V DOMENICA DI PASQUA

Published in Domenica Missionaria

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato.” Gv.13,31-35

 Dopo le apparizioni del Signore Risorto, la liturgia ci riconduce nel Cenacolo di Gerusalemme, riproponendoci a meditare il testamento di Gesù. Il comandamento nuovo dell’amore fraterno è una delle novità radicali del messaggio di Cristo. Gesù lo ha promulgato durante l’Ultima Cena, poco prima di congedarsi dai discepoli per affrontare il suo itinerario di Passione e di Morte.

/ C’è una parola che ritorna spesso nelle letture bibliche di oggi e ne costituisce la nota dominante: è l’aggettivo “nuovo”: “faccio nuove tutte le cose”; “vi do un comandamento nuovo”. Questo annuncio ci viene dato in un contesto pasquale, per dirci che è dalla Pasqua di Cristo che è sbocciata ogni novità, e ci invita a camminare in una vita nuova.

/ Ma in che cosa consiste e dove si manifesta questa novità? La novità è l’amore.

 Ma perché Gesù chiama “nuovo un comandamento che era noto fin dall’AT, e perché lo chiama il “suo” comandamento?. Gesù ci indica “come” amare e il “motivo” per amare:

- Comandamento “nuovo” = amare tutti senza distinzione, anche i nemici! ”Amatevi”.

- “Come” amare = ..”Come Io vi ho amato”..

- “Motivo” di questo amore = “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli”.

a. Pertanto solo ora, con Gesù, questo comandamento diventa possibile. Prima, se esisteva, era pura teoria,un ideale astratto. Certo, c’erano state tante persone che si erano amate, anche prima di Cristo; ma perché? Perché erano parenti tra loro, perché erano alleati, amici, appartenevano allo stesso clan o allo stesso popolo: dunque per qualcosa che li legava tra di loro, distinguendoli da tutti gli altri. Ora bisogna andare al di là: amare chi ci perseguita, amare i nemici, quelli che non ci salutano e non ci amano. Amare, cioè, il fratello per se stesso e non per ciò che di utile può venirne a me. E’ la parola “prossimo che ha cambiato contenuto; essa si è dilatata fino a comprendere non solo chi ti è vicino, ma anche ogni uomo al quale tu puoi “farti vicino”.

b. Nuovo è dunque il comandamento di Cristo perché nuovo è il suo contenuto; ma più ancora, perché nuova è la sua possibilità. Solo ora è possibile l’amarsi come fratelli e questo perché Lui ci ha amati. Il Figlio di Dio ha portato questo seme nuovo che era scomparso dalla faccia della terra con il peccato, e cioè l’amore. Gesù ha vissuto questo amore “fino alla fine”, dove “fine” non indica solo la fine della vita, ma anche l’estremo limite del possibile, il compimento totale, la pienezza, quello che viene proclamato sulla Croce quando dice:”Tutto è compiuto”! Amandoci così, Gesù ci ha redenti; ci ha fatto suoi fratelli e figli dello stesso Padre. Gesù amandoci, ci ha resi amabili, e degni di amore gli uni agli occhi degli altri. Tale amore nuovo avrà la sua manifestazione più genuina non nel salutare chi ci saluta, nell’invitare chi ci invita, ma nell’amare ciò che ha meno motivi naturali per essere amato: il povero, l’infelice, l’anziano; al limite, il nemico, proprio perché, in questo caso, è chiaro che non si ama il fratello per quello che ha o che può dare, ma solo per quello che è agli occhi della fede.

c. Il comandamento di Cristo è “nuovo” anche per un altro motivo: perché rinnova! Esso è tale da poter cambiare la faccia della terra, da trasformare i rapporti umani, rinnova le genti e raccoglie tutto il genere umano, per farne un popolo nuovo.

/ Di fronte a questo quadro, noi restiamo quasi sgomentati e scoraggiati nella fede, perché non possiamo fare a meno di confrontarlo con il quadro reale della nostra vita, dopo duemila anni dacchè Cristo ha proclamato il comandamento nuovo. L’amore è spesso contrassegnato dalla croce.

/ Nelle nostre città di quaggiù non si sente ancora il canto nuovo dell’amore, ma si sente il canto antico delle armi che sparano, delle sirene che urlano dopo aver raccolto dalle strade le vittime dell’odio, della violenza e del terrorismo, uccisi nel nome di chissà quale Dio; il Dio dei terroristi e dei kamikaze, certamente non è il Dio di Gesù Cristo!..C’è ancora tanto lamento, tanto affanno, tanto lutto e tanta morte sulla nostra terra insanguinata! Ci sono ancora tante lacrime sugli occhi di tanti e quasi tutte causate dalla mancanza di amore, o dal tradimento dell’amore.

