Il Natale del Signore

Published in Domenica Missionaria

Quello che più ci deve colpire nel giorno del Natale del Signore, è una grande “semplicità e uno stupore” che ci porta all’adorazione e alla gioia. I “saputelli” e i “ragionatori” oggi non capiscono niente del Dio che si fa “Bambino”!

< “Una leggenda racconta, al riguardo, che i pastori di Betlemme, dopo l’annuncio dell’Angelo, si recarono alla grotta, portando ognuno un dono da presentare al neonato Bambino. Ma c’era un pastore che era così povero da non poter regalare proprio nulla, se non la sua gioia. Per questo i pastori, accalcandosi nella grotta, non facevano spazio al povero pastorello, che anzi lo spingevano fuori. La Madonna se ne accorse e fece cenno al pastorello in coda a tutti, di avvicinarsi per vedere il Bambino Gesù. Poi disse a tutti: “Anche lui ha portato il suo “dono”, il suo semplice “stupore”!.

E allora, perché gioire e stupire? Perché Dio ci ha fatto un grande “dono”.

 Il Natale del Figlio di Dio è un grande “dono” per l’umanità intera.

I. Come accogliere il Natale di Cristo.

Ci sono due modi di accogliere il Natale del Signore: i) Quello di Maria SS. ii) Quello dei pastori.

L’accoglienza di Maria SS.

Maria Vergine ha creduto e vive nella dimensione della fede: ella accoglie in cuor suo le parole e sta in silenziosa adorazione. In ogni raffigurazione e pittura del Natale, in ogni presepio, Maria è rappresentata sempre in adorazione davanti a Gesù Bambino.

L’accoglienza dei pastori.

Secondo il Vangelo di Luca, i pastori ci trasmettono un itinerario di fede, e nella loro descrizione dell’andata a Betlemme, si scorgono le tappe caratteristiche della fede(Lc.2,15-20).

1. L’evento salvifico è annunciato dagli Angeli: hanno udito l’annuncio e rispondono con la decisione e l’accoglienza: “andiamo a Betlemme”..

2. La decisione si traduce subito in gesti concreti di vita: “andarono senza indugio”..

3. I pastori partono alla scoperta, e si incontrano con il Signore, e perciò: “trovarono il Bambino”.

    Il che vuol dire, “credettero”, intuirono chi era quel Bambino.

4. Dalla scoperta, nacque l’impulso irresistibile della “testimonianza”: “dopo averlo visto, riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro”.. Ecco i primi “missionari”!.

5. Così la fede comincia a “propagarsi”: da credenti nascono credenti: “tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano”..

6. Segue poi la “lode e il ringraziamento”: “i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.

Pertanto noi siamo chiamati a fare lo stesso: glorificare Dio per la Parola che abbiamo udita; per il Pane che Egli ora ci spezza; per la gioia che ci ha moltiplicato nel cuore. Siamo chiamati pure noi, tornando a casa, a portare a tutti questo Gesù e la gioia del Natale di Cristo.

7. La Madonna infine, da parte sua, accoglie il messaggio e lo circonda di “silenziosa preghiera”.

Cosa è il Natale per me, per ciascuno di noi.

E’ solo una festa esteriore? Faccio posto a Dio nella mia vita?.. Per Gesù “non c’era posto” quando doveva nascere: “venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”.. E io gli faccio posto?

Che cosa è l’uomo, chi è il vostro Dio” – chiedeva Giovanni Paolo II ai cristiani, nel messaggio di pace del 1/1/1985 – e continuava: “Non abbiate paura! La paura nasce dovunque Dio muore nella coscienza degli esseri umani. Ognuno sa, sebbene oscuratamene e con timore che, dovunque Dio muore nella coscienza della persona umana, lì segue inevitabilmente la morte dell’uomo, che è immagine di Dio”. La morte di Dio è la morte dell’uomo stesso. Gloria a Dio e pace all’uomo.

III.  Natale e Pasqua.

La festa del Natale bisogna collegarla con la festa di Pasqua: e per capirla bene, ci sono dei “segni” inscindibili di uno stesso mistero di Cristo, umile e vittorioso…

< La “grotta di Betlemme” ci richiama la “grotta del sepolcro” di Cristo a Gerusalemme.

