Is 61,1-2.10-11;
Lc 1;
1Ts 5,16-24;
Gv 1,6-8.19-28.
«Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Con l’antifona d’ingresso la celebrazione di questa domenica (detta anche “domenica Gaudete”) è orientata alla gioia: gioia perché il Signore è vicino, gioia perché una “buona notizia” è portata a tutti (Prima lettura), gioia dei credenti convocati da Dio a fare comunità per ascoltare la Parola e celebrare l’Eucaristia (Seconda lettura), gioia del Battista che testimonia il Signore presente in mezzo a noi (Vangelo). L’invito a gioire, dunque, è dato dalla presenza del Signore e dai “doni preziosi” che Egli fa alla comunità attraverso lo Spirito Santo: gli effetti salvifici e santificanti per i credenti (cfr. orazione sulle offerte e dopo la comunione).
Nella Prima lettura il profeta ha il compito di rendere visibile la Parola attraverso le sue azioni; egli si fa apostolo di un lieto annuncio, di una Parola che diventa medicina, liberazione e remissione di ogni peccato. Gesù stesso attraverso questa profezia inaugurò il suo ministero (cfr. Lc 4,16-21; acclamazione al vangelo). Anche a noi, nell’oggi celebrativo, la Parola invita ad accoglierla in modo da essere liberati dalle varie schiavitù spirituali che portiamo dentro. La risposta a quest’opera grande di Dio è il Salmo responsoriale, attraverso il quale facciamo nostra l’esperienza di Maria, un’esperienza in cui Dio capovolge le situazioni umane, è vicino a coloro che confidano in Lui e la loro vita diventa “spazio” del Suo agire.
Nel brano evangelico il Battista è presentato come testimone di Gesù, indica la via di Dio definendosi «voce», orienta i suoi discepoli a Cristo. Il testimone è quell’uomo di Dio che non è accentratore, egoista, superbo, avido, geloso ma è colui che “indica” Gesù, rimanda a Lui, lo rende presente nelle sue parole e nelle sue azioni. Giovanni diventa il modello della Chiesa, la quale rassicura il mondo sul fatto che il Signore c’è, è in mezzo a noi; anche se ancora non gode delle visione piena del suo volto, né della comunione perfetta con Lui.
La voce e la testimonianza di Giovanni, però, si scontrano con un mondo incredulo e a volte diffidente, un mondo incentrato sull’io o sul potere, perciò risuona ancora nelle nostre orecchie l’invito alla conversione. Entrare in contatto con Cristo presuppone un cambiamento di mentalità; senza questo, Gesù può essere nel mondo ma senza essere riconosciuto. Il Battista è riuscito ad aprire gli occhi di alcuni suoi contemporanei e in questo tempo invita tutti a riconoscere Gesù, ad entrare in relazione e comunione con Lui, a fare un’esperienza di Lui e con Lui. È da questa relazione con Dio, attraverso il Figlio fatto uomo, che dipende la riuscita della nostra vita e del significato del Natale.
Il Signore è già venuto, riscopriamolo presente nella nostra vita e testimoniamolo con gioia.