III Domenica del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria
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Convertitevi e credete al Vangelo


Gio 3,1-5. 10;

1 Cor 7,29-31;
Mc 1,14- 20



Marco mira a scrivere un racconto vivace per guidare alla professione di fede in Gesù, Messia e Figlio di Dio. È stato detto che l’opera di Marco si può considerare il Vangelo dei catecumeni, proprio perché è una guida semplice e profonda allo stesso tempo, verso l’incontro personale con il Signore. Il Vangelo di oggi dice che dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si allontana dalla regione desertica del Giordano e si reca in Galilea. Quando il primo termina la sua missione il secondo, quello che lui aveva definito il “più forte” (Mc 1,7), la inizia ormai investito dalla forza dello Spirito che è disceso sopra di lui, e la inizia dalla Galilea.

La Galilea era circondata da terre occupate da pagani, anche il profeta Isaia aveva previsto “il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).

Gesù sceglie come sua residenza Cafarnao, una cittadina di frontiera sulla riva nord-occidentale del lago di Tiberiade, a una quarantina di chilometri dalla Nazareth della sua infanzia e giovinezza. Ecco che la Galilea indica l’apertura universale dell’opera di Gesù e anticipa quella che sarà la missione degli apostoli a tutte le genti.

Gesù incominciò a predicare col dire “il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”. “Il tempo è compiuto” perché è venuto Gesù – tutto il tempo dell’Antico Testamento fu una preparazione alla venuta di Gesù, un far salire Gesù al vertice della storia.

Ormai è arrivato un tempo con una ricchezza che ad esso si accompagna e che viene offerta a tutti, un tempo colmo, carico di salvezza. (Il recinto dell’amore di Dio è così vasto che nessun’anima vi scappa, è così esteso che nessun secolo vi è escluso).

All’inizio della sua vita pubblica Gesù entrò nella sinagoga di Nazareth, e dopo aver letto dal profeta Isaia “lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio...” disse “oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4,21).

“Il regno di Dio è vicino” – gli ebrei da quando entrarono nella terra promessa, la terra dei cananei, cominciarono a chiamare re il Dio di Israele, re che stà sul suo trono regale “così dice il Signore: il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi” (Is 66,1) – pensavano che il Regno di Dio fosse terreno, avente i propri confini, invece è un regno spirituale, dove Dio regna, dove è fatta la sua volontà.

Con Gesù è pienamente instaurato il Regno di Dio. Origene dice che Gesù è il Regno di Dio in mezzo a noi. Il Regno di Dio inizia con la nascita di Gesù. Possiamo allora notare come questo regno si manifesti in maniera sorprendente: non sembra affatto un re questo bambino che nasce in circostanze così disagiate. Ma il Regno di Dio inizia realmente così. La trasformazione della condizione umana, la trasformazione del mondo comincia con la nascita di Gesù, che ci fa cambiare completamente le nostre prospettive per introdurci nelle prospettive del Regno di Dio, che è un regno di giustizia, di pace e di amore (Albert Vanhoye).

Più tardi papa Giovanni dirà “il cristianesimo non è un complesso di fattori opprimenti, è pace, è letizia, è amore, è vita che sempre si rinnova come il segreto pulsare della natura all’inizio della primavera”. Il mondo pagano che nella persona dei Magi aveva offerto al Bambino di Betlemme le primizie della adorazione universale, comincia ad essere investito dalla “grande luce”.

Anche papa Pacelli, Pio XII “essendosi avvicinato agli uomini oppressi da tante colpe, poté far scaturire dalla sua natura umana unita alla sua persona divina, una sorgente d’acqua viva che irrigasse l’arida terra dell’umanità e la trasformasse in un giardino fiorente e fruttifero”.

“Convertitevi e credete al Vangelo”. Nel Regno di Dio si entra col convertirsi, si entra con la mente, la volontà, il cuore. “Convertitevi e credete al Vangelo”: cioè cambiate modo di pensare, credete a me.

Conversione è: decentralizzarsi dall’io per centralizzarsi in Dio: dobbiamo battezzare la nostra vita cioè mettere Dio nella nostra vita (se si chiede ad una mamma mentre fa un lavoro qualunque “cosa stai pensando in questo momento?” risponde “a mio figlio” – ecco l’amore la fa pensare a suo figlio – così deve essere per Dio).

Sant’Agostino quando si convertì a trent’anni (battezzato il 24 aprile 387) gli uscì queste frasi “troppo tardi ti ho amato o Bellezza antica e sempre nuova”, “ci hai fatto per Te e il nostro cuore è inquieto fino a che non riposa in Te”.

Gesù non dice: convertitevi perché siete dei miserabili ma convertitevi perché il Regno di Dio è vicino. Siccome questo regno di Dio nella sua verità più concreta ed esauriente è lo stesso Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso per noi e risorto, la conversione porta a diventare simile a Gesù.

Tutti gli eletti il Padre fino dall’eternità “li ha conosciuti nella sua prescienza e li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché Egli sia il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29).

Dobbiamo crescere nella misura della persona di Gesù: siano in voi gli stessi sentimenti che erano in Cristo Gesù, chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come Lui si è comportato (1 Gv 2,6). Se Lui Figlio di Dio per natura, ha agito così, noi fatti figli di Dio per grazia abbiamo il dovere di imitare e di riprodurre i suoi atti (Giovanni XXIII).

Contribuì alla conversione di sant’Agostino la frase: “non nelle crapule e nelle ebrezze... ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo...” (Rm 13,13).

La conversione è purificarsi sempre più dal veleno del serpente per sempre più compiere la volontà di Dio. Sant’Agostino a questo riguardo dice: “dalla caligine delle passioni terrene alla serenità e alla tranquillità della Tua luce divina; perciò volgiti o Signore, aiutaci affinché si compia in noi quella conversione che ti trova pronto e nell’atto di offrirti in godimento a coloro che ti amano”.

La conversione è un salto in avanti nel formulare l’atto di fede – già Pascal e Kierkegaard dicono che l’uomo è stato creato libero perché potesse fare l’atto di fede. Noi abbiamo già fatto questo salto nella conversione – nel Regno di Dio con il battesimo, ma la vita cristiana richiede sempre successive e progressive conversioni.

I primi discepoli si convertono e credono al Vangelo. Questo maestro va Lui a cercarsi e a scegliersi i discepoli, senza aspettare che loro vadano da Lui (Gv 15,16). Egli è la presenza stessa del Regno di Dio e la sua persona è luminosa. “Vi farò diventare pescatori di uomini” con abilità Gesù ha creato questa immagine, per sottolineare il cambiamento radicale della loro esistenza. Gesù ha chiamato Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni per fondare la sua Chiesa perché gli uomini potessero convertirsi e salvarsi.

 

Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12

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