XV Domenica del tempo ordinario "B"

Published in Domenica Missionaria

Nella nostra societa’ di oggi si parla molto di profeta e profetismo. Il Profeta é sempre stato un personaggio importante in tutte le ere in tutti i tempi e in tutte le culture. Poichè oggi la Chiesa nella sua Liturgia ci presenta questa rimarcabile figura, ci chiediamo chi sia dunque il Profeta. Normalmente s’intende quella persona che sa predire il futuro. Il Profeta, così come ci viene presentato dalla Sacra Scrittura, e’ colui che “proferisce” o dice la “parola” di un altro. E’ una chiamata speciale, una vocazione che si distingue nettamente da altri uffici. Nel popolo di Israele era una vera istituzione alla quale si dava una grande importanza.

Il motivo era che il Profeta trasmetteva la Parola di Dio e comunicava la sua Volontà, mentre invece la vera grandezza del Profeta non era tanto quella di trasmettere la Parola di Dio, ma la chiamata da parte di Dio, la scelta, la vocazione. Era Dio che sceglieva il Profeta non gli uomini. Essere Profeta e’ un dono di Dio, la sua azione ha un potere divino che non può essere contrariato. Naturalmente il Profeta essendo scelto da Dio non può avere nessun legame umano e parla come una spada a “doppio taglio”. Infatti il Popolo di Israele si sceglieva i suoi re, i suoi “leaders”, ma non i Profeti, Dio sceglieva i Profeti. Vediamo come la scelta del profeta Geremia costituiva per lui una tragedia, ma Dio lo aveva scelto e lui doveva andare a riferire. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni”. Risposi: “Ahimè Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane”. Ma il Signore mi disse: “Non dire: Sono giovane, ma va da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò”. (Ger. 1: 5-8). E ancora. Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!” Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. (Ger. 20: 9). Nella prima lettura di oggi, noi vediamo, appunto, come il profeta sia libero da ogni legame e come sia chiamato a preferire la verità, essere quindi fedele alla chiamata di Dio, il quale lo ha scelto proprio per questo.

Amasia disse ad Amos: ‘Vattete, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed il tempio del regno”. Amos rispose ad Amasia: ‘Non ero profeta ne’ figlio di profeta ero un pastore e raccoglitore di sicomori. Il Signore mi prese di dietro al bestiame e il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele”. (Am. 7: 12-15). Amasia, sebbene fosse al servizio di Dio, aveva fatto la sua scelta, serviva il re che lo stipendiava, ma non Dio, pure essendo suo sacerdote, naturalmente vedeva nel profeta Amos una persona scomoda, perchè diceva la verità la quale non piaceva ne’ a lui ne’ al re.

Invece il profeta deve essere fedele alla sua chiamata, essendo Dio entrato nella sua vita quasi violentemente perchè portasse a termine la missione, il piano che Dio aveva prestabilito per il popolo di Israele. Ad un certo momento si vede molto bene che il profeta scompare ed e’ Dio che parla: Va, profetizza al mio popolo Israele (Am. 7: 17). Quale popolo? Quel popolo che Dio ha scelto, il popolo che doveva portare a termine il suo piano prestabilito fin dall’eternità che ricorda il “Patto”, fatto ad Abramo e alla sua discendenza. Quel Popolo che ha tradito Dio, la sua Alleanza, quel popolo che ha mancato di fedeltà a Lui che é stato Fedele.
Il Vangelo di oggi e’ nella stessa linea: Cristo che “chiama” e che “manda”. Il che richiede la fedeltà da parte del discepolo. Si associa i suoi discepoli nel continuare il suo Ministero, perché il piano di Amore del Padre venga conosciuto e tutti siano salvi. Questo ministero si chiama “Missione” alla quale il chiamato non può sottrarsi.

Marco, sottolinea come Gesú sia stato rigettato dal popolo di Israele, poi mette in evidenza con chiarezza impressionante, come vuole che i suoi discepoli continuino il suo Apostolato la sua “Missione”.“E ordinò loro che oltre il bastone, non prendessero nulla per il viaggio, ne’ pane, ne’ bisaccia, ne’ denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: “Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi a testimonianza per loro”…E partiti, predicavano che la gente si convertisse…”. (Mc. 6: 9-12).

