XXXII Domenica - T. O. - Anno C

Published in Domenica Missionaria

Letture:
2Mc.7,1-2.2,9-14;
Sal.16;
2Ts.2,16.3,1-5;
Lc. 20,27-38; “ Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per Lui”.

 

Comunione:
 Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposa,
ad acque tranquille mi conduce.

L’anno liturgico della Chiesa volge al termine, e in queste ultime domeniche ritorna il tema delle realtà ultime dell’uomo: i novissimi, che sono, come preghiamo nel Credo: “E aspetto la risurrezione dei morti, e la vita del mondo che verrà”.  Il nostro Dio è il Dio dei viventi, è il Creatore della Vita .

 Due aspetti della vita futura:

1. l’anima spirituale che vive in Dio dal momento della morte temporale del corpo fino alla fine dei tempi;

2. la risurrezione dei corpi alla fine dei tempi, quando l’anima si riunirà al corpo trasformato e glorificato. La risurrezione comincia con la morte terrena e si compie alla fine dei tempi.  Il Signore Gesù e Maria SS. sono in cielo in anima e corpo:  sono il segno e l’icona della vita dopo la morte è il sigillo della speranza umana, che la morte terrena sfocia nella vera vita.

Nell’AT., nel 2° libro dei Maccabei, si legge: ”Dopo che saremo morti, Dio ci risusciterà a vita nuova ed eterna”… La morte segna il limite estremo dell’uomo ma non della potenza di Dio.

Nell’episodio evangelico Gesù dà una lezione di interpretazione della Bibbia stessa.

a. Vi sarà la risurrezione: “Il Dio di Abramo… è Dio dei vivi”. perché Dio è il Dio dei vivi e non dei morti. Dio è Padre solo se ha dei figli vivi: ed è solo la nostra risurrezione che farà di Dio, il Padre per sempre.

b. La seconda cosa che afferma Gesù, di chi risorgerà: “Saranno come gli angeli di Dio”, figli di Dio, figli della risurrezione. I “risuscitati” vivono della stessa vita di Dio, non condizionata dal tempo e dallo spazio.

S. Giovanni ha scritto: 1Gv.3,2:”Carissimi, sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”.

Perciò il matrimonio è legato alla presente condizione di mortalità dell’uomo. Dove non c’è più morte, non c’è più bisogno di nascita e dunque di sposarsi. 

Certo, la risurrezione dei corpi è una realtà misteriosa, noi non ne abbiamo l’esperienza e non possiamo dire cosa sia né come sarà. S. Paolo fu deriso dai greci pagani all’Areopago di Atene quando parlò di risurrezione dei morti. La Chiesa ce lo conferma come verità di fede.

Però S. Cirillo dice: “Se un albero sradicato, o anche tagliato, viene ripiantato, ricresce e fiorisce. Perché un essere umano sradicato dalla terra non dovrebbe rivivere? I semi riposano, dormono nei granai e tornano a vivere in primavera; e l’uomo, mietuto e gettato nei granai della morte, non dovrebbe rivivere? Un tralcio, o anche un ramo tagliato, se trapiantati, riprendono a vivere e a fruttificare; e l’uomo per il quale tutto è stato creato, una volta caduto non potrà rialzarsi?

Se ciò che è stato creato per noi muore e rinasce, perché noi, per i quali tutti i giorni avvengono questi prodigi, saremmo esclusi da questi benefici? Soltanto per noi non ci sarebbe risurrezione?” e conclude: l’uomo creato a immagine di Dio risorgerà più che le altre creature.

Alla domanda, cosa faresti se sapessi di morire ora? S. Luigi Gonzaga, rispose:” Io continuerei a giocare”.

S. Agostino dice: ”Nel mondo, tutto finisce, ma non finisce mai, senza dare inizio ad una cosa più bella”.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”(Gv.11,25-26).

Pertanto l’Eucaristia che stiamo celebrando è “pegno vivente della futura risurrezione”, come ha detto Gesù:” Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”(Gv.6,54).

 

La Madonna, la Madre che ci aspetta in cielo, anima e corpo, ci dia coraggio a rispettare il nostro corpo, perché anch’esso è chiamato a godere per tutta l’eternità. 

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