La preghiera vale se è misericordiosa
Ger 31,7-9. Il ritorno è di tutti: anche ciechi, storpi, donne incinte e partorienti. Il “libro della consolazione” annuncia prospettive nuove mai sentite prima: la nuova Gerusalemme sarà città aperta senza esclusioni per disabilità e debolezze.
Eb 5,1-6. Il Sommo Sacerdote é in funzione del culto ma dalla parte degli uomini, vincolato con gli uomini, a favore degli uomini, rappresentante degli uomini.
Mc 10, 46-52. La guarigione del cieco è per Gesù una occasione per insegnare ai discepoli che ancora mantenevano riserve mentali riguardo i poveri ammalati.
Bartimeo vuole vedere e con i propri occhi. Tutti lo conoscevano e gli davano qualcosa perchè faceva parte del paesaggio. Peró che rimanesse al suo posto e facesse il cieco. Invece quando vuole vedere, scatena la protesta di coloro che erano i maestri e mostravano esattamente e solamente quello che volevano che vedesse la gente. Vedere vuol dire capire, giudicare, decidere, scegliere. “Questo non si puó permettere. Tutti debbono vedere quello che vedo io e capire quello che capisco io”. Se si continua a fare i ciechi bastano i racconti, le versioni ufficiali, le prediche, le spiegazioni autorizzate. E la rivelazione di Gesù Cristo? Anche quella deve passare per il filtro. San Giovanni diceva: quello che ho visto e udito ve lo dico. I nostri beneamati invece dovrebbero confessare che quello che non hanno visto ma solo immaginato lo vogliono imporre.
Bartimeo oltre alla vista riceve un altro modo di vedere necessario nella funzione e nell’impegno del discepolo. Seguirà Gesù con occhi che vedono e con fede che illumina. La società nuova che crea Gesù si chiama Regno e l’economia speciale di questo Regno si capisce partendo dalla fede cristiana non da qualsiasi fede. Bartimeo era cieco, viveva ai margini della città ed era mendicante. E per tutti andava bene così. A nessuno veniva da pensare che un cieco fosse una persona con dignità, con diritto alla solidarietà, con un problema che anche se non aveva soluzione, doveva suggerire almeno impegno comunitario per rendere meno oppressiva la disgrazia. La verità è che la fede religiosa di quella società aveva dichiarato che essere ciechi, lebbrosi, disabili nel corpo e nella mente era un castigo che escludeva dalla considerazione sociale e comunitaria. La sentenza per un ammalato senza autonomia era la emarginazione con tutti i sinonimi allegati: separazione, esclusione, segregazione. Invocavano la volontà divina per giustificare l’usanza. Non era vero, capisci?
A Gerico nessuno mai aveva visto Bartimeo in altro modo, ma solo a lato della strada e mendicante. Crediamo che chi si professa cristiano e dice di aver fede deve essere capace di vedere e attendere i problemi prima del medico, il sociologo, il volontario civile. Purtroppo nella misura che cresceva l’impegno sociale dello stato diminuiva la fede commossa dei cristiani che poco a poco delegavano le attenzioni della carità e la scoperta dei problemi, alla organizzazione pubblica. Così aumentò la pratica della fede come contemplazione di Dio, dimenticando che il volto di Gesù l’avevano i ciechi, gli zoppi, i disabili e i bisognosi di vario genere.