< La culla, il “legno della mangiatoia” ci richiama il “legno della Croce” sul Calvario.

< I pochi “pannolini e fasce” della natività di Gesù, ci richiamano la “Sindone e le bende del

   Sepolcro”.

< L’”invidia e gelosia” di Erode, ci porta al “verdetto di morte” da parte di Ponzio Pilato.

Ecco allora come il Natale è una contemplazione spirituale, alla luce del Venerdì santo e della Pasqua di risurrezione. Molto a proposito il Papa S. Leone Magno(nei suoi discorsi per il Natale), esclama: “Riconosci, o cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio”. Dobbiamo perciò far rinascere Cristo dentro di noi mediante i Sacramenti, soprattutto della Penitenza e dell’Eucaristia.

* A Natale come a Pasqua, è lo stesso augurio di pace: difatti a Betlemme gli Angeli cantano: “Gloria a Dio.. e pace agli uomini”; a Pasqua Gesù risorto dice: “Pace a voi”.

Credere al Natale di Cristo significa accettare, accogliere il mistero e l’assurdo di un Dio che si fa uomo debole e mortale, uno di noi, per esserci vicino e per farci come Lui. Diciamo questo con le parole di S. Agostino: “Il Creatore dell’uomo si è fatto uomo; il Pane ha avuto fame; la Fonte ha avuto sete; la Luce ha dormito; la Via ha sentito stanchezza; la Verità è stata accusata da falsi testimoni; il Giudice dei vivi e dei morti è stato giudicato da un giudice mortale; il Giusto è stato condannato dagli ingiusti; la Vita è morta”(Sermo 191 n.1).

Natale: il “dono del povero”.

Un proverbio indiano dice: “Tutto ciò che non viene donato, va perduto”. Ora Dio facendosi uomo, non si è creato un corpo, ma lo ha ricevuto da una donna, da Maria Vergine, come dono. Ha assunto da noi un’umanità che lo ha reso povero, così che S. Paolo poteva scrivere:

Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventiate ricchi per mezzo della sua povertà”(2Cor.8,9).

* Facciamo sì che il Natale non si esaurisca in un’agitata e festaiola ricorrenza che riempie le mani e il ventre, con panettoni e leccornie varie, fino alla nausea; di luci colorate e di alberi stracarichi di regali costosi e spesso inutili, tanto da riempire le nostre case e cercare poi la scusa e dire: “qui non c’è più posto per Lui!”.. Tutto ciò lascia più vuoto il nostro cuore. Prepariamoci come Maria SS. a seguire Gesù, quando il “canto degli Angeli” lascerà il posto al “silenzio del Calvario”!.

Alla culla di Betlemme ci troviamo tutti “fratelli e figli di Dio”: ecco la novità del Natale. Del resto che senso avrebbero i tanti “auguri” che ci scambiamo, se siamo “chiusi” al suo messaggio? Quando la pace annunciata dagli Angeli diviene assurda e la fratellanza un sogno?..

* S. Agostino: “Dio aveva un Figlio Unigenito e ne ha fatto il Figlio dell’uomo, e in cambio di un

figlio dell’uomo, ha fatto un Figlio di Dio”.

* S. Ambrogio: “Che incredibile valore deve avere la nostra vita perché Dio venga a viverla in questo modo! Ma che incredibile amore per volerlo fare! Oggi, vicino alla grotta di Betlemme, non è il giorno per dire:”Dio mio, ti amo”. Ma è il giorno per stupirsi, dicendo:” Dio mio, quanto

 mi ami TU”!

* Ora il “segno del Bambino nella mangiatoia” si fa presente nel segno non meno umile del “Pane Eucaristico”,(Betlemme = casa del pane). Diciamo a Gesù: “grazie che ti sei fatto uno di noi, o Emanuele”, e aiutaci a farci come Te, ricchi della tua povertà.

** Natale è tempo di nascita: ci è nato un Bambino, ci è nato un Salvatore.

     Natale è tempo di regali: ci è stato dato un Figlio.

     Natale è tempo di gioia: è cresciuta la gioia, è aumentata l’allegria, gioia grande per tutti.

     Natale è tempo di tenerezza: è apparsa la bontà di Dio.

 

** G. Papini: “Gesù può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce una volta nella    

                        Betlemme del nostro cuore, allora per noi non è cambiato nulla”.

 

 

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