Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo - Anno A

Published in Domenica Missionaria

Gv.6,51-59
"Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."

La solennità odierna del “Corpo e Sangue di Cristo”, ci parla dell’Eucaristia con un grande segno: quello del pane. E’ Gesù stesso che ha fatto questa scelta. Quante volte incontriamo nel Vangelo questa realtà del pane! Gesù per due volte moltiplica il pane per le folle; parla delle briciole di pane che cadono dalla mensa del ricco epulone senza giungere alla bocca del povero Lazzaro; parla del pane abbondante nella casa paterna che torna in mente al figlio prodigo andato lontano e fa nascere la nostalgia del padre. La Chiesa è paragonata alla madia piena di farina che attende di sollevarsi per la forza del lievito. Infine, Gesù parla di se stesso come del chicco di frumento che deve morire.

Perché tanta predilezione per questa creatura del pane? Gesù voleva forse preparare gli uomini a riconoscerlo un giorno nel Pane eucaristico. S. Giovanni lo fa notare, quando descrive che Gesù, dopo di aver moltiplicato i pani, parla di un “altro pane”: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”..

Il pane è dunque Cristo: pane trasformato in Corpo di Cristo, e vino trasformato in Sangue di Cristo nella S. Messa. Ma il pane di che cosa è segno? Il pane è cibo, nutre e dà la vita; ed ecco allora il significato eucaristico di questo pane:”La mia carne è vero cibo, il mio sangue è vera bevanda..; colui che mangia di me vivrà per me.., vivrà in eterno”. Da questo momento Gesù non usa più semplicemente la parola “pane”, va oltre e comincia a scandalizzare i suoi interlocutori. Gesù parla di “corpo, anzi “carne”, nel linguaggio semitico di Gesù:”Questa è la mia carne”. Gesù offre se stesso, la sua realtà fisica, reale, percepibile: questo sarà il vostro pane; la mia carne e il mio sangue saranno il vostro cibo. L’espressione era ancora più scandalizzante per gli ebrei che ascoltavano. Il sangue, per un ebreo, era simbolo di impurità; non lo si poteva mai toccare. E Gesù invece dice: Voi berrete il mio sangue. La carne, il corpo: pensiamo a tutti i divieti di cui il corpo era stato tempestato nel mondo greco, come pure nel mondo cristiano. Il corpo era considerato soltanto tomba dell’anima, e Gesù invece dice: la mia carne è il grande segno della mia continua presenza tra voi. Questa omelia di Gesù sottolineava la presenza del Cristo nell’Eucaristia.

L’effetto dell’Eucaristia è di farci “diventare ciò che mangiamo”(S. Leone Magno); non siamo noi che assimiliamo quel pane a noi, è esso che assimila noi a sé e ci fa membra vive del corpo di Cristo. Ma c’è un altro significato importante: per il modo con cui viene mangiato, il pane è segno di comunione. Quando i primi cristiani spezzavano il pane eucaristico, erano fermamente convinti che in quel momento, celebravano non soltanto l’”Eucaristia”, ma anche quella che S. Paolo chiamava la “koinonia”, cioè la “comunione”, con la carne e il sangue di Cristo, con il suo corpo, vivo e operante nella storia: “Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi pur essendo molti, siamo un corpo solo”(II lettura); in altre parole, noi entriamo in comunione col Cristo e tra di noi. L’uomo primitivo è uscito dal suo isolamento, soltanto quando, amando il suo simile, ha sentito il bisogno di condividere con lui la preda catturata. Ed è proprio in questa comunione di vita che egli ha potuto sentirsi uomo, cioè diverso dagli animali. Mangiare insieme, fa comunità e famiglia. Ricordiamo da bambini quando, la famiglia riunita attorno alla tavola, il padre spezzava l’unico pane e lo dava a tutti. Oggi purtroppo l’uso dei panini o l’uso di mangiare a tavole separate, guardando la televisione, ha fatto dimenticare                        il segno originario di comunione che aveva allora! Inoltre Gesù ha detto:”Il mio sangue è vera bevanda”: senza bevanda non c’è il segno completo e vero del banchetto.

Pane e vino, sono segno di nutrimento e di comunione: pertanto, scrive S. Paolo ai Corinti(1Cor.11,29-30):”Se molti tra voi sono ammalati e infermi, è perché ci si accosta all’Eucaristia senza riconoscere il corpo del Signore”. Anche oggi, se ci sono tanti spiritualmente deboli e ammalati nella comunità cristiana, è perché non ci nutriamo, o ci nutriamo male del Corpo di Cristo, cioè senza fede e impegno e per abitudine. Dio non voglia che mangiamo e beviamo la nostra condanna(1Cor.11,29)!..

