Ger 38,4-6.8-10;
Sal 39;
Eb 12,1-4;
Lc 12,49-53.
Il fuoco che non si estingue viene dal cielo: è il fuoco dello Spirito che è l’espressione luminosa e calda della presenza divina fra noi; è il battesimo dell’amore. Nasce la luce, nasce il pane, nasce l’acqua, nasce Dio! Nasce la nuova Betlemme, casa del Pane consumato; la nuova Emmaus, locanda del Pane spezzato; la nuova Betania, casa del Pane offerto agli uomini per sempre. Questo fuoco è il fuoco capace di espandersi senza fare i danni di un incendio, ma creando legami caldi di vivace scambio.
Eppure con questo fuoco noi scopriamo anche le divisioni e tutta la parola di Dio di quest'oggi ci parla di divisioni e di conflitti. Evidentemente tutto ciò che divide non viene da Dio, perché in Dio si fa unità; eppure la legge nuova, quella dell'amore senza limiti, arriva a dire "chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me". Si tratta della divisione che si produce quando ci si impegna per l'autenticità e la missione di Gesù. Non è qualcosa di “indolore”; accogliere il progetto di Gesù ci porta al bivio dove dobbiamo prendere una decisione: "con Lui o contro di lui". Non dobbiamo dimenticare che Gesù è segno di contraddizione per ogni tempo, pietra di inciampo per quanti guardano in alto aspettandosi miracoli e prodigi oppure pietra angolare per chi guarda le sue mani stanche, quelle di un carpentiere intento a costruire la casa della speranza: la Chiesa.
Per questo la liturgia di oggi parla di divisione, e di divisione radicale anche nelle relazioni familiari fondamentali. Lui è la pace, ma non tutti la accolgono. Chi lo accoglie, si incammina sulla via del Vangelo e sperimenta la sua pace; chi non lo accoglie, non riesce proprio a capire il cambiamento di vita di chi ha creduto e così lo osteggia, lo critica, lo combatte.
Cristo è fuoco acceso! Non poi passare accanto al fuoco senza sentirne il calore. Cristo è acqua che zampilla per la vita eterna! Non puoi attraversare un torrente senza sentirne la frescura. Cristo è sole che sorge! Non poi non sentire, nel cuore della notte, l’attesa della luce del nuovo giorno che sorge. Questo fuoco ha molto a che vedere con la missione e nel cuore del missionario deve ardere in modo inestinguibile. La Evangelii gaudium ce lo ricorda a chiare lettere, vale la pena rileggere intiero il numero 266.
"Non si può perseverare in un'evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell'impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell'impresa missionaria, presto perde l'entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno".
Come discepoli missionari siamo chiamati a essere creativi, nella missione, nella pastorale, nel linguaggio. Non vale l'omologazione, ma la creatività; quel calore che non può non venire dallo Spirito, che come ogni fuoco brucia.