‘’predicazione del Regno’’: quanti sforzi nella evangelizzazione, quanto lavoro pastorale. E poi costatiamo ogni giorno che molto, come il seme della parabola, cade ai bordi della strada, o su terreno pieno di pietre, o fra spine incredibili e sembra che si perda tutto. Sappiamo cosa vuol dire arare il mare. Io spesso dico: sembra di essere sempre al capitolo uno, versetto uno. Distrazioni, altri interessi, superficialità, contrasti, invidie e gelosie, incostanze, altre mille preoccupazioni sembra che siano le cause che impediscono al vangelo di mettere radice e crescere in grano buono pronto per essere pane sostanzioso. Con tutta sincerità debbo dire che anche noi evangelizzatori e pastori ce la facciamo benissimo ad essere noiosi, petulanti e brontoloni e allora chi ci sta ad ascoltare deve essere un santo o un martire. Nonostante tutto, il seme lavora anche la terra e la cambia in qualche modo e la trasforma meglio di quello che si possa immaginare perché è parola di Dio e non sistema umano. Di frutti se ne sono sempre visti anche se gli incaricati, tecnici o professionisti del vangelo facevano ben poco. Oltre tutto la Parola non la incatena più nessuno e perciò non c’è motivo perché manchi e non si trovi alla portata di tutti. Adesso poi non è che ci sia bisogno di tanti intermediari o saloni per leggerla, meditarla, amarla e viverla. Basta poco, anche solo pochi minuti al giorno per lasciarsi convincere a sognare una vita migliore, un altro mondo possibile senza mali. Basta un piccolo vangelo per vivere un sogno vero e meraviglioso. Il Vangelo di oggi oltre a suggerire questa felicità che ci può dare la Liturgia ci offre un altro servizio: ci aiuta a guardare la realtà con speranza.
La Liturgia possiede senza dubbio una dimensione di servizio: deve aiutare tutte le persone che partecipano a vivere meglio. La Liturgia attiva la relazione personale e comunitaria con il Signore Risorto. E questo certamente, ci fa vivere meglio, ci rende felici. Sentire e vedere il Signore ci rende felici come ci dice oggi il testo del Vangelo proposto: ‘’Beati i vostri occhi perché vedono e le vostre orecchie perché odono’’. È allora importante che la preoccupazione di coloro che sono responsabili della Liturgia di una parrocchia, o di qualsiasi altra comunità sia questa: rendere possibile che chi partecipa nella Liturgia alla fine esca rinnovato, contento, un poco più felice.