Domenica XXXI del Tempo Ordinario (Anno A). Siete Tutti Fratelli

Domenica XXXI del Tempo Ordinario (Anno A). Siete Tutti Fratelli Foto da Pixabay
Published in Domenica Missionaria

Ml 1,14- 2,2.8-10;
Sal 130;
1Ts 2,7-9.13;
Mt 23,1-12.

Questo brano evangelico appartiene all’ultimo degli insegnamenti pubblici di Gesù: Gesù si trova a Gerusalemme e si avvicina il momento dell’arresto; in questo contesto si produce un duro confronto con le autorità del popolo di Israele. Gesù non sta contestando la religiosità giudaica in quanto tale, ma pronuncia parole dure sul tentativo di alcuni, i capi in particolare, di stravolgerne i valori autentici con atteggiamenti incoerenti. L’evangelista Matteo, riportando queste parole di Gesù, mette in guardia la comunità dei primi cristiani dal riprodurre uno stile di vita incompatibile con la fede in Lui. Sullo sfondo si percepisce il conflitto tra la chiesa nascente e la sinagoga. 

Se proviamo a meditare queste parole in rapporto al primo discorso di Gesù, quello sul monte (Mt 5-7) secondo la redazione di Matteo, diventano allora come un paragone tra l’ideale di vita del discepolo di Cristo e i comportamenti non corrispondenti a questo ideale, evidenti in coloro che sono ancora “sotto la Legge”, come direbbe Paolo.

Il discorso è rivolto alle folle e in particolare ai discepoli, non agli scribi e ai farisei, anche se ci sono scribi non lontani dal Regno di Dio (cf. Mt 12,34) e quelli che “dicono e non fanno” si trovano spesso ovunque.

Il rapporto di Gesù con la Legge è chiarito nel discorso della montagna, egli non è venuto per abolirla, ma per portarla a compimento (Mt 5, 17-19) quindi i comandamenti autentici sono da mettere in pratica e per quello dice in questo testo “quanto vi dicono fatelo e osservatelo”. Ma –diceva Gesù nel discorso della montagna– “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei celi” (Mt 5,20).

Gesù invita a superare l’osservanza formale della Legge (Mc 7,15) perché è giunto il Regno di Dio (Mt 4,17) e col suo avvento si inaugura una “nuova legge”: quella dell’Amore è al di sopra dell’antica. 

Annunciando che il regno di Dio è qui, Gesù offre un nuovo criterio di azione che non sopprime la Legge, ma ne rivela il senso autentico. Il comandamento dell’amore è il metro di misura nella critica della Legge. “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, il mio giogo è dolce e il mio carico leggero” (cf. Mt 11,28-30).

I “pesanti fardelli” sono prescrizioni elaborate dalla tradizione orale. Queste possono aiutare l’osservanza della Torah, ma la possono anche aggirare e soppiantare con usanze umane. Ecco allora che riguardano gli altri piuttosto che i capi: “loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. La religiosità può essere pure motivo di esibizionismo (vv. 5-7) contrario a quanto insegnato nel discorso della montagna. “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini”: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, che erano le opere buone più frequenti per un giudeo, devono essere fatte “in segreto” dal discepolo di Cristo, perché hanno come unica motivazione l’adorazione di Dio (cf Mt 6,1-6.16-18). 

Più importante per il discepolo non è il consenso sociale e il rispetto degli uomini, né i titoli di onore, ma essere “poveri in spirito” (Mt 5,3) perché tutto si è posto nelle mani di Dio. Questo porta persecuzione (Mt 5,10-11) più che applausi e consenso (Mt 23,6-7). 

Dio è “Padre nostro” (Mt 6,9) e nessuno si può interporre a Lui. Per questo il discepolo di Cristo si deve guardare dal conferire titoli e un potere che oscuri il fatto che uno solo è padre e voi siete tutti fratelli. Questa comunità ha il suo ideale nel “servizio” (Mt 20,28) del Figlio dell’uomo, modello della Chiesa: “il più grande tra voi sia vostro servo” (conf. Mc 10,41-44; Gv 13). 

In questa pagina del vangelo le parole di Gesù vanno molto più in la di una accesa polemica con gli scribi e i farisei. Per i cristiani sono una esortazione a essere coerenti e un richiamo alla loro identità profonda che devono testimoniare con la vita.

DOMANDE

A chi sono rivolte le parole di Gesù?
Chi sono gli interlocutori dell’evangelista Matteo?
Osservanza e ipocrisia possono convivere?
Qual è la novità del messaggio di Gesù?
Quali atteggiamenti caratterizzano la comunità dei discepoli di Gesù?

PREGHIERA

Mi hai messo in guardia, Signore, da un comportamento ipocrita che non riflette la novità di vita che anima la comunità dei tuoi discepoli. Come è facile tornare a mettere al centro se stessi, attaccarsi alle usanze, a rimanere immobili, ascoltando la tua Parola. Sì, anch’io sono tra coloro che “dicono e non fanno”, la tua Parola mi mette in imbarazzo. La ricerca di segni esteriori, di consenso, di titoli e onorificenze turba i miei pensieri e indebolisce la fraternità. Come era pura di cuore tua madre, Maria, così siano le mie intenzioni e i miei atteggiamenti in modo da poter costruire una comunità secondo i tuoi stessi sentimenti con la tua stessa compassione verso tutti. Amen.

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