Certo quella dell’Eucaristia non è una festa “facile da capire”. Dai tempi di Gesù fino ad oggi, l’uomo nutre ancora perplessità. Non la capirono neppure le folle dei giudei che ascoltavano Gesù, quando dissero:”Come può costui darci la sua carne da mangiare?”(Gv.6,52). Eppure l’Eucaristia è stata annunciata fin dall’AT. attraverso alcune iniziative divine che prepararono i cuori dei poveri: l’efficacia della Parola di Dio; la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; i prodigi compiuti da Dio nel deserto: la manna, le quaglie e l’acqua scaturita dalla roccia.., sono tutti simboli del cibo che non perisce e che Dio vuole darci: la Parola di Dio e l’Eucaristia. L’esperienza del deserto del popolo ebraico, ha insegnato che l’uomo non è del tutto autosufficiente; anche il sostentamento che si procura con le sue mani, può venire a mancare. “L’uomo non vive solo di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore”. Dio ha compiuto tante opere “mirabili” nella storia, ma di tutte, l’opera più mirabile è l’Eucaristia, perché è la prova dell’amore di Dio per l’uomo, sempre presente perché eterno, fedele e immutabile, che offre suo Figlio per la vita del mondo. Ma come intuire che Gesù sarebbe stato il “pane vivo disceso dal cielo”?. Le parole di Gesù sono chiare ed inequivocabili da suscitare la reazione dei suoi ascoltatori:”In verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”.. Quando si fa un dono ad un amico, si dona sempre qualcosa di sé( a differenza dell’anonimo regalo). Ora Cristo ci offre la totalità della sua presenza nell’umile e fragile segno del pane eucaristico, a condizione che almeno sperimentiamo ogni giorno, come Israele nel deserto,la nostra fame di Lui e la nostra povertà e bisogno di Lui. Allora, di Eucaristia in Eucaristia, cammineremo verso la dimora definitiva, dove Dio sarà la nostra festa, e la nostra vita per sempre.

Inoltre l’Eucaristia non è una semplice “memoria” o un freddo monumento, ma una “presenza” che Gesù stesso ha inventato; la presenza viva e operante di Gesù, pane vivo e cibo di vita eterna.

Mangiare il Corpo di Cristo e bere il suo Sangue, significa unirsi per mezzo del segno sacramentale, alla Passione e Morte di Gesù: significa entrare nel suo mistero, per ricevere e donare la vita nel “pane spezzato e nel vino versato”. Il pane deve essere spezzato per poterlo mangiare, e mangiarlo insieme. Condividere il pane con uno sconosciuto, è un gesto di unità. Invitare qualcuno a partecipare al proprio pasto, è segno di amicizia. Condividere il cibo, consumare un pasto in famiglia, è il segno di una comunione di vita. Pertanto comunicare con il Corpo di Cristo è giungere al cuore di questa unità, amicizia e comunione di vita. Mangiare insieme crea amicizia, fratellanza, pace, gioia. Mangiando il Corpo di Cristo in chiesa, siamo obbligati a servire i fratelli spezzando con loro questo Pane nella vita di tutti i giorni. L’Eucaristia crea tra noi dei vincoli, nel Sangue di Cristo. Cristo non viene a noi da solo, viene con tutti coloro che Dio Padre gli ha affidato come fratelli. La manducazione del cibo eucaristico, porta il credente ai vertici della vita divina, al parallelismo tra il rapporto del Figlio con il Padre e del credente con Gesù nella partecipazione alla stessa vita. Gesù eucaristico è l’amore di Dio fatto “carne-pane”. Gesù, Parola-Verbo del Padre, si è fatto “carne” per noi; ora è tempo che noi, “carne”, diventiamo “parola”, cioè testimoni di Cristo con la nostra vita.

La nostra vita naturale: nascita, crescita, nutrimento, è segnata dalla vita spirituale attraverso tre Sacramenti: Battesimo-Cresima-Eucaristia. Dobbiamo continuare a nutrirci per crescere spiritualmente, attraverso il sacramento dell’Eucaristia, se no la nostra vita cristiana si indebolisce e muore. Quando il sacerdote porge ai fedeli il pane consacrato, dice a ciascuno:”Il Corpo di Cristo”, e ognuno risponde, “Amen”, quasi a dire: sì riconosco e credo che questo pane è il Corpo di Cristo, e mi impegno a riconoscerlo anche nel fratello che incontro sulla mia strada, disposto a spezzare con lui anche “l’altro pane”. Il , l’amen della bocca, diventi l’amen della vita...

S. Agostino:”Sii membro del Corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo amen”.

La festa del “Corpus Domini”, fu istituita dal Papa Urbano IV, l’8 settembre 1264, con la Bolla:”Transiturus de hoc mundo”, in seguito al miracolo di Bolsena(durante la S. Messa di un sacerdote dubbioso, dall’Ostia consacrata, scaturì sangue sul corporale); sorta per un intimo bisogno del popolo cristiano di manifestare esternamente e pubblicamente, l’omaggio di adorazione a Cristo presente nell’Eucaristia, sotto i segni del pane e del vino consacrati.

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