V domenica di Quaresima. Anno C. Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più

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Is 43,16-21;
Sal 125;
Fil 3,8-14;
Gv 8,1-11.

Le letture di questa domenica ci invitano a tenere lo sguardo rivolto verso il futuro verso il momento nel quale Dio creerà cose nuove con la morte e resurrezione di Gesù Cristo. Mentre il Signore, nella profezia d’Isaia, aveva detto di “non ricordare più le cose passate, non pensare più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova”, nel Vangelo, Gesù dice alla donna di non guardare più indietro, il passato caratterizzato dal peccato, ma d’ora in avanti, “non peccare più” poiché è una nuova creatura. Anche Paolo, che nel passato era stato persecutore della Chiesa, essendo stato conquistato da Cristo, capisce che tutto perde importanza, come nuova creatura “tutto reputa una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo, suo Signore”.

Ecco, io faccio una cosa nuova

Questa frase “io faccio una cosa nuova” è preceduta da due frasi all’imperativo negativo: “non ricordare e non pensare al passato”. Mentre alcuni brani dell’AT sottolineano il valore del ricordo, del fare memoria, in questo brano Dio chiede al popolo di non ricordarsi del passato benché sia stato marcato da esperienze belle e meravigliose, come ad esempio l’esodo che ricorda la liberazione, ma tutto è rimasto come legato al passato, ora il Signore vuole fare altre cose e molto più belle. Dunque il Signore ci invita a non fermarci a ricordare nostalgicamente in continuazione le cose passate, le cose antiche perché esse possono diventare un mito che paralizza il presente e il futuro; uno sguardo esagerato fermo sul passato offusca il presente e il futuro. Infatti, il Signore dice: “farò cose nuove: proprio ora germoglia e voi non ve ne accorgete”. Le cose del passato, obsolete possono chiudere i nostri occhi in vecchi schemi, e benché siano state fatte dal Signore devono aprirci al futuro, alle cose nuove. Infatti, è il Signore che nel passato aveva aperto una strada nel mare per far passare gli Israeliti, sempre il Signore afferma che aprirà anche nel deserto una strada, fornirà acqua nel deserto e fiumi nelle steppa per dissetare il suo popolo che Lui stesso ha creato. Apriamoci dunque al futuro, ricordandoci che il passato deve diventare semplicemente diventa memoria deve aiutarci a vedere qualcosa di nuovo.

D'ora in poi non peccare più

Nel Vangelo, Gesù continua la stessa prospettiva di Dio annunciata nel libro del profeta Isaia: lasciare il passato per aprirsi alla novità creata da Dio attraverso il perdono. Alcune persone esperte della legge e della sua interpretazione portarono a Gesù una donna sorpresa in adulterio e la misero in mezzo per umiliarla, quindi domandarono a Gesù come avrebbero dovuto comportarsi con tale donna sorpresa in adulterio, il loro intento non era però di ottenere per lei giustizia, ma esclusivamente di condannarla perché peccatrice, l’ adulterio era un peccato che, nella legge di Mosè, era castigato con la lapidazione, inoltre la domanda degli scribi voleva anche essere un trabocchetto:“dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”.

Desta impressione l’atteggiamento di Gesù nei confronti della donna “peccatrice” posta in mezzo per essere condannata da Gesù, ma ecco la Sua risposta: “chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra” (Gv 8,7), dopodiché riprende a scrivere per terra, affinché ognuno possa riflettere.

Gesù non è un giudice ma è il figlio di Dio venuto per salvare l’umanità e non per giudicare: “non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”. La donna si trova dunque davanti al misericordioso che le apre il cuore alla novità della misericordia: “anch'io non ti condanno” ma “va' e d'ora in poi non peccare più”.
Gesù non condanna, non rimane nel passato della donna, un passato caratterizzato da infedeltà e peccato, ma le apre la strada della vita, del cammino responsabile. Gesù dà fiducia alla donna, infonde speranza, prospetta un cammino graduale verso un futuro migliore, non si può inchiodare una persona al suo passato, occorre avere la fantasia e la grandezza di cuore di aprire cammini possibili di felicità responsabile, fare l’esperienza dell’intensità d’amore, di tenerezza.

Ormai sappiamo che nella Bibbia, il popolo d’Israele vive un rapporto sponsale con Dio e l‘alleanza che lo deve unire a Lui deve essere un legame di amore fedele sotto il simbolo di un matrimonio indissolubile. In questa prospettiva l‘infedeltà del popolo è considerata come un adulterio e una prostituzione. Infatti Gesù, riprendendo questo concetto, ha chiamato di “generazione adultera” agli increduli e agli infedeli. È in questa logica che Papa Francesco, commenta questo brano, affermando: “quella donna rappresenta tutti noi, che siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà, Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile – è possibile! – con la sua grazia “.

Il discepolo missionario ha una dignità di persona e di figlio di Dio ed è chiamato a cambiare vita, uscire dalle sue schiavitù e camminare lungo una strada nuova aperta da Gesù ma è una strada che richiede l’impegno di non peccare più, come ha posto in rilievo Papa Francesco. ““Va’ e d’ora in poi non peccare più” è un invito che vale per ognuno di noi: Gesù quando ci perdona ci apre sempre una strada nuova per andare avanti. In questo tempo di Quaresima siamo chiamati a riconoscerci peccatori e a chiedere perdono a Dio. Il perdono, a sua volta, mentre ci riconcilia e ci dona la pace, ci fa ricominciare una storia rinnovata. Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo, ad una vita nuova, una vita bella, una vita libera dal peccato, una vita generosa. Non abbiamo paura a chiedere perdono a Gesù perché Lui ci apre la porta a questa vita nuova. La Vergine Maria ci aiuti a testimoniare a tutti l’amore misericordioso di Dio che, in Gesù, ci perdona e rende nuova la nostra esistenza, offrendoci sempre nuove possibilità”.

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