Giornata mondiale della Pace
Nm 6, 22-27; Sal 66; Gl 4, 4-7;
Lc 2, 16-21
«Dà la pace, o Signore, a coloro che sperano in te: ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e guidaci sulla via della giustizia» (cf. Sir 36, 15-16).
La luce vera che illumina ogni essere umano è venuta a noi per mezzo di Maria. Fin dall’inizio del cristianesimo la professione della fede e la preghiera eucaristica riconoscono che Gesù, «mandato a noi come salvatore e rendentore», si è fatto uomo «per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla vergine Maria». In lei si è realizzata l’aspirazione, divenuta preghiera nel tempo di avvento: «si apra la terra e germogli la Salvezza». Maria è la terra che si è aperta a Dio. Egli l’ha colmata della sua grazia, di sé. Ha fatto di lei il suo tempio; in lei ha preso la nostra carne, si è fatto uno di noi: «Il creatore dell’uomo, assumendo la carne dalla Vergine Maria, ci rende partecipi della sua divinità» (Ant. Primi Vespri). Maria «con la sua obbedienza è divenuta causa di salvezza per tutto il genere umano» (Ireneo), perché «per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita» (orazione).
Per questo, nel Natale «la Chiesa adora il Figlio e venera la Madre gloriosa» (Marialis cultus 5). Allo stupore che tutti prende di fronte al Bambino di Betlemme si associa la tenerezza, l’ammirazione e la riconoscenza verso la madre. Così, all’inizio di un nuovo anno per molti paesi soprattutto dell’occidente, viene posto il nome di Gesù, per ricordare che non vi è altro nome in cui possiamo essere salvati. E’ sempre lui che la Chiesa deve annunciare e portare al mondo. Per tutti, l’ideale è quello proposto da Paolo: “essere di Cristo”, fino a poter dire: «non sono più io che vivo, Cristo vive in me» (Gl 2, 20). A maggior ragione ciò vale per il missionario che fa dell’annuncio di Cristo una scelta e un programma di vita. Infatti, «nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere al missione, se non riferendosi a Cristo, l’inviato ad evangelizzare» (RM 88).
Insieme a lui, al principio dell’anno è posta Maria, che ha generato Cristo uomo-Dio. Ma non come strumento passivo. Prima che generalo nella carme lo ha concepito e generato nel cuore. Lo conferma il grande Agostino: «Fu per lei più importante essere discepola che madre; ha concepito infatti il Verbo di Dio prima nel cuore che nel grembo». E in questa maternità crebbe sempre più conservando e meditando nel suo cuore la parola (vang.). »Unica la sua dignità di Madre di Dio, ma per tutti è modello: accogliendo la Parola di Gesù tutti lo facciamo nascere in noi, per portarlo a altri, in ogni parte del mond.
Maria, venerata come vera Madre di Dio, perché lo ha generato nella nostra carne e lo ha introdotto nel mondo, è divenuta pure Madre nostra e “di tutte le genti”. Maria «ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto il primogenito di una moltitudine di fratelli, cioè dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre» (LG 63). Giustamente, oggi la invochiamo «Madre di Dio e della Chiesa» (pregh. dopo la comunione). Dalla gloria del cielo accompagna con materno amore quanti nel mondo sono immersi nelle difficoltà e nei pericoli della vita di ogni giorno.
Gesù è stato preannunciato dai profeti – lo abbiamo sentito nella notte di natale – come Principe della pace. Pace, “Shalom”, che non è soltanto assenza di contese e di guerre, ma armonia, benessere, che deriva dalla sentirsi bene con se stessi, con gli altri, con il creato e quanto ci circonda. E’ fiducia, fraternità, comunione, assenza di falsità, inganno e paure. Questa pace Cristo è venuto a portare, come hanno cantato gli angeli alla sua nascita. Chi accoglie il Figlio della Vergine riceve la pace nel proprio cuore, per diventare operatore di pace.
All’inizio di un nuovo anno proponiamo di esserlo, nel nome di Gesù, Principe della Pace, e per l’intercessione di Maria, Madre e regina del pace: «il Signore faccia risplendere su di noi il suo volto e ci conceda la pace» e ci renda costruttori instancabili di pace.