Epifania del Signore - A

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Epifania del Signore

Is 60, 1-6 ;
Ef 3,2-3a.5-6 ;
Mt 2,1-12.

L’Epifania e’ la nostra festa, di noi che non apparteniamo al popolo ebraico, il popolo della promessa, ma che veniamo dalle nazioni (goim). Nei tre saggi (Magi) le nazioni incontrano il Salvatore. Questa dimensione universalistica della festa e’ sottolineata dal titolo stesso «epifania =manifestazione, rivelazione». Le tre letture mettono in risalto questa dimensione : Is 60 : la luce che il Signore ha messo su Gerusalemme illumina ora tutti i popoli ; Ef 3 presenta la vocazione specifica di Paolo come rivelatore del «mistero» prima sconosciuto, che i Gentili (le nazioni) sono chiamati alla stessa sorte del popolo della promessa ; Mt 2,1-12 la venuta dei pagani (Magi) a venerare il Re dei Giudei, l’omaggio delle nazioni al Messia.

Is 60,1-6
E' un testo dell’ultima parte del libro di
Isaia (55-66) : sono parole di incoraggiamento rivolte agli esiliati e parlano del ritorno dall’esilio descrivendo la gloria della nuova Gerusalemme. In mezzo alle tenebre che avvolgono tutta la terra, Gerusalemme risplende di luce che non e’ sua propria ma proviene dal Signore « cammineranno i popoli alla tua luce ». Sara’ a Gerusalemme che i Magi andranno a chiedere luce per sapere dove’ nato il re dei Giudei, ma questa profezia si realizzera’ in maniera impensata con la venuta di Gesu’ « luce delle nazioni». «Alza gli occhi e guarda…i tuoi figli vengono da lontano » con accenti di gioia viene descritto il ritorno degli esuli nella citta’ ricostruita e luminosa (vv 4-5). « Uno stuolo di cammelli ti invadera’… verranno da Saba portando oro e incenso » (v. 6) queste parole sembrano ritrovare risonanza nella venuta dei Magi ed hanno alimentato la creativita’ di innumerevoli artisti nel rappresentare la scena dei « re Magi » che vediamo ora nei nostri presepi. Il testo biblico e’ piu’ riservato, ma indubbiamente il valore simbolico e’ reale e potente : le ricchezze dei popoli sono portate al Re. Il significato di universalita’ di questa festa e’ messo ben i risalto dal ritornello del Salmo responsoriale «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra».

Ef 3,2-3a.5-6
La seconda lettura e’ tolta da Ef
3,1-13 in cui Paolo riflette sulla sua missione verso i pagani (sarebbe bene leggere tutta questa pericope per comprenderne il ricco messaggio). « Questo mistero non e’ stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente e’ stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito » emerge qui, per Paolo e per ogni cristiano, la coscienza della novita’ che caratterizza ormai la storia (la « pienezza dei tempi » di cui Paolo parla in Gal 4,4) e l’urgenza missionaria di far conoscere questa rivelazione. Qual’e’ questa rivelazione ? « che i Gentili sono chiamati in Cristo Gesu’ a partecipare alla stessa eredita’, a formare lo stesso corpo”: e’ il crollo delle barriere, la composizione di un solo popolo, il divenire un solo corpo, « voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo…cosi’ dunque voi non siete piu’ stranieri ne’ ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio » (2,13.19). Per quanto lungo sia il cammino perche’ questo piano di Dio divenga realta’ nel mondo, esso e’ gia’ stato rivelato ed e’ compito dell’Apostolo e della Chiesa il viverlo e il proclamarlo. « La Chiesa è come una famiglia umana, ma è anche allo stesso tempo la grande famiglia di Dio, mediante la quale Egli forma uno spazio di comunione e di unità attraverso tutti i continenti, le culture e le nazioni. Perciò siamo lieti di appartenere a questa grande famiglia che vediamo qui; siamo lieti di avere fratelli e amici in tutto il mondo. Lo sperimentiamo proprio qui a Colonia quanto sia bello appartenere ad una famiglia vasta come il mondo, che comprende il cielo e la terra, il passato, il presente e il futuro e tutte le parti della terra. In questa grande comitiva di pellegrini camminiamo insieme con Cristo, camminiamo con la stella che illumina la storia.» (Benedetto XVI a Colonia).

