XXIV Domenica Del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria

“E voi chi dite che io sia”? Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. Mc. 8,27-35 

 Marco inizia il suo Vangelo con le parole: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.

Queste parole non sono semplicemente le prime righe del Vangelo di Marco, bensì costituiscono la tematica fondamentale che Marco intende dimostrare in tutto il suo Vangelo.

Due tesi, in modo particolare Marco intende provare col suo Vangelo: Gesù è il Cristo, il Messia; e questo Messia è il Figlio di Dio.

  1. a. Anzitutto il nomeGesù”, è un nome comunissimo della persona di Gesù, portato facilmente dagli ebrei di allora: è un nome umano.
  2. b. Abbiamo poi il termine “Cristo(Messia), che è molto di più: è la figura messianica. Ma la figura messianica in Israele era sempre quella di una creatura umana, potente e politica.
  3. Infine il termine “Figlio di Dio”, è l’ultimo elemento, quello decisivo, che costituirà l’approdo finale. La vita di Gesù è tutta un cammino e una sequela che approda, per Marco al punto terminale, quando ai piedi della croce, il centurione romano pronuncia quella professione di fede che il titolo del Vangelo aveva preannunciato: ”Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”(Mc.15,39): solo a questo punto la meta è raggiunta.

/ Così nei  primi 8 capitoli del Vangelo di Marco, ci incontriamo solo con la figura di un “Gesù” uomo che ha, però, qualcosa di misterioso, compie segni strani, ma è sempre nel nostro orizzonte, e vuole proprio che si sappia solo questo di lui e niente altro.

Il vertice del Vangelo, la cerniera che segna il passaggio alla seconda grande tappa, è nel cap.8: la confessione di Pietro, la prima grande definizione di Gesù: “Tu sei il Cristo”,(il brano odierno). Questa non è ancora la definizione piena di Gesù, ma provvisoria. Marco scopre in Gesù solo il Messia, ma ancora umano. Per Matteo tutto è completo a Cesarea, anche come Figlio di Dio.

/ Ora l’episodio di Cesarea di Filippo è riportato da tutti e tre i Vangeli sinottici ed è così importante che la liturgia ce lo propone in tutti e tre i cicli liturgici.

Nella versione di Marco l’episodio presenta due vertici: 1. Il riconoscimento di Gesù come Messia(Cristo) da parte di Pietro. 2. La rivelazione che Gesù fa del contenuto di questa sua messianicità. Gesù si fa conoscere come il Messia sofferente, che è venuto per servire e dare la propria vita, per seguire il quale bisogna rinnegare se stessi e prendere la propria croce.

/ Qui ci troviamo ad una svolta: dopo gli entusiasmi della folla, ora l’attività di Gesù si rivolge ai Dodici in modo particolare: e l’insegnamento del Signore ha di mira il cammino della croce nell’adempimento della volontà del Padre che lo chiama ad essere il “Servo sofferente”.

In simile contesto si colloca la domanda di Gesù su che cosa pensa di Lui la gente. Ma Gesù vuole andare più a fondo su quale idea si sono fatta di Lui quelli che l’hanno seguito più da vicino.

La confessione di Pietro, risposta in qualche modo ufficiale del gruppo ristretto dei Dodici, è però una confessione provvisoria, nel senso che se da un lato afferma che Gesù è il Cristo, il Messia, dall’altro ben presto si dimostra alquanto distante dalla realtà di Gesù. Infatti, quando Gesù svela ai discepoli che il suo destino passerà attraverso la croce, Pietro insorge, e non esita a rimproverare Gesù, attirandosi subito un severo rimprovero, subito dopo la confessione. E allora Pietro sarà “Satana”, colui che “ostacola” il piano di Dio per l’umanità.

/ Gesù non è il Messia politico atteso dalla gente; la sua opera non può essere rinchiusa in nessuna ideologia umana. Certo Gesù è il Cristo, cioè il Messia predetto dai profeti e atteso dagli ebrei, ma Gesù sarà riconosciuto dagli uomini come “Figlio di Dio” soltanto a morte avvenuta, sul Calvario, dal centurione romano. Soltanto la crocifissione svela la personalità di Gesù facendo emergere la sua divinità, e questo riconoscimento è fatto proprio da un pagano, non da un discepolo né da un apostolo!. Gesù è veramente il Messia, ma il suo messianismo doveva adempiere le profezie dell’AT. relative al “Servo sofferente”. La tentazione dei discepoli, di Pietro e della Chiesa, è confessare la messianicità di Cristo senza voler accettare la Croce con tutto ciò che comporta. Il vero mistero di Gesù, la sua vera identità si rivelerà sulla Croce, ove si rivelerà veramente “Figlio di Dio”.

/ La Croce è il momento della verità per il cristiano, è la verifica del suo essere veramente discepolo di quel Messia inatteso, nascosto sotto le fattezze di un “Servo sofferente”.

La logica dell’amicizia non porta forse a condividere la vita di colui che si ama? E’ una vocazione di amicizia con Gesù, quella a cui siamo chiamati. Gesù accoglie le ingiurie, affinchè il cuore dell’uomo sia purificato dall’odio. L’amore deve seguire la logica impietosa della croce: morire per l’odio degli altri, affinchè gli altri rivivano per il nostro amore.

/ La domanda che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli, vale anche per ciascuno di noi, oggi: “Voi chi dite che io sia?..Chi sono io per te?..  La persona di Gesù non ha mai mancato di suscitare interrogativi nella gente. Credere in Gesù è seguirlo sulla via della croce. La croce di Cristo continua ancora oggi ad essere per molti “follia e scandalo”. Siamo disposti ad accettare Gesù come Cristo e Figlio di Dio, inviato dal Padre. Ma il Cristo del Calvario ci rimane un mistero!.

Gesù ha proseguito il suo cammino anche quando lo abbiamo abbandonato!. Ma né Gesù né il Padre, ci hanno voltato le spalle! Dal peccato più grande è scaturito l’amore più grande. Dio ama l’umanità.

/ Dio si presenta a noi come Salvatore in una delle pene di morte più crudeli che l’umanità conosca!. Un palo verticale e una trave orizzontale: lì sopra, appeso, c’è un uomo che è Dio. Quella croce si protende in ogni direzione, come un uomo dalle braccia tese. Sulla croce Dio ha dilatato il suo cuore, ha rivelato il suo più profondo segreto: è un Dio solidale con tutti gli uomini.

/ C’è differenza tra ammirare Gesù e seguirlo: perché “chi non prende la sua croce e non mi segue – dice Gesù – non è degno di me”(Mt.10,38). La prima radicale vittoria che Gesù chiede, è quella su se stessi, che equivale quasi sempre ad una sconfitta di fronte agli altri. La logica di ogni progetto umano di conquista del potere è: lotta-vittoria-dominio. Quella di Gesù risorto invece è: lotta(contro il male del peccato), sconfitta-dominio: è un dominio non basato sulla vittoria, bensì sulla croce.

/ S. Agostino ha espresso tutto ciò nella frase: “Victor quia victima”: vincitore perché vittima.

Nessuno avrebbe ipotizzato che la salvezza sarebbe venuta da un “Crocifisso”.

E’ il paradosso cristiano; è la realtà rivelataci da Dio, vissuta nella carne da Cristo. Ne consegue che, dice Gesù: “se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”(v.34). E’ la legge del cristiano, è la legge della vita. Seguendo Cristo e Cristo crocifisso, si giunge alla risurrezione.

Sembrano delle assurdità: sono invece la legge di vita della “Sapienza incarnata”, Gesù Cristo.

Last modified on Sunday, 06 September 2015 16:30

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