Is 35,1-6a. 8a.10;
Gc 5,7-10;
Mt 11,2-11.
La liturgia di questa terza domenica d’Avvento chiamata “dominica gaudete”, gaudete cioè rallegratevi, ci invita alla gioia, che dovrebbe caratterizzare il cristiano perché è vicino l'intervento liberatore di Dio e dovrebbe accendere la speranza nel cuore dei credenti, con canti di gioia e giubilo perché Dio sta arrivando per dare nuova vita al suo popolo, liberarlo e condurlo nella terra della libertà. Gesù, nel Vangelo, indica i segni della presenza del Messia: Egli dà la vista ai ciechi, fa riacquistare agli zoppi il movimento, guarisce i lebbrosi, fa udire i sordi, risusciterà i morti: è questa immagine di vita nuova e di speranza che Gesù ci offre.
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa
Per il profeta Isaia l’intervento di Dio, motivo di gioia per il popolo di Israele in esilio, si manifesta attraverso una trasformazione. Egli comincia con delle immagini della natura che si trasforma. Per esempio il deserto, luogo triste, sterile dove non cresce niente, segno dunque di tristezza, deve rallegrarsi, gioire perché fiorirà e sarà vestito di vita abbondante e di bellezza. Quel luogo inospitale e inabitato diventerà un luogo vivibile e di gioia. Una realtà di morte e senza alternative diventerà una luogo di vita e di speranza. Così come la natura si trasforma, anche il popolo di Dio deve prepararsi alla trasformazione deve prepararsi all'azione liberatrice di Dio per il suo popolo.
Con questa premessa, il Profeta invita il popolo ad aver coraggio, a non temere: “Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”. Anche per loro ci sarà una trasformazione: si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi, lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada che porteranno alla gioia. Nessuno scoraggiamento: Dio è lì per salvare e liberare il suo popolo. Gli esuli devono unirsi alla natura in questo flusso di gioia e di nuova vita, perché la liberazione è arrivata.
I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati
Il testo evangelico identifica Gesù con la presenza salvifica e liberatrice di Dio tra gli uomini. Giovanni manda a chiedere a Gesù: “sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù risponde con i segni della sua presenza: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Gesù parla dei ciechi, degli zoppi, dei lebbrosi, dei morti e dei poveri, la loro situazione verrà radicalmente trasformata. La risposta di Gesù è ovviamente positiva: egli usa una serie di citazioni tratte da Isaia che definiscono, dal punto di vista dei profeti, l'azione del Messia inviato da Dio: dare la vita ai morti, guarire i sordi, dare la vista ai ciechi, donare la libertà di movimento agli zoppi, annunciate la Buona Novella ai poveri. Il messaggio e i gesti di Dio contengono una proposta liberatrice agli uomini e questo è motivo di gioia per il suo popolo.
Gesù viene ad operare queste trasformazione: viene per far ascoltare i "sordi" dei nostri tempi, coloro che sono chiusi in un mondo senza comunicazione e senza dialogo; far vedere i "ciechi", coloro che sono chiusi nelle tenebre dell'egoismo o della violenza; fa camminare gli "zoppi", quelli che sono impediti a muoversi per andare verso i fratelli per liberare i prigionieri, privati della libertà, nascosti dietro le sbarre in cui la società li chiude. Noi dobbiamo continuare questa missione profetica di Gesù per instaurare il regno di Dio sulla Terra.
Come Gesù, il discepolo missionario, dev’essere, come ha detto Papa Francesco “lo strumento concreto della misericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e la salvezza, e in questo modo manifesta il giudizio di Dio. I ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i sordi, recuperano la loro dignità e non sono più esclusi per la loro malattia, i morti ritornano a vivere, mentre ai poveri è annunciata la Buona Notizia. E questa diventa la sintesi dell’agire di Gesù, che in questo modo rende visibile e tangibile l’agire stesso di Dio”.