Is 49,3.5-6. Il servo di Dio ha una missione: ricondurre il popolo di Israele alla sua terra con l’impegno di essere segno universale di salvezza. Il sogno è che tutte le nazioni diventino popolo di Dio.
1Cor 1,1-3. I cristiani formano una unica comunità, siano giudei, greci o barbari e hanno un solo Signore, Gesù Cristo. La Chiesa diventa una comunità di consacrati con il compito di realizzare la volontà del Signore assieme.
Gv 1,29-34. La comunità di Israele aveva escluso dalla propria Pasqua la comunità cristiana. La Chiesa ricorda la profezia del Battista: Gesù è il nuovo agnello di Dio, non è di nessun popolo in particolare, non è di nessuna cultura in particolare. È di Dio per tutti, per trasformare gli estranei in figli, partecipi della Promessa e eredi.
Cominciamo il ciclo ordinario per lavorare la nostra vita cristiana ogni giorno e portarla a una pienezza di Regno. Tutto verso tutto. Il Battesimo di Giovanni non perdonava i peccati, ma era segno di conversione che indicava l’abbandono di una situazione che ti perdeva per entrare in un’altra che ti salvava. Il nuovo popolo di Dio, che si forma per mezzo del conversione a Gesù, cammino verità e vita, non è la ‘’nostra chiesa’’ limitata e definita dalle nostre caratteristiche e dai nostri modi e forme, ma è la Chiesa, corpo di Gesù con le dimensioni che indica Gesù, con la apertura che insegna Gesù. La alleanza di Israele era esclusiva non ammetteva il modo cristiano che proponeva il cammino, la verità e la vita di Gesù. Allora dichiararono che i cristiani erano stranieri, fuori comunione. Potremmo dire che le caratteristiche della Chiesa sono queste: è unica, un solo popolo che forma un solo corpo, quello di Gesù con una fede unica, un solo battesimo, una sola salvezza. Però la vita è sorretta da una grazia multiforme che la promuove in modo differente secondo la geografia, la cultura, le tradizioni, la storia e la memoria della visione umana particolare. Potremmo dire che la Chiesa è la comunità universale dei cristiani che vivono e praticano diversamente la propria fede, speranza e carità. Cristiani diversamente credenti. Nella mia vita mai hanno immaginato che io potessi essere una persona differente da quello che pensavano i miei genitori o i vari maestri. Al cuore di Cristo lascio sognare la mia felicità. Alla sua intelligenza lascio disegnare la mia identità. Alla sua volontà lascio organizzare la mia speranza e il mio futuro.
Siamo portatori della immagine di Cristo come vita che corrisponda all’originale. E vogliamo essere figli di Dio come ha informato Gesù. Gesù è il figlio di Dio, nato da Maria, che patì e morì per tutti, che resuscitò anche per tutti; al quale dolevano i dolori degli altri e gli dava fame la fame dei poveri e lo feriva la ferita e la cattiva salute della gente abbandonata al proprio destino senza nessun tentativo di rimedio. È il Gesù che si commuoveva per la solitudine dei piccoli, che portava la nostra morte. Non dimentichiamo che Gesù è uno solo per tutti. E la fede per quante lingue la descriviamo, è una sola. E se vogliamo l’unità grande dobbiamo cominciarla e curarla in piccolo: vivendola nell’ambito famigliare, professionale, comunitario, ecclesiale. Soprattutto pratichiamola dove non c’è: ascoltando, facendo valere altre opinioni, considerando altri punti di vista, ricostruendo le parole e facendo delle frasi giuste ma cambiando il soggetto che non sia sempre quello. Se nonostante tutta la religiosità di cui facciamo sfoggio continuiamo a camminare separati e viviamo divisi e diamo fermezza a vangeli differenti, allora è sicuro che siamo separati anche da Gesù Cristo.