XXVII Domenica TO

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Il commento di questa XXVII Domenica è stato scritto da Riccardo e Chiara Colombo, laici della comunità di Bevera, attualmente in servizio con i missionari della Consolata nella comunità “Milaico” di Nervosa della Battaglia (Treviso), con i loro figli Paola, Silvia e Marco.



Is 5,1-7;
Sal 79;
Fil 4,6-9;
Mt 21,33- 43


LA VIGNA CALPESTATA

Continua anche oggi la lunga metafora della VIGNA/Regno di Dio, denominatore comune delle letture che la liturgia ci propone, da Isaia al vangelo di Matteo, passando per il salmo; solo Paolo non la cita, le sue parole rivolte ai Filippesi infatti possono essere interpretate come un’esortazione di carattere missionario, a cappello della conclusione del brano di Matteo.

E’ interessante vedere come l’immagine della Vigna si evolve dalla prima lettura attraverso il salmo fino al Vangelo.

Partendo da Isaia, le scritture mettono in evidenza prima la “passione” con cui Dio prepara la sua vigna e la cura (“Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino.”) - passione/amore che fa capire quanto Dio aveva investito nel suo popolo – e poi la delusione, forte e cocente, nel constatare che i risultati non solo sono stati deludenti, ma addirittura disastrosi (“ha fatto uva selvatica”). Traspare nel versetto 4 tutta la “disperazione” di Dio (“cosa devo fare ancora…?”), che suona così umana da ricordarci quella di tanti genitori che soffrono inascoltati e impotenti per i propri figli…

La delusione di Dio sfocia poi nella reazione severa e risoluta, senza mezzi termini: “toglierò la sua siepe, demolirò il suo muro, verrà calpestata. La renderò un deserto, vi cresceranno rovi e pruni”, ovvero la giusta ricompensa per essere stato tradito: “Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.” Ancora una volta Israele non è stato fedele al suo Dio!

RIALZACI SIGNORE

La parabola che Gesù racconta in Matteo rispecchia nella prima parte l’immagine proposta da Isaia, ma riserva un finale differente. E’ interessante a questo proposito vedere il salmo 79 come un elemento di passaggio tra la prima lettura e il vangelo, ovvero come la richiesta di perdono, e manifestazione di pentimento, che il popolo di Israele inoltra a Dio dopo aver “digerito” la punizione ed essersi reso conto delle proprie colpe.

Il salmo suona infatti come un canto di supplica e pentimento: prima racconta lo sdegno di Dio (v.5), poi rievoca le bellezze originali della vigna e il rammarico per averle perdute (v.14), infine esce struggente la richiesta di tornare a visitare la vigna (“Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna”) seguita dal proposito di rinnovata fedeltà (“Da te più non ci allontaneremo”), che tanto ricorda la dinamica di un figlio che torna dal padre a chiedere scusa …

Bellissima è la supplica piena di speranza che attraversa tutto il salmo (3 volte): “Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.”, che esprime ancora una volta la volontà del popolo di Israele di rimettersi sulla via del Signore.

LA TENTAZIONE

Venendo al brano di Matteo, anche qui, come in Isaia, è Dio che pianta la Vigna-Regno di Dio, la cura, la cresce e poi l’affida agli uomini, purtroppo con lo stesso risultato: il tradimento!

Ora Dio però fa un passo ulteriore: manda addirittura suo Figlio, come a rispondere alla domanda lasciata prima in sospeso (“cosa devo fare ancora…?”), ma anche questa volta il risultato non cambia: quanto è duro il cuore dell’uomo!

E’ importante notare però nel versetto 38, che questa volta viene data spiegazione del perché i vigniaiuoli uccidono il figlio: “costui è l’erede, avremo noi l’eredità! ”.

Eccolo lì, il peccato originale, scolpito in poche righe con una semplice immagine: non solo fare a meno di Dio, ma prendere il suo posto!!!!

Crediamo che queste parole debbano farci riflettere perché non possono passarci sopra senza che un po’ non ci vengano i brividi: ci invitano con urgenza a fare una continua revisione della nostra vita, un costante esame di coscienza del nostro stile di vita…

Proviamo a chiederci in quali ambiti della nostra vita siamo anche noi colpiti, forse inconsciamente, da questa terribile tentazione: fare a meno di Dio, prendere il suo posto…

Forse non ci si rende conto che l’autorealizzazione di sé, il bastare a se stessi (“mi sono fatto da solo…”), il voler essere assolutamente e a tutti i costi i fautori – unici e totali – della propria vita ci sta spingendo a relegare Dio in un angolino (che magari rispolveriamo anche tutte le settimane, la domenica, ma per rimetterlo subito via pulito, come un soprammobile?). Basta accendere la televisione o vedere la società in cui viviamo, dove “gli altri” sono sempre più visti come “competitori” e avversari, in qualunque ambito, dallo sport (e va beh fin lì…) al lavoro, al tempo libero, al mondo degli affetti… senza accorgerci siamo portati a vedere l’altro, lo sconosciuto, come un nemico, una possibile e teorica minaccia alla mia persona e al mio ego; se poi l’altro è straniero, apriti cielo…

Dove sono i valori della fiducia, della fraternità e della solidarietà, quella concreta e tangibile nelle relazioni umane? Sono scomparsi? O forse in parte sono stati monetizzati anche quelli: chi infatti, sentendo la parola “solidarietà”, non pensa subito a qualche euro donato in qualche progetto magari dall’altra parte del mondo?

La cosa più importante è l’autoaffermazione di sé, un egocentrismo spinto all’eccesso in un delirio di onnipotenza; il male di oggi forse non è più dire “non credo” ma “non ho bisogno di credere”, io basto a me stesso.

Come cristiani è il caso di fermarci un attimo, prenderci per mano e gridare: Signore, abbiamo bisogno di Te, aiutaci a sentire bisogno di te per rimetterci coi piedi per terra e capire che la Vigna che cerchiamo con affanno di autocostruirci, Tu già ce l’hai donata col tuo Figlio prediletto Gesù il Cristo!!

DIO HA BISOGNO DI NOI

Tornando al vangelo di oggi, il finale è molto diverso da quello della prima lettura: Dio non distrugge più la Vigna ma, con uguale severità, “sarà tolta” per darla a un popolo nuovo che la farà fruttificare…

Ci sentiamo parte di questo popolo? Sentiamo la “responsabilità” di questo compito: siamo disposti a metterci in gioco o la paura ci blocca?

Forse è il caso di sottolineare la conclusione del brano di Matteo, perché non passi inosservata. Dio afferma che saranno degli uomini a far fruttificare la sua Vigna! Cioè non sarà Lui solo, anzi! Da una parte questa affermazione può spaventarci, ci mostra un Dio forse “debole” ai nostri occhi, ma dall’altra ci fa capire che abbiamo a disposizione tutto quello che ci serve, e cioè Gesù Risorto e il suo Amore che tutto vince.

La conclusione spetta dunque non a caso a San Paolo, primo missionario, che trasmette con poche parole a suoi fratelli Filippesi una carica e un entusiasmo che dovrebbero essere elementi distintivi del cristiano di oggi, ovvero di noi. L’aver scoperto / incontrato Gesù dovrebbe trasformare la nostra vita a tal punto da non poterci più tirare indietro dal lavorare perché la Vigna porti frutto!
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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