XXXI Domenica Del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria

 “Ascolta, Israele.. Amerai il Signore con tutto il cuore…Amerai il prossimo tuo come te stesso..”. Mc.12,28-34

Da questa Domenica, il lezionario ci offre alcuni aspetti dell’attività svolta da Gesù, dopo il suo ingresso trionfale a Gerusalemme. Il primo è il dialogo con uno scriba in rapporto alla interpretazione della Legge. Che cosa è essenziale nella vita cristiana? Gesù ce lo ricorda: “Ama”.

/ Per tre volte, nel corso del ciclo triennale, la liturgia ci propone questo brano di Vangelo, sui due comandamenti: Amerai il Signore Dio tuo; Amerai il prossimo tuo, secondo i Sinottici: Matteo, Marco e Luca. Matteo e Luca fanno dire a Gesù che i due comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo, non sono altro che due aspetti di un unico atteggiamento: vivere con e per gli altri, in comunione con Dio. Marco, nel Vangelo di oggi, apre un orizzonte non meno ricco, presentando l’amore come contenuto essenziale della nuova alleanza. C’è un segno inequivocabile che contraddistingue chi non è lontano dal Regno di Dio: la capacità di amare. L’amore del cristiano ha sì due oggetti: Dio e il prossimo, ma si tratta di un solo ed unico amore che introduce nel Regno di Dio. L’amore filiale verso Dio, nostro Padre, necessariamente deve riversarsi sugli uomini, nostri fratelli; come pure il servizio autentico verso i fratelli trova la sua origine nell’amore verso Dio.

/ Ma la domanda più profonda per l’ebreo era: qual’ è il primo dei comandamenti della Legge, qual è la cosa più importante nella vita? Come orientarsi nell’intreccio di tanti precetti, affermativi(248), e proibitivi(365) della Legge? Che cos’è l’essenziale tra tante regole, che dà unità al tutto?

Pertanto se questa domanda era stata posta a Gesù da uno degli scribi, cioè da una persona colta di quel tempo, vuol dire che era molto confuso da non sapere più quale era il primo e il più importante dei comandamenti. La risposta di Gesù a questa domanda, è stata: amare Dio e amare il prossimo.

Il testo citato da Gesù è quello famoso e conosciuto da ogni ebreo, che lo recitava e lo recita al mattino e alla sera: “Ascolta Israele”(Shemà Israel). E’ l’affermazione centrale della Parola di Dio, presente nell’AT., poi fatta propria e proclamata da Gesù con tutta la sua autorità. L’essenziale della vita dell’uomo sta nell’amore di Dio e del prossimo. Non sono due comandamenti distinti e tanto meno separati, ma talmente intrecciati uno con l’altro, da farne uno solo.

Giovanni ha scritto con molta chiarezza: ”Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello”(1Gv.4,20-21).

/ “L’amore di Dio e l’amore del prossimo, sono come due porte che simultaneamente si aprono: impossibile aprire l’una senza aprire l’altra, e impossibile chiudere l’una senza chiudere, al tempo stesso, anche l’altra”(Kierkegaard).

/ C’è un particolare affermato dallo scriba e lodato da Gesù: l’amore di Dio e del prossimo “vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. La preghiera e il culto sono attività eccelse. Tutta la vita, quando è animata dall’amore, diventa un “culto”, cioè il luogo della vera religione. Il culto non è mai disgiunto dalla carità. Occorre un cuore pieno di Dio e mani callose per la carità! Ma se il culto non ha come sorgente l’amore e non porta ad un amore più intenso, è soltanto nullità! Se, per esempio, dopo di aver partecipato alla celebrazione della s. Messa, abbiamo avuto la sensazione di aver compiuto un puro gesto formale, un dovere e basta, e non abbiamo sentito il bisogno - secondo la volontà del Signore nell’istituire l’Eucaristia - di rinnovarci e riempirci di amore di Dio e del prossimo, abbiamo solo soddisfatto il precetto di andare a Messa e nulla più!