Evidenzia chiaramente che i mezzi umani non sono adeguati a questo grande piano di Salvezza e quindi di non riporre fiducia in queste cose. A questo punto vorremmo sottolineare un fatto assai importante, quello che Dio fa nel servirsi del profeta diventa qui nel vangelo, come abbiamo detto “Missione” che richiede un cambiamento di mentalità e una dedizione completa. Non é un lavoro come un altro e’ una “chiamata” speciale. S’intende, quindi che la persona tolta dal suo ambiente deve essere aperta a questo ministero, sia liberata da tutto quello che può essere di intralcio alla Missione. Non si tratta tanto di bisaccia, ne’ di questo ne’ di quello, ma di completa disponibilità all’azione Missionaria. Il “Discepolo”, il “Battezzato” ognuno nella propria sfera è chiamato ad annunziare e continuare la Missione di Cristo nel mondo. In una parola è l’attitudine del cuore, il desiderio interiore di portare tutti a Cristo, salvezza del mondo. D’altra parte non si può ignorare la resistenza che il mondo fa.

L’abbiamo vista nei profeti, la stessa attitudine la troviamo nel mondo di oggi, Cristo stesso ha trovato resistenza nella sua predicazione: “Questo linguaggio e’ duro; chi può intendere? Da allora in poi molti dei suoi discepoli si ritirarono e non stavano più con lui”. (Gv. 6: 59- 66). Gli interessi di questo mondo, la politica e tanti compromessi che il mondo chiede, sono un impedimento alla Missione. Se Gesú ha trovato resistenza, naturalmente il suo discepolo non la passerà liscia. Il vero discepolo é colui che lotta per la verità, in qualunque campo lavori, la verità é una. Quello che Cristo richiede oggi a colui che si dichiara suo discepolo è di essere libero dalle scorie di questo mondo. Lui stesso troverà che dovrà lottare perché la verità sia sempre rispettata. Essere fedeli a quello che Gesú ha predicato, fare si che il suo messaggio passi, non appesantito dalle nostre ansie umane, ma libero per raggiungere l’umanità per sanarla. Questa é la medicina di cui abbiamo bisogno oggi.

Quello che Cristo richiede è di mettersi a completa disposizione della sua chiamata, non contare nelle proprie capacità, sappiamo molto bene chi siamo. Gesú infatti é il missionario per eccellenza, é il Profeta che é venuto a testimoniare la verità, infine è colui che ha compiuto perfettamente la volontà del Padre. Entriamo in questa linea che lui ci ha tracciato affinché si possa attuare quel piano della salvezza che Dio ha pianificato fin dall’eternità, l’incontro col Padre. Naturalmente questo non può avvenire se Dio non ci viene incontro! La Chiesa, fondata dal Sangue di Cristo, è l’ossigeno di cui abbiamo bisogno per poter respirare, é questo respiro universale che ci fa lavorare a pieni polmoni nel campo di Dio. Noi Chiesa, noi Battezzati siamo chiamati a cambiare il mondo!

Tutta l’attività della Chiesa è espressione di amore che cerca il bene integrale dell’uomo. Cerca la sua realizzazione mediante la Parola e i Sacramenti, impresa tante volte “eroica” che richiede la stessa vita, come ha richiesto quella del Maestro, nelle realizzazioni storiche, e cerca la sua promozione nei vari ambienti della vita e della attività umana. La seconda lettura di oggi ci fa capire quanto importante sia questa scelta: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati al suo cospetto nella carità predestinandoci ad essere suoi figli adottivi, perché noi fossimo a lode della sua Gloria, noi che per primi abbiamo sperato in Cristo”. (Ef. 1: 4-5. 12). Vediamo quindi che ne vale spesa se nella nostra vita di tutti i giorni siamo veri profeti, cosi come Dio ha valuto i suoi profeti e Gesú i suoi discepoli, essere cooperatori del suo piano divino, qualunque sia il campo al quale siamo chiamati, saremo partecipi anche della sua Gloria.
Il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria. (Ef. 1: 14).

Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12

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