Sir 3,17-20.28-29;
Sal 67;
Eb 12,18-19.22-24;
Lc 14,1.7-14.
La parabola sulla scelta dei posti viene raccontata in giorno di sabato quando ormai Gesù è a Gerusalemme, dove si compirà il mistero pasquale, dove si celebrerà l’eucarestia della nuova alleanza, a cui segue, poi, l’incontro con il vivente e l’incarico di missione dei discepoli che prolunga quella storica di Gesù. Nel capitolo 14 Luca, con la sua arte di abile narratore, dipinge un quadro, nel quale descrive, per mezzo di due scene che si svolgono attorno al tavolo, il volto della nuova comunità convocata da Gesù.
Il sabato: giorno di festa e di liberazione
Così che, in un giorno festivo, Gesù è invitato da un responsabile del movimento dei farisei , stando alla mensa, avviene il primo episodio: la guarigione di un uomo idropico impedito per la sua menomazione fisica dal partecipare alla mensa. Come si sa dalla Regola di Qumran quelli che sono colpiti nella carne sono esclusi dalle comunità.
Il pranzo del sabato ha un carattere festivo e sacro e Gesù, curando precisamente in quel giorno, riporta alla mensa una persona che era stata esclusa. È un gesto tremendamente carico di significati: il sabato non si riduce ad un’osservanza esterna del riposo sacro, ma è a favore dell’uomo; i destinatari della buona notizia del Regno sono prima di tutto gli esclusi.
I primi posti nel banchetto del regno
A questo punto si innesta il secondo quadro che è quello che leggiamo nel vangelo di questa domenica. I criteri per scegliere i posti non si basano sulle precedenze, sui ruoli o la notorietà, ma si ispirano all’agire di Dio che promuove gli ultimi, «perché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). Dio esalta i piccoli e i poveri così come Gesù ha introdotto nella commensalità della festa sabbatica l’idropico escluso.
Vengono poi i criteri per la scelta degli invitati. Sono esclusi i criteri di raccomandazione e di solidarietà corporativa: «Non invitare i tuoi amici, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini...»
«Al contrario, quando dai un banchetto invita, poveri, storpi, zoppi, ciechi...» (Lc 14,12.13). L’elenco incomincia con i poveri, che nel vangelo di Luca sono i destinatari delle beatitudine: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio». Nell’elenco degli invitati i poveri sono precisati come i menomati fisicamente, gli handicappati, esclusi dalle confraternite farisaiche e dal rituale del tempio (cf 2 Sam 5,8; Lv 21,18).
Gesù stando in casa del fariseo che l’aveva invitato a pranzo osserva come gli invitati ricerchino i primi posti. È un atteggiamento molto comune nella vita, non solo quando si sta a tavola: ciascuno cerca sempre il primo posto nell’attenzione e nella considerazione da parte degli altri. Tutti, cominciando da noi stessi, ne abbiamo esperienza. Ma badiamo bene, le parole di Gesù che esortano ad astenersi dal cercare il primo posto non sono semplicemente una esortazione di buon galateo; esse sono una regola di vita. Gesù chiarisce che è il Signore a donare a ciascuno la dignità e l’onore, non siamo noi stessi a darceli, magari vantando i nostri meriti. Come ha fatto nelle Beatitudini, Gesù rovescia il giudizio e i comportamenti di questo mondo.