Ef 1,3-14;
Mc 6,7-13
Oggi incontriamo il mistero della vocazione e della missione del profeta Amos, dei dodici apostoli, della Chiesa e di tutti noi cristiani.
In questo mistero della chiamata personale di Dio per una missione particolare è coinvolto ogni uomo, proprio perché ogni essere umano è chiamato a svolgere un compito per il bene proprio e altrui.
Josè Maria Escrivà fondatore dell’Opus Dei diceva che ad ognuno nella vigna del Signore è affidato un filare da coltivare – “possono essere divini tutti i cammini umani della terra”.
Mentre san Cipriano diceva che è proprio dei cristiani far del bene agli altri come è proprio del sole illuminare e scaldare – è più facile che il sole non riesca a illuminare e a scaldare che non un cristiano riesca a far del bene agli altri.
L’uomo, già immagine di Dio, deve sempre più farsi simile a Dio che è amore, amando.
Amos, nato nel secolo ottavo a.C. a Tekoa, piccolo villaggio a otto chilometri da Betlemme, nel regno di Giuda. Egli era semplice pastore e raccoglitore di sicomori – se è diventato profeta è unicamente perché il Signore lo ha scelto, lo ha strappato dalla sua vita di prima “il Signore mi prese di dietro al bestiame” (Am 7,15) per mandarlo a compiere una missione specifica “va’ profetizza al mio popolo Israele”.
Da quando il Signore lo ha afferrato, e gli ha fatto sentire la sua voce, forte come il ruggito del leone, Amos sa che non può non profetare (Amos 3,8). La forza dei profeti stava nella libertà interiore che essi respiravano, essendo consapevoli di svolgere una missione ricevuta da Dio e non ottenuta per privilegi umani.
L’esperienza forte di vocazione e di missione vissuta da Amos e da tutti i profeti, oggi la contempliamo nella
luce del mistero di Gesù.
È Lui che ora chiama e manda degli uomini concreti a cooperare alla sua stessa missione di salvezza.
“Chiamò a sé quelli che volle Lui ed essi andarono da Lui. Ne costituì dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3,13).
Il primo scopo della chiamata è l’essere-con-Gesù: da questa esperienza profonda di vita nasce la possibilità della missione apostolica. Il chiamato è essenzialmente una persona in comunione profonda con il Signore – la sua regola è la vita di Gesù, egli deve tenerla presente ricopiando il suo modo di agire.
Il secondo fine per cui i discepoli sono stati chiamati: continuare la stessa opera del maestro e moltiplicare la sua attività. Finora Gesù solo aveva predicato – gli apostoli lo seguivano, lo ascoltavano, imparavano; poi Gesù li iniziò alla vita dell’apostolato: adesso nei paesi vicini, e dopo la pasqua dirà di andare fino agli ultimi confini della terra. La missione inizia con una espressa volontà di Gesù e nella missione è coinvolta e garante la Trinità: il Padre ha mandato Gesù, questi manda gli apostoli dando loro lo Spirito Santo.
È qui cha ha origine l’insegnamento degli apostoli giunto fino a noi: “la Chiesa disseminata in tutto il mondo custodisce diligentemente la fede ricevuta dagli apostoli e i loro successori come se abitasse un’unica casa – la crede come se avesse una sola anima, un solo cuore – la insegna, la predica come se avesse una sola bocca. Come il sole creatura di Dio, nell’universo è uno solo, così anche la predicazione della verità, ovunque splende e illumina tutti gli uomini che vogliono venire alla conoscenza della verità (sant’Ireneo).
“E incominciò a mandarli a due a due”: c’è questo aspetto comunitario sin dall’inizio – il cristianesimo non può essere vissuto che in comunità; in famiglia i genitori che si vogliono bene annunziano così il Vangelo ai figli – i genitori sono i primi educatori dei figli nella fede.
“Ordinò loro che oltre il bastone non prendessero nulla per il viaggio...” quasi per essere presi dalla passione dell’apostolato e stare fiduciosi che li accompagna l’amorosa provvidenza del Padre. Poi coloro a cui viene predicato saranno loro stessi a provvedere alle necessità della Chiesa – annunciano Gesù, Dio ospite del mondo.
A riguardo della Provvidenza: il sei luglio era la festa di Santa Maria Goretti – suo papà morto vittima della malaria e dell’ingiustizia, diceva “Dio sempre provvede”, ad indicare una forza interiore che non verrà mai meno.
“Abbi sempre fiducia in Dio” (beata Teresa Scherer).
“E partiti predicavano che la gente si convertisse...” (Mc 6,12). Gesù fonda la missione degli apostoli sulla sua stessa missione di inviato del Padre (Mc 9,37).
Predicare il Vangelo perché penetri nelle profondità dello spirito per dargli le ali e per educarlo ai pensieri e alla volontà di Dio.
Lo sviluppo della Chiesa primitiva è presentato come la manifestazione della efficacia e crescita della parola di Dio, che corre in tutto il mondo, che nessumo può rinchiudere in carcere, corre in tutto il mondo come un’onda di luce, come un torrente di fuoco, parola di verità, vita, grazia e salvezza.
Quando gli apostoli andavano a predicare si definirono “servitori della parola” della quale colui che li aveva mandati restava il padrone assoluto e il prodigo donatore. Le parole arrivano al cuore degli uditori quando come quelle di Amos, di Gesù, degli Apostoli sono penetrati dal calore e dall’odore dei campi e dalla libertà del vento tra gli alberi – i gesti sono significativi quando hanno piuttosto la mitezza dell’olio versato sulle membra degli infermi.
Il cinque luglio è la festa di sant’Antonio Maria Zaccaria: che aveva un apostolato semplice e movimentato – si dice che quando celebrò la prima messa la gente alla consacrazione vide scendere sull’altare un grappolo di angeli – alle volte portava l’altare in piazza e parlava come se davanti a tutti ci fosse il crocifisso in carne ed ossa.
Il progetto originario di Dio, dice san Paolo nella lettera agli Efesini, era quello di comunicare all’uomo la sua grazia, per questo egli ha creato il mondo. La cosa più importante nel mondo sono le persone umane che sono chiamate a diventare sante e immacolate al cospetto di Dio nell’amore. Dio Padre, pieno di misericordia, ci ha creati per poterci comunicare il suo amore e per poterci far vivere nell’amore in unione con Lui (Ef 1,10)(Albert Vanhoye).
Per rendere testimonianza alla verità che proclamano e all’autorità che hanno ricevuta da Gesù devono scacciare il demonio e ungere di olio gli infermi per guarirli: segni della totale liberazione dell’uomo, è la missione stessa di Gesù che continua attraverso gli uomini: Egli è venuto proprio per condividere la nostra esistenza, e per farci condividere la sua missione (Albert Vanhoye).