II domenica Avvento - B

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Ecco, io mando il mio messaggero

Is 40,1-5. 9-11;

2 Pt 3,8-14;
Mc 1,1-8


Dei quattro Vangeli, quello di san Marco è il più antico. San Marco essendo stato discepolo di san Pietro, ne raccolse dalla viva voce la testimonianza e, mentre era con lui a Roma tra il 60 e il 70 d.C., scrisse il suo Vangelo che è il più antico dei quattro. L’anno 67 è ritenuto l’anno del martirio dei santi Pietro e Paolo – nel 1967 Paolo VI per la ricorrenza del diciannovesimo centenario ha indetto l’anno della Fede.

Oggi si è letto l’inizio semplice e solenne del suo Vangelo: “inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” – è una esplosione di gioia indicibile, dice il biblista – Marco ha posto all’inizio del suo Vangelo un atto di fede, così noi, venuti venti secoli dopo, grazie al Vangelo scritto da Marco siamo messi in contatto con la fede in Gesù Cristo della primissima generazione cristiana. Poi san Marco racconta la vita di Gesù, che è il Vangelo di Dio all’umanità – Vangelo significa “buona notizia”, la storia di Gesù è la buona notizia di Dio all’umanità.

Ai tempi di Gesù era viva l’attesa di un messia, di un salvatore mandato da Dio – Marco, nel primo versetto del suo Vangelo dice ai suoi lettori: eccolo il Messia, il Salvatore che tanto attendete.

“Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” Marco amava moltissimo (81 volte) il semplice Gesù, per indicare sia l’umanità di Cristo, sia la sua funzione salvifica (Gesù significa: Dio salva) ed anche il suo svelamento progressivo all’umanità (il cosiddetto segreto messianico) – e tutto l’itinerario del Vangelo si conclude ai piedi della croce quando il centurione romano proclamerà proprio questo titolo “veramente costui era il Figlio di Dio” (Mc 15,39).

All’inizio del suo Vangelo porta l’annuncio di Giovanni Battista. Citando il profeta Isaia “come è scritto nel profeta Isaia: ecco io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada” – Marco trova già nell’Antico Testamento l’indicazione chiara che Dio non ha intenzione, quando sarà il momento, di venire presso il suo popolo all’improvviso, Egli prima invierà un messaggero perché prepari la via del Signore. Questo messaggero è Giovanni Battista.

Da giovinetto fu condotto nel deserto dallo Spirito del Signore – là si cibava poveramente (si cibava di locuste e miele selvatico, cioè di quello che poteva trovare vivendo in una regione desertica; ma sono anche cibi puri, allo stato naturale; nella famosa comunità di asceti a Qumram c’era l’abitudine a preferire cibi incontaminati per prepararsi puri alla venuta del Signore) – portava un vestito di peli di cammello con una cintura di pelle intorno ai fianchi, così è dipinto come un profeta. Infatti il mantello di peli è vestito tipico del profeta (Zc 13,4) – in sintesi egli è il messaggero mandato da Dio a preparare la sua venuta; è un profeta, anzi è come Elia: colui che deve venire prima del Figlio dell’uomo (Mc 9,11).

Là nel deserto viveva nella preghiera, fino al giorno di uscire a predicare la venuta del Messia. Un giorno si diffuse la notizia di un uomo straordinario che viveva nel deserto, di nome Giovanni che significa “Dio è misericordioso” – predicava la conversione e amministrava il battesimo di penitenza. Molti andavano nel deserto di Giudea per ascoltare una predicazione che li scuoteva e li esortava ad un cambiamento di vita. Si dedicava ad una predicazione che cercava di creare nel popolo una attesa della venuta messianica, un pentimento per le colpe, una sincera accoglienza per colui che sarebbe stato incaricato di compiere la grande opera di salvezza.

Voleva soprattutto assicurare le condizioni di una vera conversione, di una reale trasformazione delle intime disposizioni di ognuno, perché il Messia possa trovare dei cuori pronti a ricevere il suo messaggio.

Concretamente Giovanni prepara la via del Signore “predicando un battesimo di conversione per il perdono
dei peccati” – Giovanni era nel deserto della Giudea, nei pressi del fiume Giordano, le folle numerose accorrevano a lui da tutte le regioni circostanti: si pentivano dei loro peccati e venivano quindi immersi dal Battista nell’acqua del Giordano per ottenere la purificazione dai peccati confessati. La parola “battesimo” deriva dal greco e significa “immergere”. Il farsi battezzare era una pratica diffusa allora, specialmente quando si aspettava un grande personaggio, farsi battezzare voleva dire rendersi pronti a riceverlo – lo specifico di Giovanni è che egli battezza per il perdono dei peccati. Il battesimo di Giovanni più che abluzione esteriore era segno di un cambiamento interiore che agevola l’accoglienza del Salvatore e del regno che viene ad annunziare; un ritorno ai pensieri ed alle vie di Dio; ed era un battesimo che portava alla conversione del cuore, annunziando nello stesso tempo il perdono dei peccati da parte di Dio.

Giovanni Paolo II nella: Tertio millennio adveniente “la gioia di ogni Giubileo è in particolar modo una gioia per la remissione delle colpe, la gioia della conversione”.

“Predicava” cioè andava insegnando – era da secoli che il popolo eletto non provava il brivido della presenza e della parola di un profeta come Giovanni. Predicava “dopo di me viene uno che è più forte di me” – è consapevole che dopo di lui verrà qualcuno di infinitamente più grande di lui, egli è tutto proteso verso questo personaggio misterioso, davanti al quale si sente indegno perfino di chinarsi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.

Il presente “viene” dice tutta l’imminenza della venuta – “più forte di me” Marco parla di satana che viene vinto da uno più forte (Mc 3,27), dovrebbe significare che Gesù viene per combattere satana: la sua opera di salvezza consisterà appunto nel “distruggere le opere del diavolo” (1 Gv 3,8) – il Battista rappresenta appena l’avvisaglia di questa lotta spietata!

In che cosa consiste la superiorità di Gesù rispetto a Giovanni lo dice “io vi ho battezzati con acqua, ma Egli
vi battezzerà con lo Spirito Santo” – con Gesù non si tratterà più di un rito umano, l’acqua era solo un simbolo dell’operazione più profonda prodotta in loro dallo Spirito Santo.

È preannunciato il sacramento del battesimo e anche la sintesi di tutta l’opera di Gesù, cioè Egli è colui che battezzerà in Spirito Santo: quindi anche quando riceviamo i sacramenti, quando preghiamo, quando lavoriamo, Egli è colui che ci battezza nello Spirito Santo.
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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