“Nessun profeta è bene accetto in patria”. Lc.4,21-30
Le letture bibliche di questa Domenica si possono racchiudere in due frasi: quella che conclude la prima lettura di Geremia: “Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”. E l’altra con la quale termina il brano del Vangelo: “Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò”. Il filo che unisce le due frasi è quello della profezia.
1. La prima lettura riferisce il primo incontro tra Geremia e il Signore, cioè la chiamata profetica. Geremia è chiamato ad essere profeta delle nazioni, è quasi mandato allo sbaraglio da Dio Egli diventa con la sua vicenda, il modello del profeta che si espone al rischio della verità e per questo subisce persecuzioni nel compimento della sua missione, ed è diventato il simbolo del Servo di Jahvè descritto da Isaia, e modello di Cristo sofferente.
La parola di cui è messaggero gli costerà cara nella società corrotta e in decomposizione della Gerusalemme di allora, prima della rovina, e imparerà a sue spese e sarà la figura del dramma della Passione di Cristo:” Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello”(Ger.11,19).
Ieri come oggi, anche ciascuno di noi, come il profeta Geremia, è chiamato a testimoniare la fede che salva, pagando di persona per restare fedeli al Vangelo, in un mondo contagiato dal male dell’egoismo e dal rispetto umano!.
> Ora l’accostamento liturgico tra la prima lettura e il brano evangelico, avviene sul tema del “profeta rifiutato”dai suoi, - Geremia prima, e Gesù poi - nella sua patria, che tuttavia non abbandona la missione affidatagli, qualunque sia la strada per cui Dio lo conduce, compresa quella del rifiuto e dell’apparente fallimento della missione stessa.
2. Il Vangelo di questa Domenica completa l’episodio di Nazareth di domenica scorsa, come ce lo propone Luca.
Gesù va come profeta nella sua patria, tra la sua gente, ma essi lo rifiutano, perché non lusinga, non addormenta con false sicurezze o con miracoli, ma esige e chiama alla conversione.
Come altri profeti, Gesù non è accettato dai suoi concittadini di Nazareth, perché?
/ Perchè Luca comincia l’attività pubblica di Gesù con un fallimento, presentando Gesù come “evangelizzatore mancato” ? Gesù aveva detto prima, che la Scrittura si è adempiuta.
Dapprima sembra che la cosa piaccia all’assemblea: (“tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle sue parole”); poi Gesù riprende il discorso sotto un altro tono. Cominciano allora le discussioni, avanzano pretese campanilistiche: ma chi è costui, ma cosa dice, perché non ripete nel suo villaggio i prodigi che ha compiuto a Cafarnao?.. Concretamente, la prima impressione che sembrava favorevole, poi rapidamente si sgretola. Gesù sente che l’atmosfera diventa surriscaldata e ostile soprattutto quando si appella ai grandi profeti del passato che hanno concesso i loro miracoli ai pagani, per meglio denunciare l’incredulità del loro popolo. Ora l’emozione dell’assemblea raggiunge il colmo, la gente si esaspera e succede il crollo: Gesù viene cacciato fuori addirittura per essere ucciso e la sua storia sembra concludersi. In una giornata sembra tutto finito, il suo ministero è andato male: sconfitto, cacciato, non ascoltato, non gradito. Immaginiamo l’amarezza di sua Madre Maria, la delusione dei suoi amici e ammiratori! Perché tutto questo?
a) Le sue origini erano umili: “figlio di Giuseppe il falegname”.
b) Gesù non fece a Nazareth i miracoli che fece altrove, perché non avevano fede in lui.
c) I pagani, non ebrei, avevano più fede, come la vedova di Sarepta di Sidone al tempo del profeta
Elia, e come il pagano Naaman lebbroso di Siria al tempo del profeta Eliseo, che sperimentarono
la salvezza di Dio, aprendo nella carità, il loro cuore ai profeti mandati da Dio.
E noi, come accettiamo Gesù nella nostra vita?..
> Chi è il profeta? Il profeta non è necessariamente colui che predice il futuro, ma colui che parla in nome di Dio e sa leggere la storia con gli occhi di Dio E’ il testimone di Dio davanti agli uomini, e il testimone degli uomini davanti a Dio. Attraverso Lui Dio vuole dialogare con l’uomo, ma spesso l’uomo non accetta convertirsi e allora: “nessun profeta è ben accetto in patria”.
La croce di Gesù è il NO più potente che sia mai stato detto al “peccato”, ed il SI’ più grande che sia stato detto per il “peccatore pentito.”
Geremia invocava la “vendetta di Dio” su coloro che avevano rifiutato la profezia(Ger.11,20); Gesù invece invoca il “perdono”: ”Padre, perdona loro..”
/ Il cristiano per il battesimo, è profeta, ma non lo è per il semplice fatto che contesta il male che c’è nel mondo, ma solo se lo fa per amore, come fece Gesù con l’adultera e con un ladrone.
Profeti dunque nella carità ma anche profeti della carità: far saper agli uomini, soprattutto ai peccatori, che Dio li ama: questo è il più alto compito del profeta cristiano, non di sciagure!.
/ I profeti della Bibbia non sono né uomini del tempio, né servi del palazzo del re: sono uomini liberi, radicati in Dio e nell’umanità, sono coloro che aiutano l’umanità futura a nascere e crescere, non come l’uomo moderno che considera la religione come un investimento umano, e si mette a contrattare con Dio cercando solo il proprio interesse.
/ Luca ci ricorda con questo episodio che nessuna patria può pensare che il “Figlio del carpentiere” le appartenga. Che nessuna Sinagoga, nessuna Chiesa può rinchiudere in se stessa Gesù. E che i popoli santi, siano essi l’antico Israele o il nuovo popolo dei battezzati, devono continuamente convertirsi.
/ L’oggi di questo Vangelo che si apre su orizzonti universali, riguarda anche noi; non confiniamo perciò Gesù nel primo secolo della nostra era, ma è per tutto il mondo e per tutte le epoche della storia.