II Domenica del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria

“Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria..”  Gv.2,1-12.    

 

Non è casuale che all’inizio della vita pubblica di Gesù, Giovanni pone un banchetto di nozze.

La storia della salvezza trova infatti il suo apice in quell’incontro nuziale fra Dio e l’uomo che in Cristo trova la sua piena realizzazione, avendo Dio sposato l’umanità nel suo Figlio Incarnato.

/ E’ questa la “buona notizia”, anche se coloro che hanno invitato Gesù a nozze, non sanno ancora che alla loro tavola è seduto il Figlio di Dio, e che il “vero Sposo” è Lui,(nuovo Adamo) e la “Sposa” è Maria sua Madre(nuova Eva). Tutto il mistero di Cana di Galilea si fonda sulla presenza di questo Sposo che comincia a rivelarsi.  A Cana quindi si ebbe una nuova epifania di Gesù: Egli si manifestò, come si era manifestato all’inizio ai pastori, ai Magi e a S. Giovanni Battista nel Giordano. Gesù si “manifestò”, non semplicemente “si fece vedere”. Molti videro Gesù in quei 30 anni trascorsi a Nazareth, ma non a tutti egli si “manifestò”, cioè non a tutti si rese manifesto per Chi veramente egli era. S. Giovanni racconta 7 miracoli-segni di Gesù: questo primo segno è importante per l’evangelista, perché lo dice nella finale dell’episodio: “Così Gesù diede inizio ai suoi segni in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”(v.11).

La presenza di Maria, che Giovanni non chiama mai per nome ma col titolo solenne di “Madre di Gesù”, ripetuto quattro volte nel brano evangelico, dà un particolare rilievo alla narrazione.

> Cana(= acquistare) è un villaggio a sei km. a nord-est di Nazareth; qui si svolge una festa di nozze. Maria fu invitata non tanto come semplice “invitata” ma piuttosto come una delle persone “amiche” di casa che in occasioni del genere, si chiamano per dare una mano affinché tutto riesca bene. Secondo il costume del tempo, il festino durava otto giorni, e nel frattempo vengono a mancare le provviste di vino! Nessuno se ne accorge nel gruppo degli uomini, soltanto il gruppo delle donne si accorge della penuria del vino. Infatti le donne sono più vicine al personale di servizio e alla cucina. Maria, che fa parte di questo gruppo, si accorge per prima che il vino è venuto a mancare, e per togliere gli sposi dall’imbarazzo, bisbiglia a Gesù: “Non hanno più vino”.

/ Gesù fa il miracolo-segno su intervento di Maria, ma si direbbe, contro sua voglia, perché non è giunta la sua “ora”. Pertanto, notiamo la strana risposta di Gesù a sua Madre:”Che ho da fare con te o donna?”. E’ una risposta che non scoraggia sua Madre, ma che anzi la incoraggia a raccomandare al personale di servizio di conformarsi alla direttive del Figlio, sul da farsi.

/ Il titolo “donna al posto di madre, non è segno di distanza scortese, ma un uso normale sulle labbra di Gesù, (è comune rivolgersi così alle donne) ed è ripreso ancora per Maria anche nella scena finale della croce, tutta intrisa di tenerezza:”Donna, ecco tuo figlio”!(Gv.19,26). Inoltre la frase “che ho da fare con te”, è un modo di dire semitico, e vuol dire: “che cosa vuoi da me”, intendendo che la cosa non mi riguarda, cioè un semplice disimpegno, e ne offre la spiegazione con:”non è ancora giunta la mia ora”. Cristo si era sottratto alla richiesta di sua Madre, ma solo per indicare la condizione indispensabile del suo intervento, quella della sua “ora”.

/ Per Giovanni l’”ora” è il grande momento della morte e della risurrezione di Gesù, cioè della sua glorificazione, fonte di salvezza per l’umanità, quando attirerà tutto a sé(Gv.12,32). Questa “ora” suonerà definitivamente quando, dal costato del suo corpo straziato, usciranno sangue e acqua.

Il gesto, il miracolo che Gesù compirà, non deve essere letto come semplice risposta ad una necessità materiale immediata: la mancanza di vino. Cristo vuole invece, che sia interpretato come un “segno” più alto, una specie di indice puntato verso un significato più pieno, quello della salvezza(l”ora”), del suo mistero pasquale di morte e risurrezione, perché in questa luce i suoi “discepoli credettero in lui”. E questo significato è da scoprire attraverso il valore simbolico del vino e dello stesso banchetto nuziale che nella tradizione biblica sono un’immagine dell’era messianica. Perciò Gesù compie non un prodigio per risolvere un modesto impaccio familiare, ma attua un “segno messianico”, rivelandosi come il Messia che offre il “vino buono” e “ultimo”, cioè la salvezza piena attraverso la sua morte e glorificazione(l’”ora”).

