Qualcosa di concreto, please
Is 35,1-6.10.. Evidentemente non abbiamo capito bene cosa era il progetto di liberazione che offriva Dio. Non è come il progetto dei poderosi che rende il deserto più deserto, il cieco più cieco, il muto più muto, il sordo più sordo e l’idiota più idiota. Dio ti promette molto ma fa di tutto per renderti capace di riceverlo.
Gc 5,7-10. La parola proposta è “lpazienza”. I nostri lavori non hanno pazienza di aspettare il crescere fino ad arrivare alla unanimità. Bastano quattro vociferanti e sembra che sia tutta la comunità. Ecco perché le leggi servono poco: sono state imposte dalla maggioranza non dalla unanimità; e per la maggioranza basta un voto in più.
Mt 1,2-11. E’ Gesù l’aspettato o arriva un altro? I dubbi del Battista erano giustificati perché lui stesso aveva costruito l’attesa sulla speranza di un Messia potente, vittorioso, giudice finale dei tempi che avrebbe messo fine a tutte le ingiustizie. Invece Gesù era poco vistoso e si fermava a sanare le ferite e a consolare gli afflitti. Allora che Messia poteva mai essere se non aveva forza se non andava all’attacco?
La risposta di Gesù mette in evidenza il vero potere, la forza suprema che è fare il bene. Aprire gli occhi ai ciechi nessuno mai lo aveva fatto; far camminare gli zoppi nemmeno; sacrificarsi per un morto di fame non era mai avvenuto; rovinarsi la vita per insegnare a un povero a leggere e a scrivere mai nessuno l’aveva considerato un fatto glorioso; perdere gli anni più belli della vita incatenandosi alla malattia di una persona oramai finita, a nessuno mai era apparso giustificabile e tanto meno da amare e accettare; regalare una minestra a una vecchietta sconosciuta, mai nessuno l’avrebbe immaginato come fatto glorioso. Gesù loda il Battista e afferma che nessuno è stato grande come lui. Ma aggiunge subito che più grande di lui è il più piccolo che ci sia nel Regno. Ma tutto questo è realtà o poesia? I tempi messianici che Isaia annunzia è solo ottimismo? San Giacomo ci ha invitati alla speranza paziente che non allunga la mano se viene l’occasione, ma aspetta che la cosa buona sia alla portata di tutti. Le promesse si sono compiute o sono ancora nel reparto buone intenzioni? Siamo onesti e giusti: il progetto si sta attuando e il programma è in pieno svolgimento. Se li contiamo, già sono tanti quelli che si sacrificano per gli altri, che si preoccupano degli ammalati, liberano dai pesi disgraziati chi chiede aiuto, perfino risuscitano i morti sociali e comunitari e li fanno rivivere tra simpatia e benevolenza. Li conosciamo e li benediciamo. Quando si vede un segno che è proprio del Regno, vuol dire che esiste non solo indicazione ma presenza. Vuol dire che esiste messaggio e compimento, Vangelo e Regno.
Nelle culture che ho conosciuto, la decisione comunitaria diventa legge solo se c’è unanimità. Ecco perché i tempi sono così lenti. Ma quando tutti sono d’accordo la decisione diventa legge. Mi fa ricordare che se manca l’unanimità allora bisogna metterci altre forze e pressioni efficaci per esempio l’autorità, l’organizzazione, l’aiuto di sussidi specifici, la pressione culturale, l’enfasi dei benefici necessari e corrispondenti a migliorie. Allora molti progetti sono accettati non perché diano beneficio alla gente ma perché si coinvolge molto denaro e a tutti viene l‘acquolina in bocca: ai gestori del progetto, a chi poi farà la festa, agli ingegneri che organizzano il programma e lo studiano alla perfezione. Poi terminato il progetto finisce tutto e rimane il segno con un bel cartello.