Certo, non solo gli Apostoli ma chiunque che avesse qualche nozione della divinità avrebbe detto: “Ma questo e’ solo Dio che può farlo”. Perfetto! Solo Dio può fare quello che Gesú ha fatto. Voleva che i suoi Discepoli venissero a conoscerlo, stando con lui senza che lui dichiarasse apertamente chi era. Infatti il Vangelo di Marco é tipico nel nascondere la vera identità di Gesú.
É Gesú stesso che vuole questo. “Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 'Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio'. E Gesù lo sgridò: 'Taci! Esci da quell'uomo'” (Mc 1: 23-25).
È chiaro che Gesú non vuole che la sua identità sia manifestata dai demoni, essendo bugiardi per natura, ma in questo caso, poiché nessuno osava dirlo e sono i demoni a dirlo, loro avevano capito il segno. É cosi che Dio opera. “'Non senti quello che dicono?”. Gesù rispose loro: “Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode?'” (Mt 21: 16). Gesù in quello che opera e fa, vuole che si scopra il piano che Dio ha stabilito per la salvezza dell’umanità. Non tanto in quello che si dice, ma nel creato e in quello che lui fa c’e’ la testimonianza dell’esistenza e presenza di Dio.
Non manifesta forse che Dio é il creatore della natura? È quello che leggiamo nella prima lettura. “Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta?” (Gb 38: 8-9).
E Agostino con amore e trasporto dice: “Cielo e terra! Oh Dio, Tu sei bello e perciò essi sono belli, Tu sei buono e perciò essi sono buoni, Tu sei e perciò essi sono.” (Confessioni, XI, 4).
Così la folla nel vedere le opere di Gesú. “Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Mc 1: 22). Dobbiamo dunque convenire che il Signore ci ha arricchiti di doni come l’intelligenza e la capacità di saper discernere, come doni naturali. Però per arrivare al punto di saper “capire” Gesú abbiamo bisogno di un dono che ci viene da Dio e dobbiamo lavorare con lui per potarlo alla maturità, questo dono è la Fede.
La Fede é un dono di Dio e la si può misurare in gradi. Considerando il vangelo di oggi vediamo che Gesú rimprovera gli Apostoli perché si rivolgono a lui per salvarli, essi riconoscevano che lui poteva fare qualcosa. Perché li rimprovera dunque? “Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” (Mc 4: 40). Qui Gesú li rimprovera non tanto per il loro atteggiamento di paura, ma per il richiamo immediato di aiuto che è una dimostrazione di paura di perire più che di fiducia e di fede. Dalla meraviglia che loro dimostrano si vede appunto che la loro fede è imperfetta e il loro atteggiamento interessato li fa esclamare: “E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?'” (Mc 4: 41).
Nel mondo di oggi crediamo di aver sorpassato questa paura che avevano gli Apostoli. Oggi sembra che gli scienziati dirigano il mondo con la conoscenza che il mondo ha avuto dalla natura, per cui si cerca la causa naturale dei cataclismi che succedono di tanto in tanto, dei terremoti e delle inondazioni e non si fa distinzione. Così si mescola Dio con maghi, fattucchieri con numeri indecifrabili il cui dio é il denaro, il dio delle false sicurezze umane. Questo non e’ il nostro Dio.
Ci sembra di vedere l’umanità in una barca che barcolla e teme di affondare, che invoca aiuto, alla quale manca la fede o non si é sviluppata abbastanza per raggiungere il grado che Dio vuole e così ancora oggi é sballottata dalle onde. La nostra fede non si deve basare su un Dio che risolve i nostri problemi e le nostre difficoltà, cioè un “Deus ex machina” pronto a darci la formula che scioglie con facilità tutto quello che incontriamo nella vita e che non ci piace, perché in questo caso noi non avremo quella disponibilità che dobbiamo avere nei confronti di Dio, ma sarebbe solo un tentativo da parte nostra di usare Dio per la nostra sicurezza. La nostra fede in Dio, invece deve essere un impegno continuo, sia nel nostro totale abbandono alla sua volontà, sia nell’essergli fedele nelle difficoltà, nelle rinunce e specialmente nelle nostre scelte.
Si legge negli Annali della Compagnia di Gesú ai suoi inizi, che S. Ignazio di Loyola disse di S. Francesco Saverio: “Egli era la creta più difficile che gli fosse mai capitata di plasmare”. Ma una volta arreso si diede totalmente al Signore sulle orme di Cristo povero, in umiltà e nel servizio gratuito. Non é una fede dalle scelte facili.
La necessità di predicare comporta, dopo la scelta la perseveranza. Così hanno scelto gli Apostoli e i loro successori per predicare la Parola di Dio e comunicare al mondo la salvezza. Questa missione richiede atti eroici e quindi una fede profonda. Questo, tuttavia non ha isolato i Discepoli di Gesú dal mondo, non solo, ma ha dato la forza ai loro successori di continuare questa missione, la quale aiuterà il mondo a solvere i suoi problemi. Infatti i problemi del mondo certamente non si risolvono con le cose descritte sopra, ma con qualcosa di più serio.
S. Paolo dice nelle seconda lettura di oggi: “Fratelli, l’amore di Dio ci spinge… Egli e’ morto per tutti, perché quelli che vivono non vivono più per se stessi ma per colui che e’ morto e resuscitato per loro” (2 Cor 5: 14-15). Dio vuole tutti salvi, quindi vuole liberare il mondo dal male e dal peccato. In questo processo di liberazione tutti coloro che si professano suoi discepoli sono chiamati a cooperare a combattere il male al suo fianco. Pur non essendo del mondo, si agisce nel mondo solo così si risolvono seriamente i sui problemi, con il coraggio, con la forza e con la gioia anche nelle difficoltà, perché sicura é la vittoria.
“Perché siete così paurosi?” (Mc 4: 39). “Tutto ciò che é nato da Dio vince il mondo” (1 Gv 5: 4).