V Domenica Quaresima - C

Published in Domenica Missionaria
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Dio vuole la VITA,
non la morte!

Il punto centrale della liturgia di questa domenica è l’acclamazione al Vangelo: “Io non voglio la morte del Peccatore, ma che si converta e viva”.


La Buona Notizia

Il racconto del vangelo odierno pone Gesù di fronte ad una scelta difficile.

Lui si trova nel Tempio di Gerusalemme, alla presenza di molte persone, e insegna da seduto, in posizione d’autorità.

Gli viene tesa una trappola. I “religiosi” del tempo (scribi e Farisei) gli pongono di fronte una donna, colta in adulterio. La pena per l’adulterio era severissima, ottenuta con la lapidazione o con il fuoco. (Questo per salvaguardare la famiglia, nucleo importantissimo della società.) Chiedono a Gesù di pronunciarsi su questo “caso”. Si tratta una trappola. Se Gesù si pronunciava contro l’esecuzione di questa donna adultera, l’avrebbero accusato d’essere contrario alla legge di Mosè e incurante della santità della famiglia. Se Gesù accettava come valida l’esecuzione dell’adultera, dove sarebbe finito il suo discorso sull’amore e sulla misericordia divina? Qualunque risposta Gesù avesse dato, lo avrebbe screditato di fronte al popolo.

Notiamo che gli scribi e i farisei, nel presentare questo caso, lasciano da parte dei dettagli importanti. Anzitutto era necessaria la testimonianza chiara di almeno 2 persone che avessero una conoscenza precisa del fatto che comportava una sentenza capitale. Non potevano essere degli accusatori che “avevano solo sentito dire” che questa donna aveva commesso adulterio. Questo era importantissimo, nella Legge, per salvaguardare da ingiuste sentenze. Quante persone accusavano con conoscenza diretta questa donna? Il testo non ce lo dice. Inoltre la legge Mosaica si pronunciava con chiarezza ugualmente nei confronti dell’uomo e della donna adultera. Se era vero che la donna era stata colta in flagrante adulterio, dov’era l’uomo che doveva essere condannato con lei? Gli accusatori non danno a Gesù il mezzo per giudicare in maniera equa un caso così importante e grave.

Gesù, nella sua sapienza, non cade nella trappola. Lui rifiuta di scendere sullo stesso terreno giuridico degli avversari. Per dimostrare questo, lui fa un gesto di rifiuto come si usava a quei tempi: scrive sul terreno.

Sollecitato nuovamente a pronunciarsi, Gesù lancia un appello alla coscienza degli accusatori: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». In altre parole, Gesù smaschera l’ipocrisia degli avversari di usare il dramma di una persona come “caso”, per intrappolare un maestro, e li sfida ad entrare in un territorio più esistenziale e personale, in altre parole a guardare profondamente in se stessi, prima di condannare altri.

Poi Gesù riprende a scrivere e non osserva più i suoi avversari, non li umilia. Li lascia al giudizio della propria coscienza. Il vangelo afferma con ironia che, a cominciare proprio dai più anziani (non sono forse essi i peccatori più grandi, anche se occupano una posizione d’onore tra il popolo?) tutti gli accusatori se ne vanno, senza lapidare l’adultera.

Gesù allora si rivolge alla donna direttamente, ridandole la dignità di persona. Infatti, questa è la prima volta in tutto l’episodio che qualcuno parla “CON” la donna adultera e non “SU” di lei. Gesù le dice: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più».

Gesù non le offre un’assoluzione facile. Gesù offre alla donna una vita nuova, come la offre anche agli scribi e ai Farisei, cioè ai “religiosi” di quel tempo. La risposta sta ad ognuno di loro e ad ogni lettore del Vangelo. Infatti siamo CALDAMENTE INVITATI ad applicare a noi stessi il Vangelo, affinché diventi “BUONA NOTIZIA” per noi. Altrimenti perdiamo tempo interessandoci del Vangelo, come se si trattasse semplicemente di una curiosità storica, che “lascerebbe il tempo che trova”.

Speranza

Oggi Dio insiste sulla speranza.

Nella prima lettura vediamo che in una situazione d’Esilio, senza speranza, un profeta anonimo in Babilonia dice alla sua gente di non perdersi d’animo affatto, perché il futuro sarà ancora meglio del passato. Se nel passato c’era stato l’Esodo, vale a dire gli Israeliti avevano ottenuto la libertà uscendo dal paese più potente del mondo, nel prossimo futuro ci sarà un nuovo ESODO, questa volta da Babilonia, molto più glorioso del primo. «Non ricordate più le cose passate, non considerate pi le cose antiche. Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete? Sì, io aprirò una strada nel deserto, farò scorrere dei fiumi nella steppa.”

Anche lo stupendo salmo responsoriale, riflettendo su questo nuovo Esodo, dopo l’evento, ringrazia il Signore per le meraviglie che ha compiuto. “Il SIGNORE ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia!”

La nostra vita

Il Signore ci chiede di promuovere la vita.

Spesso le nostre decisioni sono chiare; non comportano scelte problematiche.

Nel nostro servizio missionario però talvolta abbiamo difficoltà di scelta. Il Vangelo d’oggi ci dice che non esistono soluzioni automatiche, che possono essere applicate a tutti, senza tener conto delle circostanze concrete, come se tutto fosse facile. “Applica quella legge e tutto si metterà a posto!” O “Recita quella preghiera, e sei a posto!” No! Il Signore c’invita a promuovere la vita, applicando tutto il nostro essere, la nostra sensibilità, coscienza, immaginazione, alla soluzione dei problemi nostri e altrui.

Nello stesso tempo il Signore ci ricorda le molte volte in passato, in cui abbiamo sperimentato concretamente il suo aiuto. Questa esperienza ci stimola a guardare al futuro con fiducia, e ad impegnarci di costruire un futuro migliore, assieme con il Signore.

Questo è un programma di vita magnifico per un Cristiano e per un missionario.


Is 43,16-21;
Sal 125;
Fil 3,8-14;
Gv 8,1-11
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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