/ Nel Vangelo di Giovanni, Maria fa la sua comparsa all’inizio della vita pubblica di Gesù – le nozze di Cana – e poi alla sua conclusione, sotto la croce. Maria è “la donna” che apre e chiude il Vangelo di Giovanni. Evoca la figura materna di Maria, la nuova Eva opposta alla “donna” del paradiso terrestre(Gen.3), come colei che, unita a Cristo, è vicina agli uomini per condurli sulla via del Figlio. A Cana Maria intercede, fa da mediatrice tra le necessità degli sposi e l’”ora” di Gesù. Sul Calvario Maria diventerà la “donna” che coglie non più il vino, ma il Sangue di cui il vino era il segno; là raccoglie i frutti della redenzione per tutti noi e diventerà la “Corredentrice”.

/ All’insaputa del maestro di tavola, Gesù ha conservato il vino “ultimo”, (il definitivo, e inaugura così i tempi messianici); il vino “migliore”( perché in sé riassume tutti gli aromi dei vini precedenti); il vino “abbondante”, (che disseta in pienezza); l’ha conservato fino a quel momento. Il vino di Cana, servito per ultimo, non poteva essere scadente: doveva avere il profumo della redenzione e la forza della vitalità dell’uomo di Dio. Il buon vino rallegra sempre il cuore dell’uomo. Così la festa evangelica inaugurata da Gesù rallegra tutti coloro che si sentono invitati.

Con Gesù è giunta l’”ora” attesa dai profeti, l’ora delle nozze di Dio con l’umanità. Anche noi prendiamo coscienza della nostra nullità di fronte a Dio, lasciamo che le nostre anfore, la nostra vita sia riempita di acqua, per dare modo a Gesù di trasformare il nostro essere, la nostra vita, in vino profumato, diventare ciò che è appariscente in realtà viva.

> Avviene per ogni matrimonio cristiano quello che avvenne alle nozze di Cana. Si comincia nell’entusiasmo e nella gioia: il vino è simbolo appunto di questa gioia e dell’amore reciproco. Poi questo amore e questa gioia  – come il vino di Cana – col passare dei giorni o degli anni, si consuma e viene meno e allora cala sulla famiglia come una nube di tristezza e di noia, e allora si rimane con i recipienti vuoti di vino e pieni di acqua.. A questo punto qual’è il rimedio delle crisi matrimoniali? Invitare Gesù e sua Madre alle proprie nozze, perché dall’acqua della “routine”, Egli sappia far nascere, a poco a poco, un nuovo vino migliore del primo, cioè un nuovo tipo di amore coniugale, più profondo e più duraturo, un amore evangelico o del prossimo: dall’amore(“èros”) fatto di possesso, di godimento dell’amato, all’amore carità(“agàpe”), fatto di donazione di sé, di accettazione dell’altro, che sa gioire dell’altro senza volerlo possedere per sé, strumentalizzandolo. Il matrimonio non è una faccenda privata tra uomo e donna, in cui il rito o il prete devono entrare solo per spruzzarci intorno dell’acqua benedetta, o per dare lustro esteriore con organo, fiori, tappeti e foto,ecc. ma è una vocazione e una chiamata. Invitare Gesù al proprio matrimonio è far sì che gli sposi possano rendere presente Cristo tra loro e agli occhi dei figli, attraverso il mutuo amore, come dono ricevuto da Dio e come donazione di sé all’altro: “c’è più gioia nel dare( e nel darsi) che nel ricevere”(At.20,35). Gesù ha detto di prendere il suo “giogo” sopra di noi perché esso è dolce e leggero(Mt.11,29ss.). Coniugi(da con-iungo) significa due persone poste sotto lo stesso giogo; se questo giogo è quello della carne, del piacere, dell’interesse, esso è pesantissimo e insopportabile; se invece è il giogo di Cristo, della sua Parola e del suo amore, allora diventa non solo leggero, ma addirittura dolce.

> Come allora a Cana ai servi, anche oggi la Madre di Gesù ci ripete come suo ultimo messaggio:

“Fate quello che (Gesù) vi dirà “, riecheggiando antiche forme cariche di storia e di grazia per Israele,”Andate da Giuseppe e qualunque cosa vi dica, fatela”, disse il Faraone agli egiziani affamati (Gen.41,55); inoltre: “Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo”, proclamò il popolo d’Israele prima e dopo la stipulazione dell’alleanza con Dio(Es.19,8 e 24,7), ed è appunto quello che la Madonna continua a ripeterci nelle sue numerosi apparizioni nel mondo.

// Ecco le risonanze pasquali dell’episodio delle nozze di Cana:

Il segno delle nozze = Gesù, nuovo Adamo, è lo Sposo; Maria, nuova Eva è la Sposa-Chiesa.

+  L’”Ora” di Gesù =  in concreto indica la Morte di Gesù, una morte che indica pure la sua

    Glorificazione. Gesù anticipa così la sua “ora”, perché possiamo credere in Lui.

//  L’Eucaristia che è il Sacramento della nuova ed eterna Alleanza, aiuti tutti gli sposi cristiani a rinnovare anche la loro alleanza d’amore per camminare insieme verso l’Amore eterno.

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