La guerra civile dell’Islam

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Un problema intra-islamico

L’Islam è in guerra, ma diversamente da come si è soliti credere, non è in guerra contro l’Occidente, ma contro se stesso. Ci troviamo di fronte a una vera guerra civile, una grande fitna o divisione, molto complicata perché non sono solo due i gruppi che si affrontano, ma una certo numero di confessioni e correnti che si alleano contro un terzo o si scontrano secondo le circostanze. L’Occidente a volte appare piuttosto come la “scusa” o il “pretesto” di un vero problema intra-islamico. Per questo, le prime e maggiori vittime di questo conflitto sono gli stessi musulmani e non tanto gli ebrei o i cristiani. Gli attentati contro costoro sono come un “valore sicuro” agglutinante in un problema che è in realtà di altra natura.

Gli attentati yihadisti periodici che soffre l’Europa, più che uno scontro di culture, rappresentano l’importazione di un conflitto interno dell’islam, che ci tocca secondo il coinvolgimento politico dell’Occidente nello scenario internazionale.

 

La legge islamica, l’ultima legge

Che forza ha oggi la legge islamica medioevale? Il problema non è solo politico o sociologico, ma essenzialmente teologico-giuridico: se Maometto ha ricevuto l’ultima rivelazione legislativa da parte di Dio, che autorità ha l’uomo per cancellare alcune sue prescrizioni (anche se sembrano oggi barbare), per sospenderle o incluso per creare un nuovo corpo giuridico capace di reggere uno Stato moderno e complesso?

Secondo l’Islam, Dio decide di guidare l’umanità in ogni epoca rivelandole una guida, un orientamento in forma di Legge divina. Ha rivelato a Mosè una legge per il popolo ebreo con la Torah e l’ha abrogata con la legge cristiana dell’amore. Tutto il popolo ebreo si sarebbe dovuto convertire al cristianesimo in quel momento. Ma poi, nel secolo VII Dio ha rivelato a Maometto una Legge, la sharía, che abrogherebbe la Legge cristiana. Come conseguenza, ogni cristiano si sarebbe dovuto convertire all’islam. Ma, data l’importanza di Mosè e di Gesù, la comunità islamica primitiva è stata tollerante con i cristiani e gli ebrei, che rifiutarono di convertirsi facendo loro pagare una tassa speciale. Questa è la dottrina tradizionale. Ma, che cosa succede quando il mondo si allontana definitivamente dal Medioevo, entra nella Modernità e appaiono nuove esigenze giuridiche che rispondono alla complessità degli Stati moderni? Dimenticare la sharía implicherebbe riconoscere implicitamente che Maometto non era l’ultimo profeta legislatore. Ecco la pietra di scandalo che serve come base per gli estremismi.

 

Il fondamentalismo islamico

Il salafismo può essere tradotto in modo abbastanza esatto come fondamentalismo dal momento che corrisponde a quel movimento protestante americano degli inizi del secolo XX che, di fronte agli enormi cambiamenti moderni, prese la decisione di tornare ai fondamenti del cristianesimo, cioè alla Bibbia, ma presa alla lettera. Il salafismo nasce a partire dalla stessa constatazione, dalla stessa preoccupazione e dalla stessa “soluzione”: il mondo è cambiato, l’islam è stato contaminato durante i secoli con delle “innovazioni” che venivano dal cristianesimo (celebrazione della nascita del Profeta a somiglianza del Natale), dal paganesimo e animismo (pellegrinaggi alle tombe dei santi, esaltazione divinizzante delle guide spirituali del sufismo…), dal mondo moderno (democrazia, diritti umani…), ecc. Questa è l’interpretazione del salafismo. La sua proposta è di ritornare all’origine dell’islam, o meglio, a quello che credono sia l’origine dell’islam, per applicarlo oggi alla lettera. Questo prendere alla lettera è una vera neurosi che va dal ritorno alla moneta dell’epoca fino al fatto di orinare in un certo modo, passando per il mangiare o vestire come lo faceva Maometto. E dal momento che la neurosi ossessiva riguarda una proporzione della società troviamo dei salafiti in tutti gli strati sociali.