Mt 2,1-12
Sopo aver presentato nel c 1 la persona di
Gesu’, figlio di Davide e figlio di Dio, Mt caratterizza nel c 2 la sua missione di salvezza offerta ai pagani, attirando i sapienti alla sua luce. (Bibbia Gerusalemme). L’episodio dei Magi prefigura anche il futuro rifiuto di Gesu’ da parte dei Giudei e l’accoglienza da parte dei pagani. All’interno di questo significato globale del racconto dei Magi, si possono esplicitare varie dinamiche : La natura coi suoi elementi come vie per conoscere il Signore e come ci siano persone che sanno vedere dei segni negli elementi naturali. Oltre alla rivelazione nella natura il Signore si e’ rivelato attraverso un popolo e nelle sua sacre scritture. In questo caso i Magi vanno a chiedere informazioni alle persone competenti, il re Erode e gli scribi e questi rispondono bene sapendo scrutare le scritture, ma non si danno pensiero di andare al di la’ della ricerca libresca. (si puo’ notare anche il turbamento di Gerusalemme all’arrivo dei Magi Mt 2,3 e all’ingresso di Gesu’ la domenica della palme Mt 21,10). Si puo’ ancora notare il contrasto tra la ricerca scrupolosa dei lontani e l’indifferenza dei vicini verso « il Re dei Giudei » (cf. Mt 12,42). «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre» (2,11) e’ questo il termine della loro ricerca e del loro lungo viaggio: «il bambino e sua madre» e questa visione li spinge ad adorare «e prostratisi l’adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.» Lasciato il re Erode, i Magi «si prostrano» davanti al vero re dei Giudei. Il termine «prostrarsi, adorare » ricorre tre volte (2,2.8.11) in questo brano per affermare la divinita’ di questo re-bambino, Messia-Signore. L’adorazione si esprime poi anche in doni generosi e simbolici. Si puo’ ancora rilevare l’aspetto di universalita’ di questa festa « i Re Magi testimoniano che il cristianesimo è patrimonio di tutti i popoli, degli europei di Gasparre così come degli africani di Baldassarre e degli asiatici di Melchiorre » (C. Langone).

Conclusione
Voglio concludere con alcune acute
osservazioni di Papa Benedetto nel discorso alla giornata mondiale della gioventu’ di Colonia, il cui tema era proprio il cammino dei Magi. «Nel nostro pellegrinaggio con i misteriosi Magi dell'Oriente siamo giunti a quel momento che san Matteo nel suo Vangelo ci descrive così: "Entrati nella casa (sulla quale la stella si era fermata), videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt 2, 11). Il cammino esteriore di quegli uomini era finito. Erano giunti alla meta. Ma a questo punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia tutta la loro vita. Poiché sicuramente avevano immaginato questo Re neonato in modo diverso. Il nuovo Re, davanti al quale si erano prostrati in adorazione, si differenziava molto dalla loro attesa. Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo. Qui cominciò il loro cammino interiore. Cominciò nello stesso momento in cui si prostrarono davanti a questo bambino e lo riconobbero come il Re promesso.  Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull'uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è diverso dal potere dei potenti del mondo. Il modo di agire di Dio è diverso da come noi lo immaginiamo e da come vorremmo imporlo anche a Lui. Erano venuti per mettersi a servizio di questo Re, per modellare la loro regalità sulla sua. Era questo il significato del loro gesto di ossequio, della loro adorazione. Di essa facevano parte anche i regali - oro, incenso e mirra - doni che si offrivano a un Re ritenuto divino. L'adorazione ha un contenuto e comporta anche un dono. Volendo con il gesto dell'adorazione riconoscere questo bambino come il loro Re al cui servizio intendevano mettere il proprio potere e le proprie possibilità, gli uomini provenienti dall'Oriente seguivano senz'altro la traccia giusta. Servendo e seguendo Lui, volevano insieme con Lui servire la causa della giustizia e del bene nel mondo. E in questo avevano ragione. Ora però imparano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di comandi e dall'alto di un trono. Ora imparano che devono donare se stessi - un dono minore di questo non basta per questo Re. Ora imparano che la loro vita deve conformarsi a questo modo divino di esercitare il potere, a questo modo d'essere di Dio stesso. Devono diventare uomini della verità, del diritto, della bontà, del perdono, della misericordia. Non domanderanno più: Questo a che cosa mi serve? Dovranno invece domandare: Con che cosa servo io la presenza di Dio nel mondo? Devono imparare a perdere se stessi e proprio così a trovare se stessi. Andando via da Gerusalemme, devono rimanere sulle orme del vero Re, al seguito di Gesù. » (veglia con i giovani, discorso di Benedetto XVI, Colonia, Sabato 20 agosto 2005).

Celebrare l’Epifania significa allargare gli orizzonti, cambiare, impegnarsi.
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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