XIII Domenica Del Tempo Ordinario

Published in Domenica Missionaria

“Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. Lc. 9,51-62.

 

Il brano evangelico di questa Domenica si apre con un’annotazione importante per capire il Vangelo di Luca:”mentre stavano compiendosi i giorni in cui(Gesù) sarebbe stato tolto dal mondo(in greco= i giorni della sua assunzione; l’ascensione è l’ultimo passo del Cristo verso il cielo), si diresse decisamente verso Gerusalemme”. La solennità di questa frase dà al seguito del Vangelo una densità drammatica e un’atmosfera totalmente pasquale.

I) a.Tolto dal mondo”. Si avvicina il momento in cui Gesù sarà “tolto dal mondo”, termine usato da Luca, per dire letteralmente “assunto”,“elevato”. Quando Gesù comincia a marciare verso Gerusalemme, Luca già ci ricorda che sta marciando verso l’ascensione, per cui la sua meta non è tanto Gerusalemme, ma il monte degli Ulivi, anzi il cielo, l’area di Dio. Le ultime tappe della vita di Cristo formano un tutto unico: difatti la passione, la risurrezione e l’ascensione, costituiscono “un’assunzione”, cioè l’innalzamento del Signore nella

b. “Si diresse decisamente verso Gerusalemme”. La frase letteralmente dice che Gesù “fece il viso duro”. L’espressione traduce la determinazione di assumere il suo futuro destino, e la fiducia in Dio. Gesù è cosciente di ciò che l’aspetta a Gerusalemme, e si mette in viaggio. La sua preoccupazione inoltre, sarà quella di continuare a preparare i suoi discepoli a seguirlo nella sua missione, nonostante lo scandalo della croce. Ora secondo Luca, Gesù andò a Gerusalemme una volta sola(eccetto la visita a 12 anni), e questo viaggio non è un semplice spostamento geografico dalla Galilea a Gerusalemme, ma molto di più; è la salita di Gesù verso la sua Pasqua, sta andando incontro alla sua morte e alla sua gloria, e questo, Gesù lo sa e lo intraprende con piena consapevolezza e decisione. Perciò lungo questo itinerario, Gesù insegna, chiama i seguaci, fa miracoli, ecc. Pertanto durante questo viaggio, Gesù si mostra il “Maestro” che insegna al discepolo come seguirlo nella sua vita di sofferenza per giungere alla gloria della risurrezione.

La vita del discepolo di Cristo è una scelta ad una chiamata, perché il discepolo, guidato dallo Spirito, non segua i desideri della carne contrari allo  Spirito, ma segua i desideri dello Spirito contrari alla carne(II lettura).

II) Tre casi di vocazione mettono in luce ciò che è richiesto a chi vuol seguire Gesù fino in fondo. Nei testi biblici abbiamo sentito in modo particolare il termine “seguire”: le 3 chiamate di Gesù nel brano evangelico sono scandite e si aprono ognuna con il verbo “seguire”: “ti seguirò.., seguimi.., ti seguirò”…Anche nella lettura del I libro dei Re, abbiamo sentito la chiamata di Eliseo da parte del profeta Quando poi non è più un uomo che chiama, ma Dio in persona, non si può indugiare a voltarsi indietro, neppure per salutare quelli di casa o seppellire il proprio padre( = urgenza e importanza della chiamata di Dio). Il distacco, le rotture indicate dal Vangelo, non esprimono disprezzo né fanatismo, ma piuttosto una capacità di distacco e di amore, una disponibilità a rinnovarsi che è frutto della fede. Perciò nei tre casi Gesù reclama una disponibilità totale e immediata nella rinunzia alla propria casa, alla famiglia e alle proprie attività. Seguire Gesù significa impegnarsi a condividere la sua insicurezza, ad andare fino in fondo nel dono di sé.

/ La chiamata di Gesù è più autorevole e più urgente di quella dei profeti, ed ottiene ciò che chiede. Dice a Pietro, a Giacomo  e a Giovanni:”Venite dietro a me”, e quelli, lasciate le reti e il padre, lo seguirono” (Mc.1,16 ss.). Gesù dice a Francesco d’Assisi:”Và, vendi ciò che hai, poi vieni e seguimi..Ripara la mia Chiesa che è in rovina”. E così Francesco, lasciato il padre Pietro di Bernardone, si mette a seguire Gesù in povertà. Anche oggi, in un mondo che sembra aver reso doppiamente assurda quella sua richiesta, in un mondo che sembra sordo a questa chiamata perché frastornato da troppi rumori assordanti e nocivi, Gesù continua a far sentire il suo “vieni e seguimi”, e per fortuna c’è ancora qualche raro giovane di entrambi i sessi che a quell’invito, lasciano la famiglia, la carriera e i sogni giovanili, per seguire il Signore a tempo e a cuore pieno..

