XXI Domenica Del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria

“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Gv. 6,61-70

 Oggi la liturgia ci fa ascoltare la conclusione del cap.VI di S. Giovanni, che abbiamo meditato nelle passate domeniche: il lungo discorso sul “pane di vita” proclamato da Gesù nella sinagoga di Cafarnao.

Gesù ha ripetuto con insistenza: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna”. Tutte queste parole di Gesù, hanno provocato lo scandalo degli ascoltatori: della folla, prima, e dei discepoli, poi. Il Signore esige apertamente dall’uomo una scelta precisa.

/ Dio aveva scelto il popolo ebraico(figli di Abramo): lo aveva ricolmato di benefici; ora che questo popolo sta per prendere possesso della terra promessa, Egli esige da esso una scelta decisiva: “Chi scegliete? Il Signore Dio o gli dei stranieri(gli idoli)”? La loro risposta quel giorno fu: “Vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio che ci ha liberato”.

E così presero possesso della terra promessa(cfr. Prima lettura). Ma la storia ci dice che in seguito, non mantennero la promessa e fecero scelte diverse!

/ Passando al Vangelo, troviamo un’esperienza analoga di scelta. I discepoli scelsero Gesù, ma intanto al Calvario lo lasciarono da solo!

/ Giovanni descrive sempre con interesse le reazioni degli ascoltatori di Gesù: il dottore della Legge(Nicodemo): una donna del popolo(la Samaritana): il funzionario.

Ora passa a descrivere le reazioni di coloro che circondano Gesù, di fronte al suo “discorso sul pane di vita”. Il brano odierno ci presenta, forse, una delle pagine più dure della vita di Gesù, prima della sua Passione e Morte. Discorso duro e forte: se presa sul serio, la parola di Cristo inquieta e disorienta, non accarezza gli uditori. Gesù non fa niente per ammorbidire il suo discorso. La parola di Gesù invita, o meglio, obbliga ad uscire da se stessi per seguire il Signore, a superare “la carne” per vivere nello “Spirito”. Molti fra coloro che seguivano Gesù, lo lasciano, si staccano definitivamente dal gruppo dei suoi seguaci. Il fallimento e la scissione è così grande, che Gesù arriva a chiedere ai suoi 12: “Volete andarvene anche voi”? E’ chiaro il suo intento di mettere alla prova i suoi discepoli.

/ Questo fatto si ripeterà molte volte nella storia. Gli uomini istintivamente, preferiscono un Dio che li segua nella loro strada, fatto su misura d’uomo; una vita carnale e concreta, anziché una vita spirituale; una sicurezza temporale, immediata, anziché una incerta prospettiva futura.

/ Nella liturgia eucaristica, subito dopo il racconto della Cena, il sacerdote presenta il pane e il vino annunziando: ”Mistero della fede”, cioè, quello che si sta compiendo sull’altare, non è comprensibile se non per una scelta di fede. Ora il discorso di Gesù, un discorso duro, ci ricorda che la conversione, sia individuale che delle strutture, non è mai un’operazione indolore. Se la parola dell’evangelizzatore non scuote, non “scandalizza”, non crea fratture in coloro che ascoltano, non fa un discorso cristiano, perché non obbliga alle scelte fondamentali che sono alla radice della nostra fede.. Anzi nella storia di ogni cristiano avviene, a un certo momento, lo scontro, o affiora il desiderio di lasciar perdere tutto, come davanti ad un insuccesso.

/ In un mondo tutto polarizzato intorno al consumismo, al benessere, all’arrivismo, spesso molti cristiani si vergognano di credere ancora in Dio, soprattutto di credere in un uomo venuto 2000 anni fa, a proclamarsi Dio fatto uomo, “pane vivo disceso dal cielo e carne che dà la vita eterna”.

“Forse anche voi volete andarvene”? La domanda di Gesù, carica di tristezza, ci costringe a prendere posizione di fronte a Lui. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

/ Noi siamo stati scelti da Dio: scelti a oggetto del suo amore, ammessi nella famiglia di Dio nel Battesimo, ammessi alla sua stessa mensa nell’Eucaristia, ammessi alla “beata speranza” della venuta del suo Regno.

/ A nostra volta, noi abbiamo scelto Dio, per la prima volta, nelle promesse battesimali, in occasione del Battesimo, quando abbiamo proclamato di voler credere in Cristo e in nessun altro.

Ma le nostre scelte sono instabili, mutevoli: siamo sempre tentati di guardare indietro, è un fare e disfare di propositi, prendono piede nel nostro cuore gli idoli, si servono tacitamente due padroni: Dio e il diavolo. Quando si incomincia ad indagare sul “come”, sopraggiunge l’incredulità..

/ Dio detesta questo compromesso perché “il Signore è un Dio geloso”(Gios.24,19): Dio non tollera amori disordinati che non vengono da Lui; non tollera compromessi col peccato. Bisogna uscire dalla situazione di compromesso e rinnovare la scelta del Battesimo nei momenti di crisi, quando tale scelta è necessaria per continuare a stare con chiarezza dalla parte di Cristo. Non solo però nei momenti di crisi personale, ma anche nei momenti di crisi di fede di un’intera società, come quella che stiamo vivendo!

Mai come oggi i cristiani si sono trovati di fronte alla domanda perentoria di Gesù: “Volete andarvene anche voi”? Spesso c’è qualcuno che “si tira indietro e non va più con Lui”, per certi discorsi e prese di posizione sulla morale cristiana a riguardo dell’indissolubilità del matrimonio, aborto, sessualità, coppie, figli, ecc. Viviamo in un’epoca di decisione, in cui non è possibile essere cristiani per abitudine, o anonimi, anagrafici, o perché lo sono stati i genitori. Occorre scegliere sempre, per non piegare un ginocchio davanti a Dio e l’altro davanti agli idoli e le negazioni di Dio!; per non passare con disinvoltura dalla preghiera alla bestemmia, dall’ascolto della Parola di Dio ai discorsi di miscredenti atei; dalla Messa all’edicola in cerca di riviste pornografiche o articoli in disprezzo della morale e della fede cristiana, anche su internet, o pubblicizzati dalla televisione, ove molti sono in favore della “New Age”.

/ Non prendere in giro Dio!. Ai cristiani che tenevano il piede in due staffe, s. Paolo scriveva: “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio”(Gal.6,7). E’ il rischio della fede che non è mai una certezza evidente e scontata, ma è piuttosto la decisione personale di seguire Cristo ogni giorno, sostenuti dal Pane che Egli ci dona, affidandoci a Lui solo, e impegnarci per “Colui che ha parole di vita eterna”. Questo è correre il rischio dell’amore vero.

Purtroppo anche oggi molti cristiani si prendono gioco di Dio! Perciò a chi decide di riscegliere Dio, deve allontanare gli idoli, identificare il suo idolo, quello che fa da contro-altare al vero Dio.

/ A Sichem la comunità d’Israele riunita in assemblea con Giosuè, rispose: “Noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio!”.

A Cafarnao, la prima comunità apostolica rimasta fedele assieme a Gesù, rispose con Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

/ In questo momento, dobbiamo essere noi, comunità riunita attorno all’Eucaristia, a fare la nostra scelta di fede, e a dare la risposta di Pietro come nostra personale; ma che sia una risposta ad una Persona che ha parole di vita eterna, che per prima ci offre la sua amicizia, che ci ama e che ci sceglie come suoi amici, e si dona interamente fino a morire per noi.

L’Eucaristia, senza la fede, diventa un gesto senza senso, se non mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue.

Last modified on Sunday, 16 August 2015 11:02

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