Di per sé il salafismo non si identifica con il terrorismo ma logicamente è una base naturale del yihadismo, in quanto all’uso di mezzi violenti per realizzare questo ritorno alle origini. Al-Qaeda e lo Stato Islamico sono due dei suoi aspetti. La differenza principale  è che quest’ultimo ha deciso de reimpiantare quello che si pensa fosse lo Stato islamico dell’epoca di Maometto a Medina. Ha aggiunto una dimensione politica al semplice ritorno ai costumi antichi. Inoltre ha incorporato una dimensione escatologica alla sua visione: il mondo sta per vivere la grande battaglia finale tra il bene e il male, tra le truppe del vero islam e quelle dei crociati, degli ebrei e dei musulmani empi. In concreto, l’esercito del male sarà formato da una coalizione di settanta bandiere, e la coalizione americana attuale ha già settanta aderenti! In questi tempi finali scenderà anche Gesù che sarà il Califfo dell’islam. La sua discesa avverrà in Damasco, per questo è urgente conquistare la città. Questa letteratura apocalittica forma parte della tradizione musulmana. Il salafismo, insieme a una buona parte della comunità musulmana, dimentica il suo senso simbolico e lo interpreta come avvenimenti storici della fine dei tempi. Lo Stato islamico identifica il mondo attuale con quel tempo finale. Questa visione differente l’ha portato a separarsi da al-Qaeda nel luglio 2014 e a contrapporsi fino allo scontro: il ramo di al-Qaeda algerino, ad esempio, ha collaborato con l’esercito del paese nella cattura del capo dello Stato islamico della regione.  

 

La guerra fredda tra Arabia Saudita e Qatar

Arabia Saudita e gli Emirati Arabi sono i principali paesi esportatori dell’ideologia salafita più medievale. Qatar, da parte sua, è in guerra ideologica con questi due paesi perché difende un tipo di salafismo riformato che, sebbene cerchi l’islamizzazione della popolazione, accetta le strutture di uno Stato moderno. Per questo Qatar sostiene economicamente tutti i movimenti dei Fratelli Musulmani e li ha appoggiati quando in Egitto hanno accettato il gioco democratico per arrivare al potere. Appena cacciati via dal colpo di stato del generale al-Sisi, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi hanno offerto più di 10.000 milioni per sostenere il nuovo regime. Per quale ragione questi paesi salafiti sostengono un regime meno islamizzante di quello dei Fratelli Musulmani? La ragione è che i militari perseguitano i Fratelli Musulmani, che sono la punta di lancia contro il sistema medievale dell’Arabia. Qatar Airways e Emirates non fanno altro che portare al football l’opposizione tra i loro paesi. 

Tuttavia, tanto Qatar come l’Arabia considerano l’Iran come il loro grande nemico. I paesi del Golfo hanno inoltre delle minoranze (o delle maggioranze come il Bahrein) sciite importanti guardate con sospetto. Per questo hanno all’inizio finanziato i gruppi ribelli sunniti contro il Presidente della Siria, Bacher al-Assad e gli iracheni indignati dalla politica anti-sunnita del presidente sciita, sorto dopo la guerra del Golfo. Quest’ultimo gruppo si è trasformato in Stato islamico e grazie ai pozzi del petrolio è riuscito ad occupare un terzo dell’Irak e altrettanto della Siria.

Più che un gioco di scacchi, la mappa della Siria sembra una partita in cui ogni fazione fa il suo gioco seguendo segrete alleanze contro natura. Troviamo tra le forze governative sciiti appoggiati dall’Iran, dal governo irakeno e dall’esercito del gruppo politico-militare libanese chiamato Hezbollah, anch’esso sciita. In lotta contro il regime troviamo tre eserciti: un gruppo legato a al-Qaeda chiamato Fronte al-Nusra, lo Stato Islamico e l’Esercito Libero Sirio, che sta scomparendo sebbene all’inizio abbia canalizzato l’aiuto militare statunitense, turco e francese. Abbiamo inoltre tanto al nord della Siria come al nord dell’Irak una importante popolazione curda. Sono musulmani sunniti ma strutturano la loro identità più sull’etnia propria e sulla cultura di influenza socialista che sulla religione.