L’amore di Dio e del prossimo dev’essere come l’anima che ispira l’attività del cristiano. Prende il nome di “solidarietà” con i bisogni e le difficoltà del prossimo; implica accoglienza e condivisione con chi è forestiero. Si può dire che non esiste settore della vita, dove questa “signora carità”, non abbia un posto! Certo, la formulazione e il legame teorico tra amore di Dio e del prossimo, è chiaro, ma è problematico e instabile nella sua applicazione, col rischio di spostare l’ago della bilancia sull’uno o sull’altro dei poli: Dio – prossimo. Di fronte, per esempio, alla fame, all’ingiustizia e all’oppressione, c’è il rischio di una risposta di violenza; per risolvere i problemi della sovrappopolazione, si suggerisce una pianificazione indiscriminata delle nascite, o l’aborto legalizzato! Di fronte alla crisi della famiglia, si propone come rimedio il divorzio; ad un malato inguaribile che soffre, si suggerisce l’eutanasia…Questo si chiama “violenza” non amore. Perciò non due amori, ma un unico amore; non due modi di misurare l’amore, ma uno solo: amare gli altri come amiamo noi stessi. Non molti modelli da imitare, ma uno solo: come ama Cristo.

Non possiamo dire di amare Dio se ci troviamo ancora a dover scegliere tra l’uno o l’altro.

/ Il verbo greco usato per “amare”(agapàn), indica l’amore disinteressato che si dona e nulla chiede in contraccambio. Il termine “eros”, invece, indica l’amore egocentrico, egoista, che tutto chiede ed esige. Il NT. non lo usa mai. Perciò “amare Dio con tutto il cuore”, significa decidersi per Dio con tutto lo slancio del proprio essere: volontà, amore, affetto, preferenza. Dio è là dove è l’uomo che vive e opera; l’amore di Dio è là dove l’uomo si china sul prossimo bisognoso e lo ama. La vera religione è là dove il primato di Dio e il primato dell’uomo vengono proclamati indistintamente con la vita e non solo sussurrati tra le 4 mura della Chiesa, per poi venir taciuti davanti alle ingiustizie, alle prepotenze, alla violenza e alle manipolazioni che ogni giorno si fanno nei confronti di Dio e dell’uomo!

/ S. Bernardo: “La misura per amare Dio? È quello di amarlo senza misura”!

/ Il santo Curato d’Ars, nel vedere un giorno gli uccellini cantare, si commosse e pianse; poi disse: ”Dio vi ha creato perché cantiate e cantate. L’uomo è stato creato per amare Dio, e non lo ama”!

/ S. Giovanni della Croce: “Alla fine della vita, saremo giudicati sull’amore.

/ S. Agostino, una volta convertito, andava ripetendo con rimpianto: “ Tardi ti ho amato, o Bellezza sempre nuova, tardi ti ho amato”!

/ S. Francesco, così si lamentava nel bosco del monte della Verna: “L’amore non è amato; l’amore non è amato”. E passava le notti a ripetere: “Mio Dio e mio tutto!”

/ Proverbio cinese: “I fiumi non bevono le proprie acque; gli alberi non mangiano i loro dolci frutti; la ricchezza dei buoni va a vantaggio degli altri”.

/ Proverbio arabo: “Tu tiri i sassi contro la palma, ed essa ti ripaga facendo cadere su di te i suoi datteri!”.

/ L’amore di Dio è stato infuso nel nostro cuore, mediante lo Spirito, dobbiamo forse solo riscoprirlo tra la farragine di tanti altri inutili o dannosi amori i quali finiranno con noi o prima di noi.

Perché questo avvenga ripetiamo spesso la preghiera del salmo: “Ti amo, Signore, mia forza!”.

/ Esempio. Si narra che un giorno, un giovane seminarista, sentì la chiamata di Dio dalla cima di un monte. Uscì dal convento e seguì immediatamente quell’eco che veniva dalla montagna. Lungo la strada incontrò un taglialegna ferito; ma non si fermò nemmeno a guardarlo, perché doveva incontrare Dio che lo aveva chiamato. Verso sera, quando giunse in cima al monte, Dio non c’era più: era sceso a soccorrere il taglialegna ferito!..

 

“Tu ci hai amati per primo, o Dio. È sempre così. Tu non ci ami per primo una sola volta ma ogni giorno, sulle strade della nostra vita” (Soren Kierkegaard).

 

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