La vicenda di Giona
Ce lo diciamo e lo diciamo da anni… Con questo nostro dire abbiamo ‘fatto’ una storia. E’ bene ripercorrerne un tratto, perché anche la pagine di una storia possono essere il luogo di una lectio divina.
L’anno dedicato a san Paolo (2008-09) richiamava la figura del grande Apostolo delle genti. «Vangelo senza confini» (2009-10) ci faceva mettere a tema l’itineranza cristiana. «Spezzare pane per tutti i popoli» (2010-11), nell’anno del congresso eucaristico, insisteva sul dono della missione da condividere con tutti come pane necessario per vivere.
«Testimoni di Dio, testimoni di misericordia» (2011-12) ci portava nel cuore amante di Dio disposto a sospendere la sua giustizia affinché nessuno dei suoi piccoli si perda, neppure tra i più ‘lontani’. «Ho creduto, perciò ho parlato» (2012-13), nell’anno dedicato alla fede, proponeva di prendere a modello dell’atto più personale (credere) qualcuno fuori di noi (Dio stesso e la sua fede / fiducia in noi).
In questo anno 2013-14, segnato profondamente dall’elezione di Papa Francesco, il nostro slogan è «Sulle strade del mondo»…
Cosa avevano in comune tutte queste sollecitazioni? Volevano riportarci all’essenziale della missione di Dio e nostra, ovvero ricordarci che la radice della missione è l’esodo / uscita, e che il primo ad uscire è da sempre Dio stesso.
Ce lo diciamo da anni… ma adesso papa Francesco ci regala le parole (e i gesti!) per ridirlo in maniera ancora più esplicita e radicale: se la chiesa – che esiste per la missione – non esce, si ammala.
Non è solo in questione l’adempimento di un mandato destinato ad alcuni; è più profondamente in gioco la natura stessa del discepolato di tutti. Per essere semplicemente cristiani bisogna uscire e andare verso le periferie esistenziali, cioè verso quei ‘luoghi’ dove l’esistenza è messa alle strette e grida anche in silenzio il suo bisogno.
Per questo il prossimo anno 2014-15, che vedrà la celebrazione del Convegno missionario nazionale
a Sacrofano, desideriamo che sia caratterizzato da questo movimento da dentro a fuori, come ci ricorda lo slogan della giornata missionaria:
«Periferie, cuore della missione». Come sempre ci aiuterà lo sguardo posato su nostri missionari che partono per la missione ad gentes. Se vogliamo essere «paradigma» (cfr. Evangelii Gaudium, 15) per le nostre parrocchie sarà bene lasciarci istruire anche dal paradigma rappresentato dal loro uscire.
Dunque ce lo diciamo da anni… Ma perché ridircelo ancora? Come mai tanta insistenza da parte del Papa? Evidentemente Francesco sta incontrando molte e forti resistenze.
Ma più a fondo perché si tratta di una di quelle realtà, come lo sono tutte le realtà profonde della vita, che va continuamente «ri-presa»: infatti non è mai da considerarsi «presa» una volta per tutte.
Perciò non possiamo smettere di ridire a noi stessi e a tutti: usciamo! In fondo «uscire» è un altro modo per dire la necessità di incontrare l’altro. Senza un vero incontro con l’altro / Altro non si cresce nell’umanità e nella fede. Ma senza uscire non incontriamo veramente né il prossimo né il Dio vero (l’immagine che ci facciamo degli altri e l’idolo li incontriamo senza uscire e questa è l’insidia).
Al profeta Giona un giorno fu chiesto di uscire. Giona e la sua missione presso la città di Nìnive daranno il titolo al Convegno missionario nazionale: «Alzati, va’ a Ninive la grande città».
Giona è figura della missione presso le ‘genti’, ma insieme è immagine del rifiuto di questa missione: lui non ne voleva affatto sapere di andare a Ninive… Cosa c’entra, infatti, la grande città, capitale di un impero, con le periferie? Non dovremmo piuttosto lasciare che Ninive anneghi nel suo sangue e buonanotte? Il Convegno, come del resto tutto il prossimo anno, saranno l’occasione per fare una verifica e senz’altro anche un’autocritica.
Siamo usciti? Usciamo? Come? Da dove e verso dove? Qui non possiamo svolgere adeguatamente il tema, desideriamo soltanto far venire la voglia di rifletterci sopra. Proviamo a dare qualche spunto.
Uscire… dallo schema presuntuoso che ritiene di sapere già cosa e dove sia il centro e cosa e dove siano le periferie. Siamo noi il centro? Ma non siamo ormai una minoranza? Non è più vero immaginare che stiamo alla periferia, una di quelle periferie che il Signore e i suoi profeti visitano, anzi abitano? Ma se è così, è vero anche che siamo il centro di una attenzione divina…
Uscire… dalla ricerca del potere e del successo, andare verso i poveri e i deboli, abitare le miserie materiali e morali dell’umano che di potere e successo non possono prometterne a nessuno. E’ la nostra prima preoccupazione? Per portare (e sempre anche ricevere) che cosa?
Uscire… per portare benedizione e difesa, tenerezza e consolazione! Uscire per dare respiro, per rimettere in piedi con la forza di Dio. Esattamente quello che Giona non voleva fare: per lui l’incontro tra Ninive e Dio doveva portare distruzione; e invece il Padre guardando la città vedeva vita e bellezza da custodire.
Uscire… per provare la «gioia del Vangelo», per dimorare nell’amore, per essere in comunione di vita con Dio che è Padre e con tutti, uomini e donne, che sono nostri fratelli e sorelle. Se mettiamo il nostro cuore nelle periferie è perché lì abbiamo trovato il nostro tesoro.
Aiutiamoci ad uscire…
Luca Moscatelli
Centro Studi Missio
Tratto da:
L’Animatore Missionario 2/3, 2014
Fondazione Missio