Attorno alla Parola - XXXI C

Published in Domenica Missionaria
{mosimage}Per diciotto settimane il vangelo di Luca ci ha fatto riflettere sul viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Tre ricchi abbiamo incontrato in questo itinerario a sfondo simbolico e didattico. Il ricco epulone che sulla terra nega una briciola di pane al povero Lazzaro e, all’inferno, implora un sorso d’acqua. Il ricco e devoto notabile che invitato a seguire Gesù, di fronte alla prospettiva di dover dare tutto ai poveri, se ne andò tutto triste.

Amara la costatazione fatta da Gesù: quanto è difficile per il ricco, che non è attento al povero, poter salvare la propria anima.

Ma a mitigare il pessimismo ed aprire uno spiraglio di salvezza ecco la conversione di Zaccheo. È il terzo ricco che incontra Gesù. Funzionario del fisco, Zaccheo è capo di tutte le dogane di Gerico, città di frontiera e centro di esportazione del balsamo. A differenza degli altri due, Zaccheo acquista la salvezza. Zaccheo è pure il terzo pubblicano di spicco che i vangeli presentano. I pubblicani erano segnati a dito dalla popolazione come pubblici peccatori perché era gente senza scrupoli, che estorceva tasse per l’odiata Roma e cospicui margini per la propria borsa.


Il primo pubblicano è Levi. Ascolta l’invito di Gesù, lascia tutto e diventa l’evangelista Matteo. Il secondo pubblicano lo abbiamo visto domenica scorsa pregare al tempio, pentito e implorante perdono, e tornare a casa giustificato. Il terzo è quello di oggi: Zaccheo. Accoglie l’invito di Gesù, dà con generosità ai poveri e si merita l’elogio di Gesù: oggi la salvezza entra nella tua casa.

Zaccheo era un ricco, bramoso di veder Gesù. Forse cominciava ad intravedere che i soldi non bastano a riempire la vita e a capire che quel che dice la prima lettura: “tutto il mondo è come polvere sulla bilancia”. Il suo nome è significativo “Dio si ricorda” così come Paolo afferma: Dio chiama gli uomini e porta a compimento ogni nostra volontà di bene. Zaccheo non soffocò questo impulso e “corse in avanti per poter salire sul sicomoro, perché Gesù doveva passare di lì”. Lui, alto funzionario, goffo a motivo dell’età e della bassa statura, sfida il ridicolo: corre, si arrampica e, appollaiato su di un ramo, sbircia tra il fogliame. Nel brano evangelico quindici verbi di movimento sembrano quasi evidenziare la fretta di questa ricerca ansiosa.

Gesù arrivò proprio sotto il sicomoro e alzò lo sguardo. Tutti mormoravano. Gesù non condivide l’esecrazione della folla verso il pubblicano, né lo lascia marcire sul ramo. Con delicatezza, anche se con impazienza, lo stacca dal sicomoro e gli offre con amabilità una inaspettata gioia: oggi devo fermarmi a casa tua. Goffo è arrampicarsi ma rischioso lo scendere di fretta. Il ricco epulone ruzzolò nell’inferno; l’altro ricco se ne tornò triste coi suoi tesori. Zaccheo spalancò la casa e se la lasciò svuotare.

“Ecco io do la metà dei miei beni ai poveri e restituisco quattro volte tutto quello che ho rubato”. La bibbia a chi aveva frodato ordinava di restituire il 120% e in più per verificare la sincerità del pentimento suggeriva un sovrappiù in elemosina ai poveri, un quinto. Zaccheo supera ogni prescrizione e convenienza sociale e religiosa. Dona la metà del patrimonio accumulato ai poveri. “Ai poveri”, non alla compagnia di Gesù, non ad istituzioni religiose.

Prima la sua casa era il luogo dove accumulava cose per garantirsi la vita. Dopo l’incontro con Gesù quelle cose gli sembrano superflue, insufficienti, ingombranti per garantire la vita eterna.

“Oggi la salvezza è entrata in questa casa”!

Zacchei, pubblicani, esattori sono tuttora presenti nella nostra società. La società dei due terzi. L’atro terzo è fatto di ricchi, mafiosi, narcotrafficanti, mercanti di persone, multinazionali.

Il Papa e i vescovi nei loro documenti invitano ripetutamente a uno stile di vita sobrio che favorisca la solidarietà con gli esclusi. È un dovere di carità, ma soprattutto di giustizia che disinneschi la crescente minaccia della rabbia del povero.

Ciascuno di noi si confronti e si interroghi: cosa devo fare io? Cosa devo lasciare? Quale la mia attenzione al povero?

Per alcuni sarà proprio privarsi di una quantità notevole di beni largamente superflui, impiegati nel lusso, nell’apparire, nei capi firmati, negli status symbol, nei piaceri raffinati ed a volte colpevoli ed ingiusti.

Per la maggior parte di noi sarà l’attenzione a misurare ciò che è veramente necessario per un tenore di vita proporzionato e decoroso, per sé e per la famiglia, confrontandosi con le condizioni di vita infraumane che conosciamo e che i mass media ci presentano.

E perché non riflettere sul grande mistero della famiglia di Nazaret che, pur privilegiata dalla presenza di Gesù, accetta di vivere in un villaggio miserabile e che al tempio non ha che due colombe, la tariffa dei poveri, per riscattare il Figlio di Dio?
Last modified on Saturday, 07 February 2015 21:54
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