“Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Necessità di pregare sempre..”. Lc.18,1-8
Il Vangelo odierno fissa il tema della nostra riflessione, sulla necessità di una preghiera costante. Le letture di questa Domenica ci illustrano appunto la forza e la potenza della preghiera fatta con fede e perseveranza, perchè il tempo dell’attesa dell’ultima venuta di Cristo è tempo della fede e della preghiera:”Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra”?. C’è una circolarità tra fede e preghiera. Se è vero che per pregare bisogna credere, è anche vero che per credere bisogna pregare. La preghiera perseverante è espressione e nutrimento della fede in Dio.
1. Ma che cosa è la preghiera. La preghiera è un dialogo con Dio, è una comunione intima con Dio. Ci sono tante definizioni di preghiera, ma nessuna esaurisce il suo vero significato. La più bella è quella dell’esperienza che ognuno si è fatto, pregando: a pregare si impara pregando. Pregare non è “dire preghiere”: pregare è come voler bene. Compito della preghiera non è tanto l’essere esauditi, ma non arrendersi di fronte al silenzio di Dio, perché allora, più che ottenere ciò che si chiede, la preghiera ottiene Dio stesso.
> Gesù è il modello sublime della preghiera. Gesù aveva, si può dire tre tempi nella sua vita: il tempo per la gente, il tempo per gli amici e il tempo per Dio. Per il Padre suo celeste Gesù riservava dei tempi forti; spesso fuggiva, andava nei luoghi deserti, si ritirava, si nascondeva, e Luca dice che Gesù non voleva popolarità, perchè in certi momenti voleva solo pregare: “andò sulla montagna a pregare, e passò la notte in orazione”(Lc.6,12).
2. Come pregare, quando pregare. La nostra preghiera deve essere perseverante, insistente, fin quasi ad essere molesti con Dio, fino ad importunarlo: pregare sempre, senza stancarsi. Se persino l’uomo perverso e disonesto - del racconto evangelico – cede di fronte alla supplica incessante di una povera vedova importuna, Dio che è buono, non ascolterà e salverà chi lo invoca notte e giorno? Mosè pregò per la vittoria del popolo di Dio; la vedova pregò per avere giustizia. C’è un combattere per la giustizia che si attende da Dio, e c’è una preghiera fatta con fede che attende da Dio la vittoria della giustizia. Alla radice della preghiera di Mosè, alla sorgente dell’insistenza della vedova, c’è la certezza che può e deve scaturire la salvezza contro ogni speranza.
3. Se l’orante cristiano è un figlio che parla con il proprio Padre, una cosa deve risplendere soprattutto nella sua preghiera: la libertà. Che la preghiera sia libera e spontanea non significa dire che si è liberi di pregare o di non pregare, o di pregare solo quando ne ho voglia, né significa giustificare il disordine, la pigrizia e la superficialità nel pregare. Libertà è qualcosa di molto profondo, è la confidenza, la sincerità, l’assenza di complessi, nel parlare con Dio.
4. In questa libertà si inserisce la preghiera di domanda. Chiedere qualcosa a Dio non è certamente pretendere che Egli faccia al nostro posto quello che dovremmo fare noi, ma accettare la sua volontà. Non piegare Dio a fare la nostra volontà, ma a fare la Sua volontà.
/ Preghiera esemplare è quella di Gesù nell’orto, alla vigilia della sua morte:”Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Dio sa ciò che è veramente il nostro bene. Se quello che chiediamo non è il nostro bene, non ce lo concede!.
> Inoltre la preghiera di domanda, quando è autentica, è sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo. Per esempio, se prego per la pace, ciò mi deve spingere ad impegnarmi per la pace, iniziando dai più vicini di casa. Pregare perché cessino le sofferenze, mi spinge ad aiutare chi soffre.. non aspettare tutto dall’alto.
* Anthony De Mello racconta questo episodio: ”Un giorno per la strada vidi una ragazzina magra che tremava dal freddo; aveva un vestito leggero e ben poca speranza in un pasto decente.
Mi arrabbiai e dissi a Dio: - Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?
Per un po’ Dio non disse niente. Poi, improvvisamente, una notte, mi rispose:
“ Certo che ho fatto qualcosa. Ho fatto te!”.
