La ricchezza diventa iniqua quando tollera l’ineguaglianza
Am 8,4-7. Ingannare i poveri, abusare di loro, sfacciatamente sfruttarli sono peccati presenti anche tra noi.
1 Tm 2,1-8. Esiste solamente un mediatore ed è Gesù. Per passare all’altra sponda l’unico ponte è Lui.
Lc 16,1-13. Gesù ci insegnala riduzione dei debiti altrui portando l’esempio di un amministratore furbetto.
Nella parabola si parla di un amministratore e si dice in greco che era un economo, parola che viene da “oikos”, casa e “nomos” che vuol dire norma. Uno che era responsabile della casa e la governava. Lo accusano di deviare i fondi: invece di usare i soldi per la casa li usava per altri interessi. Se la casa è una comunità, una famiglia, una chiesa, un paese vuol dire che invece di far star bene faceva star male, invece di provvedere faceva mancare. L’economo ha saputo delle accuse e allora provvede riducendo le spese dei debitori. Gesù lo loda come economo abile e intelligente e aggiunge che il bene amministrato non era equanime anche se aveva padrone. Mi sembra una osservazione fantastica. Se un bene non serve a far star bene tutti non è un bene equanime, ma iniquo. C’è da sbalordire perché in giro e anche nei cosiddetti luoghi consacrati, ce ne sono tantissimi dei beni che non sono equanimi perché non fanno star bene nessuno o pochi privilegiati, oppure li usano a restaurare una chiesa dove non va e non andrà nessuno. Ci sono pure i beni comuni per esempio: la terra, l’acqua, la natura, il petrolio, i minerali preziosi, la campagna ecc. La parola usata è “adikia”, che vuol dire senza equità, non equo. Conosciamo il mercato equo, il salario equo, la casa equa, la salute equa. Una ricchezza non è equa, se non è distribuita bene, se lascia un povero disagiato. Certamente tutti siamo incantati con i soldi perché senza si fa poco o niente ed è inutile dire che bisogna insegnare a pescare. Però possiamo fare una riflessione seguendo Gesù. Lui dice che il denaro che non è equo è ingiusto. Non tanto per l’origine ma piuttosto per il destino. Uno lo guadagna, lo trova, lo consegue e ci pensa la legge a dire e vigilare se è onesto o un arricchimento illecito. Però la legge umana non guarda se il suo destino è equanime, generoso, solidale, come vorrebbe Dio. E’ triste dover evidenziare come provvidenza ed esempio da seguire i conti riaggiustati da un economo furbetto, perché i farisei, gente religiosa e molto devota, quella pratica generosa non l’avevano e neanche ci pensavano.
Mi dava fastidio che i guadagni di un dispensario servissero a mantenere la comunità. Eppure succedeva e succede ancora. Le scuole, gli ospedali, le università che fanno soldi da mettere via, come guadagni comunitari, sono economie eque? E’ una domanda penosa e a Gesù non piaceva. C’era il tempio con migliaia di animali sacrificati e 24 ordini di sacerdoti; c’erano leviti a non finire; c’erano farisei, scribi e sadducei in quantità; e Gesù propone l’esempio di un economo che imbroglia il padrone per aiutare. E lamenta che i buoni e i generosi, tra gli amministratori della vigna del Signore, sono rari o inesistenti. Mi viene in mente che le istituzioni incoraggiano la generosità altrui anche con pubblicità intensa. Manca l’ipotesi di giustizia in casa. Rimaniamo tranquilli?