Solo ‘’Buon Natale’’ e lasciamo arrivare Gesù subito.
Iesu Dulcis Memoria: Gesù dolce memoria. La nascita di Gesù voleva dire felicità non tanto per l'abbondanza e la squisitezza ma perchè stare assieme diventava ora gaudiosa. Sappiamo che a Natale non finisce l'esclusione intollerante, la solitudine amareggiata, la povertà invincibile. Il benessere che si vede o si immagina non è più pellicola incantevole, è umiliazione. C'era stata una introduzione stupenda ''è apparsa una gran luce''. Due mila anni di Gesù sono due mila anni di Grazia, di esistenza storica di Cristo in mezzo a noi con misura e visione differente, con invito costante alla partecipazione totale nella sua magnifica pienezza. Esiste ancora la grande luce per identificare il Messia senza sbagli.
Parlano ancora gli Angeli e dicono che un bimbo appena nato avvolto in pannolini è il segno giusto. Una vita appena cominciata, una vita piccola così, che ha bisogno di tutto, che non sa difendersi da sola, totalmente nelle nostre mani, per vivere o per morire è il segno di Natale. E' una vita debole e fragile ancora da disegnare bene senza scelte proprie; ma è la stella di Betlemme da incontrare e preferire. Dove la vita fa fatica a vivere, lì nasce Gesù; dove la vita si spegne perchè nessuno la aiuta, lì nasce Gesù. Davanti a un presepio ci sarà commozione, nostalgia e malinconia della infanzia dei sogni, magari anche lacrime; ma non è il presepio dove nasce Gesù. Non dimentichiamo l'avvertenza dell'Angelo: un bimbo vero, un piccolino vero, un bisognoso vero, un ammalato vero, un disperato vero, uno che piange davvero. Gli altri osservano che il Natale è una festa, una celebrazione dove lo sfolgorio è diventato tradizione popolare e i bambini sono i personaggi esigenti che non bisogna deludere. Festa vuol dire celebrare un lavoro compiuto con gioia e soddisfazione. Quale era il compito che il Maestro Gesù aveva dato da fare? Inserire nella vita umana la vita divina, bella, perfetta, piena dei doni qualificanti dello Spirito Santo, per rendere possibile un mondo nuovo dove fosse inaudita l'ingiustizia, la fame, la solitudine, l'oppressione, la malattia. Invece senza rimorsi celebriamo l'amore, la pace, la giustizia, il rispetto, la solidarietà solamente reclamati con grande sbandieramento di intenzioni e clamori. Mi fa ricordare quando tutto l'immaginario e utopico lo volevamo fare anche se impossibile; ma quelle piccole attenzioni, magari una sola parola gentile, una vicinanza paziente, anche due soldi per comprare un pane e la compassione pratica per dare una mano amica e mezz'ora accanto a un ammalato e una rinuncia da tradurre in impegno concreto, diventavano così ordinarie che non le vedevamo e non si facevano mai. Lascerò al Bambino Gesù ispirare quelle parole giuste che vi benedicano con vita e felicità. Buon Natale.
Non dimenticare Gesú che sei nostro, uno del nostro quartiere.
Anche se adesso vivi glorioso e trionfante non dimenticarlo.
Stai attenta Madre Santissima che non venga sequestrato da un’altra classe di gente. Ricordagli la casa, i vestiti rammendati, la via, il cuore, il cibo appena sufficiente. Era uno dei nostri e tutti lo sapevano. Uno della nostra borgata. Ricorda il peso della vita, la tristezza che si incendiava ad ogni soffio di odio. Con tanta voglia di protestare e cambiare le cose. Gesú non dimenticarti. Appartieni alla nostra terra. Sei della nostra povera terra cattiva e buona. E guardati le mani, che ci siamo tutti, scritti dolorosamente. Non puoi dimenticarti che sei nostro, uno del nostro borgo.