5. A questa libertà nella preghiera si oppongono alcune schiavitù:
a. La prima schiavitù è quella delle formule. E’ la convinzione che per pregare Dio bisogna usare certi formulari fissi come forza magica. Le formule possono aiutare a pregare, ma non sono la preghiera. Se voglio parlare ad una persona che amo, non adopero formule fisse di un prontuario!
Quando le parole della formula non bastano più, c’è qualcosa di meglio della parola: c’è il silenzio meditativo che parla col cuore. Saper ascoltare Dio nel silenzio, è una preghiera bellissima!
Le persone che si amano, entrano in comunione ascoltandosi.
b. Una seconda schiavitù è quella dei luoghi. Cioè il non saper pregare se non in chiesa, o in un santuario o in un luogo di culto. Possiamo pregare e dialogare con Dio dappertutto.
S. Caterina da Siena diceva che si era costruita una cella interiore che si portava sempre dietro nei suoi viaggi apostolici. E S. Agostino diceva a se stesso:”Rientra in te stesso; dentro di te abita la Verità e ti aspetta”.
c. La terza schiavitù è quella dei tempi. Certo è importante darsi dei tempi fissi di preghiera durante la giornata, però ci sono dei cristiani che ancora non riescono a concepire la preghiera fuori di alcuni tempi tradizionali: mattino, sera, durante i tempi liturgici..ecc. Dio non ha un ufficio con su scritto: Si riceve solo dall’ora tale all’ora talaltra! “Pregare sempre, senza stancarsi mai.”.
I cristiani della primitiva comunità, si dice che:”Erano assidui nella preghiera”(At.2,42). Ma pregare incessantemente non significa stare sempre in ginocchio o a braccia elevate. C’è la preghiera interiore e il desiderio. Chi ama il Signore, anche se tace con la lingua, canta e prega col cuore. Dio vuole essere importunato, attende con ansia di essere disturbato dalla nostre preghiere.
“Bisogna pregare per sopportare l’orrore di questo mondo..Non c’è disperazione né tristezza amara per l’uomo che prega molto”.(Lèon Bloy). Pregare non è tempo sprecato!
> Don P. Mazzolari:”E’ bene che tu, Signore, ci rimproveri, come gente di poca fede e di molta paura, e ci costringa ad ammirare con stupore i mutamenti che Tu compi nel mondo”.
/ Consapevoli di non saper pregare, facciamo nostra l’invocazione che gli apostoli fecero a Gesù un giorno, dopo averlo visto pregare: “Signore, insegnaci a pregare”!(Lc.11,1).
6. Ecco alcuni esempi sulla preghiera.
* S. Giovanni Maria Vianney(Curato d’Ars), sul “Cosa fare in chiesa”, ha scritto:”Quante volte veniamo in Chiesa senza sapere cosa dobbiamo fare o domandare! Tuttavia, ogni qualvolta che ci rechiamo da qualcuno, sappiamo bene perché ci andiamo. Anzi vi sono alcuni che in chiesa sembrano dire così al buon Dio:”Ho soltanto due parole da dirti, così mi sbrigherò presto e me ne andrò via da te”. Io penso sempre che, quando veniamo ad adorare il Signore, otterremmo tutto quello che domandiamo, se pregassimo con fede proprio viva e con cuore totalmente puro…
Il bel compito dell’uomo è: pregare e amare. Se voi pregate e amate, ecco, questa è la felicità dell’uomo sulla terra”.
** Racconta Tommaso da Celano che “frate Francesco, alla fine non pregava più, era diventato preghiera”.
*** La risposta della nonna. “Un giorno un sacerdote vide in chiesa una vecchietta simpaticissima; passava delle ore intere in profonda preghiera: talvolta leggendo il suo libro consunto, più spesso guardando il Signore, verso il Tabernacolo, o il Crocifisso. Dopo alcuni giorni, il sacerdote le fece questa domanda: “Nonna, dove vai a prendere le tante cose che dici al Signore?”. Ella guardò il sacerdote con occhi pieni di gioia e di serenità e rispose: “Io ho niente da dire al Signore; è Lui invece che ha sempre un mucchio di cose bellissime da dire a me!”…
Poi continuò il suo profondo, invidiabile dialogo d’amore con Dio”.
/ Ecco, impariamo anche noi a pregare così, con l’aiuto della Vergine Maria.