 

Sunnismo e sciismo

Qual è la differenza tra sunnismo e sciismo? A parte il ricordo tragico della guerra che ha fatto scontrare i seguaci di Alì (gli sciiti) con quelli che diedero origine alla dinastia Omayyade di Damasco, e della persecuzione sofferta durante secoli degli sciiti, ci sono potenti ragioni teologiche. Il sunnismo è una confessione islamica senza gerarchia religiosa. Gli imam non sono “clero”, ma solo dirigenti della preghiera. Qualsiasi fedele può fungere da imam e qualunque imam può smettere di esserlo. Devono (o dovrebbero) essere ben formati nel diritto islamico ed esercitano la loro attività come impiegati pubblici. Di fatto, i paesi arabi sunniti hanno ognuno un ministero in materia religiosa, che contratta gli imam come funzionari. Lo sciismo, invece, considera che certe persone sono dotate di una luce divina, che dà loro capacità e conoscenze speciali della realtà e che non sono troppo lontani dalla categoria dei profeti. Questo per un sunnita equivale a una bestemmia ed è inaccettabile dopo la morte di Maometto. Il clero sciita ha, quindi, autorità divina per “innovare” giuridicamente. Il mondo sunnita ha un movimento mistico con una teologia simile a quella sciita: il sufismo. In questo caso il mediatore e dispensatore della baraka (benedizione) divina è il maestro spirituale di ogni confraternita. E’ comprensibile, quindi, che il salafismo anti-sciita dell’Arabia Saudita perseguiti ferocemente la mistica sufi.

 

I dibattiti interni

L’opposizione sunnismo-sciismo rappresenta la dimensione confessionale di questa guerra interna dell’islam. I problemi e le complessità si fanno sempre maggiori quando scorgiamo all’interno di queste confessioni delle correnti tra di loro non conciliabili.

I dibattiti interni del gruppo sciita maggioritario, il duodecimano (lo sciismo, che attende l’apparizione del dodicesimo imam), girano spesso intorno alla legittimità dello sciismo politico inaugurato con la rivoluzione di Jomeini. Lo sciismo primitivo ha sviluppato una mistica del nascondimento nel contesto della persecuzione da parte dei sunniti, che ha fatto vedete con diffidenza ogni partecipazione politica finché torneranno alla fine dei tempi le figure messianiche, cioè il Madhi e Gesù. Lo sciismo porta in sé una profonda distinzione tra politica e religione vera.

Il sunnismo (90% dell’islam), da parte sua, discute sulla portata della Legge islamica. La corrente maggiore la potremmo chiamare “tradizionalismo”. E’ quella che accetta l’islam così come è arrivato ai giorni nostri, senza discutere troppo sulle tradizioni culturali e religiose ricevute dalle generazioni precedenti. Però alcune di queste tradizioni possono avere accentuato ancora di più il patriarcalismo coranico, per cui a volte troviamo gruppi di donne con metodologia fondamentalista che si dichiarano paradossalmente femministe.

Ci sono anche delle correnti riformiste che si lasciano interpellare dalla modernità. I Fratelli Musulmani prendono dalla modernità solo quello che serve loro per islamizzare la società nella linea di un fondamentalismo più dotto. Il tradizionalismo islamico egiziano li sta combattendo ferocemente. Altri riformismi sono molto più sinceri dal momento che rileggono il Corano e la Sunna per cercare fondamenti islamici per buona parte dei Diritti Umani. Senza negare il dogma del fine della rivelazione legislativa, fanno uno “sforzo interpretativo” per slegare l’islam dal sistema politico califfale, mettendo il tema del velo nel suo posto giusto e arrivando perfino a vedere allusioni coraniche, che porterebbero alla proibizione della poligamia.

In questo sforzo interpretativo, gioca un ruolo cruciale la critica sull’autenticità di molti hadíth o racconti sulla vita di Maometto messi per scritto due secoli dopo. Manca tuttavia ancora un vero studio scientifico sugli origini dell’islam e sulla storia della redazione del Corano. Sebbene questo possa procurare panico a molti musulmani, è l’unica forma per smontare, alla radice, l’interpretazione violenta salafita. Il cammino è lungo, ma il volto dell’islam cambierà radicalmente. Altrimenti, tradizionalisti, riformisti, modernisti e fondamentalisti continueranno ad attaccare le rispettive interpretazioni di uno stesso testo, e forse, molti altri, com’è successo in Europa, sbalorditi per così grande barbarie, andranno un po’ alla volta abbandonando silenziosamente la religione.

 

Fonte:

Jaume Flaquer

Responsabile dell’area teologica di “Cristianisme i Justícia” 

Specialista nel mondo islamico

 

http://www.aggiornamentisociali.it/

 

 

 

Last modified on Monday, 08 August 2016 14:05

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