Il primo messaggio su cui dobbiamo riflettere oggi è quello specifico dell’avvento che attende la venuta del Signore. Diceva Giovanni alle folle: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. È il messaggio stesso con cui Gesù ha caratterizzato la sua predicazione. È un messaggio sconvolgente. Giovanni appare come colui che scuote la tranquillità delle coscienze. Avverte il senso del peccato e con il battesimo invita a purificare l’anima mediante la giustizia. “Razza di vipere”, così apostrofa Giovanni gli scribi e farisei che erano pur gente di preghiera: Raddrizzate i vostri cammini. Convertitevi!
Tre gli aspetti graduali della conversione. Il primo passo è prendere coscienza del peccato e sentirne tutto il peso. E ciò è ben espresso dal termine latino “poeni-tentia”: la pena mi opprime il cuore. Il secondo passo è il cambiamento di mentalità, del nostro modo di valutare le cose. Ed è ben espresso dal termine greco “meta-noia”: cambiamento dell’intelligenza. Il terzo passo è il cambiamento della volontà. Cambiare cioè il nostro modo di agire. Ed è ben indicato dal termine ebraico che vuol appunto dire: inversione di rotta, ossia del nostro modo di agire.
Tre aspetti che esigono da noi un nuovo modo di metterci di fronte al peccato e di conseguenza avere nei nostri comportamenti un nuovo modo di intendere e di volere. Raddrizzate la via, viene il Signore. Il cristiano dunque deve dimostrare con l’atteggiamento di un nuovo stile di vita che è sempre in attesa della venuta del signore Gesù Cristo.
Sia benvenuto quindi questo spazio di tempo che è l’avvento. Esso ci permette di creare nella propria anima una cella interiore, in cui, con calma, riflettere sul grande problema religioso: l’incontro con il Signore che viene a noi per liberarci dal peccato.
Ed ecco il secondo obiettivo della predicazione di Giovanni il precursore, colui che annuncia la venuta del Signore. Giovanni , a sei mesi, prima ancora di nascere, aveva intuito l’arrivo di Gesù nel seno di Maria ed era sobbalzato per la gioia. Fatto adulto lo aveva indicato alle folle dicendo: Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo.
Oggi, rinchiuso nella prigione della fastosa reggia di Macheronte, invia i suoi discepoli a Gesù per domandargli: sei tu il Messia? Sei tu il Cristo? Cristo. È la prima volta che Matteo usa questo termine nella vita pubblica di Gesù.
“Cristo”, il nome che per la prima volta venne usato ad Antiochia per indicare, forse con disprezzo, gli apostoli e i primi seguaci di Gesù Cristo. “Cristo”, un nome tante volte bestemmiato, viene usato per dar forza al linguaggio. “Cristo”, il nome che sovente nella Messa usiamo per dare forza alla preghiera: Ascoltaci, o Padre, per Cristo, nostro Signore… Per Cristo, con Cristo e in Cristo…
Cristo è il termine usato da tutti i profeti per indicare agli ebrei il Messia, cioè il consacrato del signore, colui che doveva venire a salvare il mondo. Gli ebrei, animati dai profeti, lo attesero per secoli.
Appena Giovanni fu messo in prigione, Gesù incominciò a suscitare scalpore con la sua predicazione e con i suoi miracoli. Ed ecco allora gli inviati di Giovanni domandargli: Sei tu il Cristo? Sei tu il Messia promesso? Sei tu il grande atteso da secoli? Sei tu colui che deve venire? E Gesù rispose: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e ciò che avete visto. I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i sordi riacquistano l’udito.
Ed è proprio quello che i profeti avevano detto del Messia. Quindi non vi doveva essere più alcun dubbio: il Cristo, il Messia che doveva venire, preannunciato dai profeti era proprio lui, Gesù, il figlio di Maria e del carpentiere di Nazareth, Giuseppe. Gesù è venuto per insegnarci a pensare e guardare agli ultimi. La sua missione è caratterizzata dall’attenzione ai piccoli, ai poveri ed ai sofferenti. In una parola a sollevare l’umanità dalla sua miseria.