Ed é questa impellente necessità di dare una risposta alla sua insoddisfazione che lo spinge a cercare in Gesù una orientazione che gli desse serenità e sicurezza. La domanda che pone a Gesù non é una domanda qualsiasi: "Maestro buono, che devo fare per avere la vita eterna?". Si tratta di una domanda vitale che dimostra l’anello più profondo di ogni essere umano.
Gesù inizia a rispondergli facendo un'altra domanda a cui non aspetta una risposta, ma fa un' affermazione molto importante: "Perché mi chiami buono? Solo Dio é buono". Vuol fargli capire che non c'é cosa più importante per una persona che Dio stesso e tutto quello che viene da Lui. Solo quindi chi si apre a Dio e lo accoglie nel suo cuore, trova il cammino della vita.
Poi gli ricorda i comandamenti, la seconda parte, quelli che si riferiscono agli altri, affinché capisse che Dio non é solo un essere astratto, ma che si manifesta nell’altro, e rispettando e aiutando l’altro, si sta percorrendo il cammino che Dio stesso ha tracciato.
All'affermazione del giovane di aver praticato i comandamenti fin dalla sua tenera età, Gesù riconosce la sua sincerità e - dice il testo - "fissatolo lo amò". Egli desidera la cosa migliore per la sua vita: entrare in piena sintonia con Dio, che ha una predilezione speciale per gli ultimi, i poveri, coloro che non contano per questo mondo.
2) "VÀ, VENDI QUELLO CHE HAI E DALLO AI POVERI" (Mc. 10, 21). E' il culmine della proposta di Gesù per coloro che lo vogliono seguire più da vicino. Non é sufficiente osservare i comandamenti che sono il cammino normale per tutti, ci vuole qualcosa di più: un distacco effettivo e affettivo dai beni materiali, dalle ricchezze.
Di fronte a questa proposta di Gesù, il giovane non ci sta e se ne va triste e più confuso di prima. Quel che apparentemente sembrava buono, generoso, disponibile, in realtà si scopre egoista e inverosimilmente attaccato ai suoi averi. Gli è mancato il coraggio di fare un passo, certamente più esigente, ma che avrebbe fatto di lui una persona libera e felice. In fondo era quello che stava cercando. Invece quel suo "no" lo ha reso ancora più vuoto e insoddisfatto della vita. Per questo anche il commento di Gesù é energico ed ha un sapore di grande tristezza: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio".
Non é la prima volta che Gesù mette in guardia i suoi discepoli dall’attaccamento del cuore al denaro e alle ricchezze, non perché siano cattivi per se stessi, ma perché possono diventare un vero ostacolo per aprire il nostro cuore e la nostra mente a Dio e che poco a poco sarebbe sostituito da tutti quegli idoli che con il denaro e le ricchezze si costruiscono.
E' quanto sta accadendo alla nostra società occidentale che, nella misura in cui é riuscita a progredire e migliorare le condizioni della sua vita, poco a poco ha accantonato Dio e lo ha rimpiazzato con gli idoli del sesso, della droga, dell’alcool, de la moda, della bellezza e del piacere sfrenato. E tutto questo ha anche creato una grande insoddisfazione e un gran vuoto nel cuore di tanta gente, soprattutto dei giovani, che non riescono a colmare né con gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica né con le leggi permissive che si stanno moltiplicando. Non per nulla in quei paesi dove c’é più permissivismo, ci sono anche più suicidi.
3) "IMPLORAI E VENNE A ME LO SPIRITO DELLA SAGGEZZA" (Sap. 7, 7). A questo punto mi pare interessante la prima lettura di questa domenica presa dal Libro della Sapienza, che c’invita alla ricerca della vera saggezza e chiederla costantemente a Dio. Ci fa ricordare quando Salomone chiede a Dio il dono della saggezza per governare il suo popolo con docilità di cuore, con la capacità di fare giustizia e sapendo distinguere l bene dal male (cf. 1Re. 3,6ss.). Questa richiesta fu ben accetta a Dio che gli donò una gran capacità di governare saggiamente, tanto che é diventata proverbiale, e in più lo ha colmato di tutti gli altri beni.
In mezzo a tutte le offerte che ci vengono fatte oggi, anche noi dobbiamo chiedere la saggezza e preferirla al di sopra di ogni altra cosa. La saggezza divina infatti consiste nel saper governare la propria vita per viverla in pienezza rispondendo alle manifestazioni del grande onore di Dio per noi.
Non é certo il potere con tutte le sue espressioni o il possedere che fanno una persona importante, ma la sua capacità di relazione con Dio e con gli altri e la sua capacità di utilizzare i beni materiali per il progresso integrale proprio e della comunità a alla quale appartiene.
Una società in cui Dio già non occupa più un posto preponderante e dove tutto quello che é materiale attrae l’attenzione di tutti, dove la preoccupazione principale é il guadagno, dove gli unici discorsi che si sentono girano solo attorno ai soldi, dove é poca l’attenzione all’altro, certamente non potrà avere un futuro brillante, perché viene a mancare un ideale e un movente che aiuti a capire che la vita é bella quando é donata con generosità.
Letture:
• Sap. 7, 7-11
• Ebr. 4, 12-13
• Mc. 10, 17-30