XIII Domenica T.O. - C

Published in Domenica Missionaria
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Cristo ci ha liberati
perché restassimo liberi

Carissimi fratelli e sorelle e amici che visitate il nostro sito,

con gioia condividiamo con voi il cammino che la Parola di Dio compie nei nostri cuori, quando la accogliamo nella liturgia domenicale insieme alle nostre comunita’ di fede sparse in tutto il mondo. Iniziamo questa volta con alcune riflessioni che hanno guidato i nostri esercizi spirituali appena conclusi vicino a Ulaanbaatar, guidati dal p. Silvano Fausti sj. Che la luce del volto di Cristo si irradii su tutti noi, mentre lo serviamo con Maria sulle strade del mondo.

Missionari e Missionarie della Consolata in Mongolia


La prima parte del vangelo di Luca si e’ appena conclusa con l’episodio della trasfigurazione di Gesu’. La guarigione dell’uomo avviene attraverso l’ascolto della parola e la luce del volto di Cristo. Il battesimo di Gesu’, le tentazioni e la sua missione devono ora compiersi nel battesimo dei discepoli, nelle loro tentazioni e nella missione che sono chiamati a vivere.

Ed ecco che Gesu’, consapevole del compiersi della sua missione (che Luca chiama “assunzione”, “esodo”) “indurisce il volto verso Gerusalemme” – lo sguardo e’ ormai fisso sulla croce – e manda messaggeri “davanti al suo volto”. Siamo noi, chiamati a camminare nella stessa direzione del Signore, davanti al suo volto. Il discepolo- apostolo e’ uno che ha incontrato il volto trasfigrato di Gesu’ e ne diventa irradiazione. Sono io cosi’?

La missione dei discepoli comincia dalla Samaria, cioe’ dagli ultimi, quelli che erano considerati bestemmiatori, impuri e scismatici. Bell’inizio!, diremmo noi; eppure questa e’ la scelta del Figlio di Dio venuto in mezzo a noi, che siamo appunto lontani e con una falsa immagine di Dio in noi. La scelta degli ultimi qualifica la nostra missione.

La missione pero’ incontra ostilita’, rifiuto; ed eccoci pronti a rimuovere del tutto il fallimento, in modo che non si presenti piu’, bruciandolo appunto; e’ questa l’intenzione dei “figli del tuono” Giacomo e Giovanni. “Se siamo con Dio, queste cose non ci devono succedere”, pensiamo noi, e cosi’ diamo ascolto al serpente che continua a farci credere in un Dio dominatore, schiaccia-sassi e padrone. E’ il nostro modo di ragionare che deve ancora lasciarsi immergere nel volto di Cristo. Paolo era un rullo compressore pronto ad abbattere ogni forma di devianza, soprattutto quella cristiana; ma dopo l’incontro sulla via di Damasco e le squame che gli cadono dagli occhi la sua missione sara’ un passare da un rifiuto a una persecuzione e li’ sara’ pienamente identificato con il suo Signore e potra’ dire: “quando sono debole, e’ allora che sono forte”.

Gesu’ si deve voltare, dice il v. 55, e rimprovera i suoi. Come quando chiama Simone “Satana”, uno che e’ d’inciampo e che deve ritrovare il suo posto dietro il Maestro, e non davanti, dettandogli la missione: “Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Mt 16, 23). L’atteggiamento dei discepoli distoglie lo sguardo da Gerusalemme. Mettiamoci davanti al volto indurito di Gesu’ e chiediamoci di che spirito siamo.

Seguono le tentazioni del discepolo. Gesu’ le ha gia’ vissute fino in fondo e la nostra unione con Lui e’ il principio della nostra speranza.

Tane e nidi sono immagini materne di protezione, sicurezza, piacere. E’ il principio dell’”uomo vecchio”, direbbe Paolo, il nostro essere attaccati alle cose e a quell’istintiva propensione a salvarci, procurarci da soli la felicita’, ritagliarci nicchie di soddisfazione perche’ “non si sa mai, la vita e’ cosi’ dura, meglio tenermi qualcosa per me”. Per Gesu’ era stata la tentazione del pane. Finche’ non sono liberato da questa schiavitu’ non posso entrare nelle beatitudini, nella vita eucaristica. Davide provava gusto nel vestire la splendida armatura di Saul, ma se ne dovette liberare, era troppo grossa per lui, lo rendeva impacciato. E con la semplice sua tunica e un sassolino sconfisse il gigante Golia...

Nell’uomo che chiede di poter seppellire il padre prima di seguire l’invito di Gesu’ possiamo vedere il mondo delle nostre relazioni, spesso intrecciate con i nostri desideri possessivi nei confronti degli altri. Se ci leghiamo a Dio (= la vita religiosa) acquistiamo la liberta’ di non legare piu’ gli altri a noi stessi.

Il senso del terzo quadro richiama probabilmente l’urgenza del tempo nuovo inaugurato da Gesu’. Eliseo per seguire Elia aveva bruciato l’aratro (1Re 19,20ss – cfr. 1° lettura). L’incontro con il Signore vivente imprime alla nostra vita un orientamento in avanti, che non e’ sinonimo di fretta, bensi’ di sguardo decisamente rivolto a Colui che ci precede e ci chiede di seguirlo. Il nostro volgerci a Lui con slancio riflette il volto “indurito” di Gesu’ verso Gerusalemme, con cui questa pagina del vangelo si era aperta. Per andare diritto nel tracciare il solco bisogna guardare in avanti, avere un punto di riferimento sull’orizzonte; al contrario, se ci si volta a guardare l’aratro che entra nella terra ci sono molte probabilita’ che il solco vada storto. A volte sembra che siamo esageratamente ricurvi su noi stessi: la mia storia, il mio passato... ma la mia storia non e’ la mia tomba! Il Signore ci chiama a una liberta’ che solo Lui puo’ darci e che ci abilita a vivere in pienezza, consapevoli dei nostri condizonamenti, ma anche capaci di uscire dal nostro io cosi’ intricato per camminare con agilita’ sui sentieri della vita.

L’esperienza della liberta’ acquistataci da Cristo e’ il tema della 2° lettura: “Cristo ci ha liberati perche’ restassimo liberi” (Gal 5,1). Chi di noi non sperimenta di “non fare quello che vorrebbe” (5,17)? La nostra vita si svolge appunto in questo usare la liberta’ dei figli per assimilare sempre di piu’ lo Spirito, che e’ gia’ in noi, come e’ in noi anche la propensione a ritornare schiavi di una falsa immagine di Dio. Seguire Gesu’ nel concreto delle nostre giornate, rimanendo a lungo dinnanzi al Suo volto, aprendogli le nostre ferite perche’ ci versi sopra olio e vino, in compagnia di Sua e nostra Madre, la Consolata, e’ la strada che il Beato Allamano ci indica ancora oggi per lasciarci liberare nel profondo e diventare fratelli e sorelle di tutti gli oppressi e incatenati della vita.

Il vangelo di Luca proseguira’ nel capitolo 10 con la missione dei settantadue discepoli, che leggeremo domenica prossima. Il v. 1 comincera’ dicendo: “Dopo queste cose...”: la nostra missione inizia solo dopo che abbiamo compreso di essere mandati davanti al volto di Gesu’ (Lc 9,52) da contemplare ogni giorno e abbiamo superato con Lui le tentazioni di possesso, manipolazione dell’altro e ripiegamento su noi stessi.
Buona missione a tutti!



1 Re 19, 16.19-21;
Sal 15;
Gal 5,1.13-18;
Lc 9,51-62


Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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