La terra è ancora “l’aiuola che ci fa tanto feroci”(Dante). Correnti culturali e sistemi politici hanno proclamato la “morte di Dio” affrettando la morte dell’uomo, dei suoi valori trascendenti; sostituendo l’amore con l’odio, la violenza, il predominio, lo sfruttamento, hanno reso più insicura la vita e più difficili le relazioni fra gli uomini e fra le nazioni. Troppe scelte, sia individuali che comunitarie, sono ancora condizionate dal non-amore, dall’egoismo, dall’odio, dall’avidità del profitto, dalla forza, da interessi di parte, da clientelismo. Cristo ci interpella col suo comandamento nuovo, ad essere operatori di pace, di giustizia, assertori di libertà e di uguaglianza.

Dove non ci si ama, non c’è il Signore, e lì c’è l’inferno!..

> Di fronte ad un mondo di non-amore, non dobbiamo per questo vacillare nella fede e nella speranza, non rassegniamoci alla sfiducia, ma lottiamo e speriamo.Viviamo in un campo in cui crescono insieme grano e zizzania, una rete che raccoglie dal mare pesci buoni e pesci cattivi; di più: pesci in parte buoni e in parte cattivi. E’ la situazione in cui deve crescere la comunità cristiana, dilatare lo spazio della carità. Gesù infatti aggiunse al comandamento nuovo:”Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.Per essere un “segno” per il mondo, il comandamento nuovo ha bisogno della comunità, quasi come l’Eucaristia ha bisogno del pane. Il comandamento nuovo di Gesù equivale al comando di formare la Chiesa come comunità di amore e di servizio reciproco. Ma non una comunità qualsiasi, puramente convenzionale e giuridica, come sono tante Parrocchie e perfino tante Comunità religiose. Ma comunità vere ove pregare insieme, conoscersi, perdonarsi, portare i pesi gli uni degli altri, aiutare chi è nel bisogno.. come nella Chiesa primitiva, quando i pagani, vedendo i cristiani uscire dalle loro riunioni, esclamavano: ”Guardate come si amano tra loro!”(Tertulliano). Solo chi è amato e si sente amato è capace a sua volta di amare. L’amore scambievole dei discepoli di Gesù sarà la tessera di riconoscimento dei cristiani. Non si tratta più di adempiere delle prescrizioni per sentirsi “a posto”, né di compiere individualmente il “proprio dovere”. La vita nuova comporta un atteggiamento costante di “dono” agli altri, secondo l’esempio di Gesù. Alla mentalità individualistica ed egoistica che ci è naturale, dovrebbe sostituirsi una mentalità comunitaria, una comunità in cui si condivide non solo il pane ma anche la gioia e la sofferenza.

/ Amare come Gesù ci ha amato, significa anche andare verso i non credenti e i non praticanti e aprire loro la porta della fede. Chi ama col cuore di Cristo, evangelizza, perché non si può realmente amare e non sentire l’impegno di annunciare Cristo a chi lo cerca, forse senza conoscerlo, lungo le vie misteriose e reali, anche se talvolta confuse, dell’amore.

> Da notare che ci sono tre tipi di amore:

1. Amore erotico(èros), sessuale, che degenera egoisticamente in passione, possesso, solo ricevere. Considera l’altro come semplice oggetto da possedere,cercando il proprio piacere.Questo dura poco.

2. Amore di amicizia(philìa); è un amore che si compiace di dare e di ricevere con interesse. Questo capita tra familiari e amici. Questo amore dura finchè c’è il contraccambio!..

E’ come dire all’altro:”Ti amo perché mi vuoi bene”..Do ut des.

3. Amore cristiano(agàpe); è l’amore di donazione, gratuito, che si dona senza alcun interesse, non chiede nulla in cambio. Procura il bene dell’altro fino al sacrificio di se stesso, così come ha fatto Gesù Cristo. Questo amore dura sempre!.

Inoltre notate la differenza tra questi due amori, nelle seguenti espressioni:

Ti voglio bene, perché ho bisogno di te..

Ho bisogno di te, perché ti voglio bene..

La novità non è l’amore in se stesso, ma il “come” dell’amore e il suo “perché”.

/ L’Eucaristia che stiamo celebrando ora, dovrebbe manifestare la comunità nuova che si va costruendo intorno al “chicco di grano caduto in terra”, che ci fa esclamare:”Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo”(I Gv.4,19).

 

 

 

Last modified on Sunday, 17 April 2016 10:56
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