DOMENICA XXXIII DEL TEMPO ORDINARIO

Published in Domenica Missionaria

23dom

L’escatologia:circa le realtà ultime

 

 

Mal 3,19-20a

2 Tes 3,7-12

Lc 21,5-19

 

In questa penultima domenica dell’anno liturgico laChiesa ci fa pensare alle realtà definitive, escatologiche.Nel Vangelo i temi della distruzione di Gerusalemme edella fine del mondo si aggrovigliano e si confondonorendendone la lettura e l’intepretazione piuttosto difficili(Alessandro Pronzato).

La prima lettura parla del ‘giorno del Signore’. Mentretutti i superbi saranno divorati come paglia nel giornorovente come un forno: “Per voi invece, cultori delmio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici”,sono quelli che compiono il loro dovere quotidiano conumiltà e amore. A questo proposito si può immaginare lasorpresa di coloro che arrivando davanti al Signore pensandosipoveri di meriti, a mani vuote, che non hannofatto nulla di grande nella vita, sentiranno una voce chedirà che la loro vita è stata magnifica perché sono staticultori del nome di Dio.

Dunque, pare che Gesù ci proietti nel futuro soltantoper ricondurci nell’oggi, e farci concentrare maggiormentel’attenzione sul presente. Il giudizio incominciagià da ora.

 

San Luca nel suo Vangelo ha descritto il viaggio diGesù verso Gerusalemme dal capitolo nono al diciannovesimo(egli aveva sempre davanti il programma di patire,morire e risorgere). Nel Vangelo di oggi vediamo Gesù cheè a Gerusalemme nel suo ultimo periodo di vita terrena.

Ogni giorno insegnava nel tempio (Lc 19,47). Questavolta l’occasione del discorso di Gesù è data dallo stuporemanifestato da alcuni dei suoi discepoli davanti all’imponentemole del Tempio, che effettivamente era consideratonell’antichità una delle sette meraviglie del mondo(era stato riedificato e abbellito dal re Erode, ed eraveramente una magnifica costruzione, anche oggi andandoa Gerusalemme presso il muro del pianto si possonoammirare le splendide pietre che erano alla base delTempio di Erode).

Gesù allora annuncia la distruzione del Tempio. Prevedeche come punizione dell’indocilità degli ebrei allavolontà di Dio, il Tempio verrà distrutto. È un terribilecolpo di piccone contro la sicurezza dei giudei basatasulla solidità del Tempio e sulla continuità del culto, garanzieincrollabili della sopravvivenza del popolo (AlessandroPronzato).

Gesù è il nuovo Geremia. Questi infatti sei secoli primaaveva annunciato la distruzione del Tempio di Salomone(587 a.C.) a causa della perversità e dell’ostinataresistenza del popolo eletto a Dio. Geremia, d’animomite e timido, fu perseguitato per questa sua profezia.

Nel 63 a.C. gli ebrei caddero sotto il dominio dei romani.L’anno 70 d.C. tentarono di sottrarsi, ma l’imperatore Vespasianomandò il console romano Tito con tanti soldati che circondaronola città, la distrussero e bruciarono tutto.

Giuseppe Flavio: “in realtà le sventure di tutti i secoli misembrano rimanere al di sotto confrontate con quelle dei giudei”.

Gesù non guarda tanto la sorte dell’edificio, ma per ildesiderio immenso di salvare quelli che in nome del Tempiolo rifiutavano. In questa occasione Gesù pianse suGerusalemme (Lc 19,41), denunciando tra le lacrime l’incomprensionee l’infedeltà del popolo che lo ha rifiutato come Messia e Salvatore, e perché Gerusalemme non hasaputo riconoscere il ‘messaggio di pace’.

I discepoli allora gli chiedono: “Maestro quando accadràquesto e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”.Gesù non risponde alla domanda dei discepoli.Nel Vangelo capita più volte che qualcuno faccia una domandaa Gesù, e che egli non risponda ad essa ma dàconsigli, esortazioni.

Qui Gesù parla del futuro dei suoi discepoli, della suaChiesa. Come Gesù prima della sua glorificazione pasqualeè passato attraverso le prove-sofferenze così losarà per i suoi discepoli, per la sua Chiesa. Questa è lastoria del Cristo e della Chiesa prima delle rispettive pasque.Gesù è realista: sa che il peccato è ancora potentenel cuore degli uomini, e quindi la violenza si manifestain molti modi (Albert Vanhoye).

Diranno Paolo e Barnaba che è necessario attraversaremolte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio (At 14,22).

 

Gerusalemme che cadrà sotto l’urto dell’esercito romanonell’anno 70 quando il Tempio sarà distrutto, segnache d’ora in avanti il Tempio è Lui, la salvezza è Lui pertutti. L’essere umano ha bisogno di venire salvato, e lasalvezza viene solo da Gesù, il Salvatore divino e umanissimo,per noi incarnato, vissuto, morto, sepolto e risorto.

Gesù prevede il tramonto di Gerusalemme e del suotempio, e l’inizio del cammino difficile della Chiesa, maprima egli dovrà patire e morire. Gesù sa che dentro ilsuo patire dovrà starci tutto il peccare degli uomini, etutto il soffrire ed il morire degli uomini. Lui stesso vuoleche sia così: soffrire e morire per pagare il prezzo ditutti i peccati, soffrire e morire perché ogni dolore e ognimorte di uomo diventino risurrezione. Con questo statod’animo parla al popolo, dentro l’infinito del suo pensaree del suo amare.

Gesù parla del tramonto della città dell’antica alleanzae del suo Tempio, e dell’inizio del cammino difficiledella Chiesa: riassume in sintesi tutta la storia, quella chesta per terminare e l’altra che incomincia e durerà sinoalla fine dei tempi; la sorte degli uomini di tutti i tempigli sta dentro il cuore.

 

Ma Gesù presenta subito anche una prospettiva positivaquando afferma: “questo vi darà occasione di renderetestimonianza”. Il male non è mai un ostacolocompleto per Dio. Egli se ne serve sempre come occasionedi far sovrabbondare il bene. La persecuzione, adesempio, è un’occasione per rendere testimonianza aCristo e così preparare la propagazione della fede inCristo e della carità di Cristo (Albert Vanhoye).

Ma Egli darà lingua e sapienza tanto che gli avversarinon potranno resistere nel controbattere. C’è da ammirarela forza di Cristo e la potenza della risurrezione nelladebolezza umana.

“Nemmeno un cappello del vostro capo perirà”: nongarantisce l’immunità ma promette la salvezza. Si può restareanche senza niente, ma con Lui niente è perduto,neppure un cappello. San Massimiliano Kolbe e santa EdithStein sono rimasti senza niente nei campi di sterminio,ma con Lui niente hanno perduto. Nel contesto del suoannuncio del Regno di Dio, le sofferenze che Gesù provae annuncia non sono sofferenze casuali, ma necessarie “devonoinfatti accadere”, sono sofferenze feconde.

Gesù usa il fraseggiare popolare apocalittico non perlanciare previsioni sulla fine del mondo, ma per stimolarecol linguaggio del tempo la conversione e l’attenzioneai desideri che Dio ha nei confronti delle scelte da compierenella storia. La terminologia usata nel discorso sonosolo simboli per alimentare la speranza in un mondonuovo e diverso a cui Dio sta già da adesso dando l’avvionascostamente (Gianfranco Ravasi).

Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:12
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