Attorno alla Parola - II Domenica di Quaresima

Published in Domenica Missionaria
{mosimage}Domenica scorsa è stata la domenica del diavolo ansioso di sapere se Gesù era il Figlio di Dio. Ma Gesù non gli ha dato soddisfazione. Questa domenica è una domenica sfolgorante. Gesù questa volta manifesta di essere Figlio di Dio, ma lo rivela solo ai suoi tre intimi apostoli. Vediamo come.

Gesù prese con sé i tre discepoli, Pietro, Giovanni e Giacomo; con una lunga sfacchinata raggiunge la cima di un alto monte. Si tratta del monte Tabor, alto 588 metri. Lo sguardo spazia sull’ampia pianura di Esdrelon, teatro di eventi memorabili nella storia del popolo ebreo. È già sera. Gesù si allontana per raccogliersi in preghiera nel silenzio della notte. Pietro e i compagni sono oppressi dal sonno, ma riescono a star svegli e vedere la gloria del Signore. Un fiotto di luce li investe e si ritrovano di fronte al maestro tra Mosè ed Elia. Splendore del volto, candore delle vesti, nube luminosa: tutto è segno di una manifestazione della divinità. E si ode la voce del Padre: “Questi è il mio Figlio. Ascoltatelo”. Il Padre stesso rivela la divinità di Gesù Cristo, suo unico Figlio, e la sua missione: l’ho mandato, ascoltatelo.

Mosè, il grande liberatore e legislatore del popolo ebreo, ed Elia, il grande profeta d’Israele, garantiscono con la loro presenza l’autorità di Cristo come il Messia promesso. Pietro nella prima lettura ci avverte: “Badate che non si tratta di una favola inventata con astuzia. Questa voce che scendeva dall’alto, noi l’abbiamo udita e siamo stati testimoni oculari della sua gloria”. La trasfigurazione è un episodio unico nella vita di Gesù. La singolarità e la misteriosa grandezza ne denotano la portata eccezionale nell’insegnamento degli apostoli. Il vangelo della trasfigurazione è il vangelo della bellezza ed è il soggetto della più bella opera di Raffaello.

L’evento segna una svolta storica nella vita pubblica di Gesù. Gesù sta per avviarsi verso Gerusalemme, città della sua passione e vuol preparare i suoi discepoli al tremendo impatto della sua passione. I tre apostoli scelti, Pietro, Giovanni e Giacomo, sono gli stessi tre che assisteranno alla sua agonia nell’orto degli ulivi. La gloriosa manifestazione di Gesù li aiuterà ad affrontare i giorni dolorosi della passione.

Ma domandiamoci: perché la liturgia rompe il clima austero della quaresima con questo squarcio di cielo? Perché uno scenario di gloria durante questi giorni di penitenza? Si legge nella bibbia che il re Antioco tentava di distogliere i giovani dalla pratica religiosa ed anche costringerli ai giochi ginnici paganeggianti per le loro nudità. Sette fratelli maccabei che si rifiutarono, furono trucidati l’uno dopo l’altro; all’ultimo dei figli la madre disse: “Figlio mio, ti scongiuro, non aver paura di questo carnefice. Guarda il cielo e accetta la morte. E lassù ti riavrò con i tuoi fratelli. Con la madre dei maccabei la Chiesa con questa visione ci indica il cielo per farci coraggio in tutte le sofferenze e le tentazioni. Guarda il cielo e come San Francesco canta: tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto.

A Fatima come a Lourdes la Madonna non risparmia i veggenti da sofferenze e contrarietà, ma promette “vi farò felici in paradiso”. E la veggente di Lourdes esclamava: “Quanto desidero morire per rivedere in cielo la bella Signora”.

Di fronte alla trasfigurazione di Gesù, Pietro esclama: “Come è bello, come è piacevole, come è buono per noi star qui”. Nella santa Messa il pane e il vino, per la forza dello spirito santo, si trasfigurano e noi contempliamo la presenza di Gesù Cristo. È bello! Purtroppo non riusciamo a stupirci di fronte a questa presenza, non ne intravediamo la bellezza e la bontà. C’è fuori della Chiesa un mondo che ci affascina: menestrelli televisivi, cartoni animati, giochi elettronici, visioni virtuali. Tempo fa la Stampa scriveva: liturgie asettiche e sbrigative, fatte solo per timbrare il cartellino di presenza al rito festivo. Padre Alex Zanotelli di ritorno di ritorno dalle baraccopoli di Nairobi commentava: “In Italia le chiese sono bellissime, ma i riti tristi e freddi, non scaldano il cuore e la gente se ne esce frettolosa e seria”. Che festa invece nelle messe tra i poveri ai bordi delle discariche della capitale del Kenya: cappelle povere, celebrazioni liturgiche gioiose. La gente esce dalla santa Messa con il sorriso in volto. Trasfigurato da questo incontro, il mondo direbbe: com’è bello stare con i cristiani che hanno visto il Cristo!
Last modified on Saturday, 07 February 2015 21:54

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