III Domenica di Pasqua

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Sarete miei testimoni

At 3,13-15. 17-19;

1 Gv 2,1-5a;
Lc 24,35- 48


Era stata predetta la necessità del ‘passaggio’ (Pasqua) di Gesù attraverso la passione e la morte fino alla risurrezione, per la salvezza del mondo – “così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare il terzo giorno...” (Lc 24,45).
Gli apostoli hanno imparato dal Risorto che l’evento della sua passione, morte e risurrezione era ancorato nella Scrittura (Lc 24,46); esso corrispondeva al progetto di Dio (At 3,18); inoltre, essi si sono resi conto che quanto Gesù aveva preannunciato di sé era vero e tutto si era puntualmente realizzato (Lc 24,44). Grazie alle parole di Gesù che aveva predetto più volte le sue sofferenze, la sua morte e la sua risurrezione, possiamo riconoscerlo come risorto.

“Egli si mostrò vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio (At 1,3). Ora, è proprio a seguito di tutte queste prove date dal Risorto (Gesù stesso si fa “autore e perfezionatore della fede” [Eb 12,2]) che gli apostoli hanno dovuto costatare di persona la realtà obiettiva della risurrezione, e sono diventati credenti in Lui. “Il cristianesimo è la più grande religione anzitutto perché non si adatta alla morte e alla sparizione, perché cerca la risurrezione di tutto ciò che veramente è” (N. Berdjaev).
Gesù improvvisamente appare agli undici, come improvvisamente era scomparso ai due di Emmaus quando lo riconobbero allo spezzare del pane. Ora il corpo di Gesù è entrato in una nuova condizione che, senza comprometterne la realtà, lo fa indipendente da certi limiti.
Era sulla sera al crepuscolo, tempo che sempre più appesantisce le paure e i dubbi degli apostoli; avevano preparato del pesce arrostito come cena; conversavano per mettere in comune quello che il loro cuore nascondeva; soprattutto erano presi da grande stanchezza per le vive emozioni di quel giorno, emozioni che superano la loro capacità di intendere; erano in questa situazione quando Gesù apparve, e il crepuscolo si converte in un’alba di Pasqua.

“Perché siete turbati? Perché sorgono dubbi nel vostro cuore!...” L’evangelista Luca che era medico dice che “erano stupiti e spaventati” da non riuscire più a discernere un essere reale che ha ‘carne ed ossa’ da un fantasma; sono turbati perché la presenza di Gesù risorto dice potenza e dominio sulla morte. Gesù cerca di fugare ogni perplessità e diffidenza dicendo: “guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io! Toccatemi e guardate, un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”; inoltre dinanzi a loro mangia una porzione di pesce arrostito (san Pietro dirà: noi abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo che è risuscitato dai morti [At 10,41]).

L’insistenza di Gesù sul realismo della sua risurrezione illumina la prospettiva biblica sul corpo: il corpo è creato da Dio, e l’uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Pertanto la vittoria di Gesù sulla morte non consiste nel suo rimanere unito a Dio con la sua anima immortale, ma nel ricevere di nuovo il suo corpo unito alla sua anima, in una esistenza che ovviamente è molto diversa dalla nostra esistenza terrena.

Così la vittoria sulla morte è veramente completa: Gesù è risorto corpo e anima. Abbiamo un bel corpo, anche la scienza nello studiare le perfezioni del corpo umano le tocca dire “qui c’è il dito di Dio”; abbiamo un bel corpo e una bellissima anima, e poi Dio ci ha elevati all’ordine soprannaturale dandoci la grazia che è la vita divina in noi.

È vero che il corpo può essere per noi occasione di peccato: ma in realtà il peccato non è provocato dal corpo bensì dalla nostra debolezza psicologica e morale; dobbiamo avere un’idea molto positiva del nostro corpo (Albert Vanhoye).

Il corpo di per sé è uno strumento magnifico che Dio ha messo a nostra disposizione perché possiamo vivere la nostra vita in pienezza. Dobbiamo averne cura in modo equilibrato e riconoscere veramente che l’uomo non è tale se non è unione di corpo e anima.

“Ma poiché per la grande gioia ancora non credeva-no ed erano stupefatti...” la resistenza a credere ci fa pensare quanto sia grande la verità della risurrezione e come essa superi ogni logica umana: la risurrezione di Gesù, come quella finale, viene dal cielo e non dalla terra, viene da Dio e appartiene alla misteriosa sapienza divina che “Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria”.

“Toccatemi, vedete che non sono uno spirito senza corpo” e subito lo toccarono, e al contatto della sua carne e del suo spirito credettero, per questo essi disprezzarono la morte e trionfarono di essa (santa Teresa).

Sant’Ignazio di Antiochia che conobbe gli apostoli e morì martire a Roma nel 107-108: la verità delle sofferenze e della gloria di Cristo gli danno la forza di affrontare la crudele realtà del martirio.

I dubbi-dubbi: André Frossard nel libro “Dio esiste, io l’ho incontrato” si dice escluso dai rifugi del dubbio (di che cosa dubitare se non di se stesso?).

Il crepuscolo si è cambiato nell’alba di Pasqua. La Pasqua è il giorno senza tramonto; il Risorto è il sole del mondo nuovo, il sole senza tramonto: “questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso”.

Gesù esplicita la finalità diretta di tutta la sua persona e missione di Cristo: “nel suo nome saranno predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati cominciando da Gerusalemme: di questo voi siete testimoni” (Lc 24,47). Al tema del riconoscimento segue quello dell’incarico missionario. È Gesù stesso che li abilita a tale arduo compito, aprendo la loro mente all’intelligenza delle Scritture. San Luca che è medico, il verbo che usa per descrivere la guarigione di Zaccaria “gli si aprì la bocca” (Lc 1,64) e per la guarigione degli occhi dei ciechi e delle orecchie dei sordi, lo usa anche per descrivere l’apertura degli occhi interiori alla Scrittura “allora Egli aprì loro la mente alla intelligenza delle Scritture”.

L’obiettivo fondamentale della predicazione apostolica consiste nella conversione di tutte le nazioni a partire da Gerusalemme. All’annuncio basato sulla passione, morte e risurrezione di Gesù, si aggiunge un elemento nuovo, quello della missione universale dei discepoli. Si afferma che il compito degli apostoli è quello della testimonianza “di questo voi siete testimoni” e che per lo svolgimento di questa missione il Risorto invierà lo Spirito Santo promesso dal Padre, il quale conferirà loro la potenza che viene dall’alto.

Io credo che Gesù è vivo: le sue parole non le leggo soltanto, ma le ascolto: è Lui che mi parla; la sua presenza non la invoco soltanto, ma la sento: con Lui mi siedo a condividere la cena; per me il Cristo non è un fantasma, ma qualcuno che vive con me e per me.

Il Risorto si affianca all’uomo, percorre con Lui la stessa strada, si coinvolge nei suoi problemi, vi proietta la sua luce di risorto e infonde nuova speranza per proseguire il cammino (cardinal Martini).
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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