/ Parlando di “vocazione”, c’è subito un equivoco da dissipare: molti pensano che “vocazione” sia solo quella allo stato sacerdotale e religioso, sicchè la maggioranza dei cristiani pensano che non li interessa direttamente. Il Conc. Vat. II ha fatto piazza pulita di questo pregiudizio; c’è una “vocazione” fondamentale che è di tutti e comune a tutti, cioè quella cristiana derivata dal Battesimo e ci chiama alla santità; e poi ci sono le “vocazioni“ proprie di ciascuno: la vocazione laicale o secolare, e la vocazione al sacerdozio e allo stato religioso. Ricordiamo sempre che ciò che è più importante è ciò che ci unisce nella Chiesa, cioè essere discepoli di Cristo ed essere nella Chiesa, viene prima che essere laici o sacerdoti o religiosi. Siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo, chiamati ad una medesima speranza.Oggi non è più possibile che sposati e celibi, chierici e laici, suore e religiosi, vivano nella Chiesa in compartimenti stagni, formando quasi delle caste separate, e che si evitino tra di loro. Per formare un coro, le diverse voci devono cantare insieme. Ciò non significa trascurare l’importanza e la bellezza delle vocazioni particolari di totale consacrazione a Dio, segno di perfetto e indiviso amore per Cristo. Se pertanto queste particolari vocazioni di consacrazione a Dio, oggi sono scarse, c’è qualcosa che non va nella nostra società consumistica! 

> S. Agostino diceva ai suoi cristiani: “Io sono con voi “Cristiano”, per voiVescovo e pastore”.

In sostanza siamo chiamati alla “santità”; i cristiani sono “santi per vocazione”(Rom.1,7).

Pietro scrive: ”Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta”(I Pt. 1,15). Per questo i mezzi a disposizione sono:la Parola di Dio, i Sacramenti, l’esempio dei santi, la guida del magistero della Chiesa..

/ Pertanto che tipo di discepoli di Cristo siamo noi?Discepolo” non è semplicemente colui che apprende un insegnamento esposto da un maestro, ma colui che aderisce ad un particolare insegnamento, in modo da farne un programma di vita. Ora nel Vangelo, discepolo è chi accoglie l’insegnamento di Gesù e aderisce con tutto il suo essere alla sua persona per sempre.

I discepoli di Gesù sono chiamati ad essere con Lui, vivere con Cristo, di Cristo e in Cristo. Per questo occorre coraggio e sacrificio; non si può essere discepoli di Cristo per abitudine o per tradizione. Ci vuole invece una scelta precisa e responsabile, occorre coraggio, decisione, impegno coerente. Occorre soprattutto fede che trova la sua verifica nell’amore fraterno, caratteristica distintiva dei discepoli di Cristo. “Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue”. Chi segue Gesù è veramente un uomo libero, senza padroni. Un uomo libero dalla schiavitù delle cose, del potere, del denaro, del sesso, del consumismo, libero soprattutto da se stesso.

/ C’è una parolina che serve in tutta la Bibbia ad esprimere la risposta dell’uomo alla chiamata di Dio: la pronunciò Abramo quando Dio lo chiamò a lasciare la sua terra; la pronunciò Samuele quando Dio lo chiamò alla vocazione profetica; la pronunciò Maria SS. quando Dio la chiamò ad essere Madre del Salvatore: è l’esclamazione, “eccomi”. Oggi nel Vangelo Gesù ci dice ancora,

seguimi”: a noi il coraggio di rispondergli, “eccomi”. Non lasciamo cadere l’invito a seguirlo, perché non è una chiamata come le altre: è chiamata alla salvezza, alla vita. Mancarla, significa mancare l’appuntamento con la vera felicità.

Agostino era atterrito di mancare all’appuntamento con Cristo, quando disse:”Ho paura di Gesù che passi oltre e non torni indietro”(Timeo Iesum transeuntem et non redeuntem”), dopo aver bussato alla mia porta.

> Paolo VI: “Non può diventare cristiano chi non sa preferire la perfezione difficile alla mediocrità facile. Se c’è una cosa che non si può perdonare ad un cristiano è proprio la mediocrità!”.

> Giovanni Paolo II:La Chiesa di oggi non ha bisogno di cristiani part-time, ma di cristiani a tempo pieno”.

Fidiamoci di Gesù che ancora ci ripete: ”Io sono la luce del mondo, chi segue me avrà la luce della vita”.

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