FRANCESCO DAVANTI AL CROCIFISSO

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La vicenda umana e spirituale di Francesco è accompagnata dalla

presenza del Signore nostro Gesù Cristo, che Francesco considera nella

globalità della suo mistero: Egli è infatti vero Dio e vero uomo, è l’Altissimo

fatto bambino, è il Crocifisso glorioso. Dice il biografo che Cristo Gesù

Crocifisso dimorava stabilmente nel suo spirito, come borsetta di mirra

profumata posta tra i seni, sul suo cuore. In Lui bramava trasformarsi

totalmente, per l’ incendio d’amore che lo bruciava. Certo Francesco era

infiammato da un affetto ardentissimo per Cristo, ma anche il Diletto lo

contraccambiava con grande amore e familiarità, tanto che gli sembra di

sentire sempre presente il Salvatore (FF 1163). Raccogliamo alcuni episodi

e alcuni testi che ci aiutano a cogliere come veramente Francesco si sia

collocato davanti al Crocifisso.

 

1. L’inizio di tutto: vincere se stesso con un bacio

Un giorno, mentre andava a cavallo per la pianura di Assisi, si imbattè in

un lebbroso. Quell’ incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma sapendo

che prima di tutto doveva vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad

abbracciare quel lebbroso e gli porse del denaro e un bacio. Subito risalì a

cavallo, ma per quanto si volgesse a guardare da ogni parte, non vide più

quel lebbroso (FF1034). Francesco stesso ricorderà questo momento nel

suo Testamento: «Il Signore concesse a me, frate Francesco, di iniziare a

convertirmi, poiché, vivendo ancora nella mentalità del mondo, mi

sembrava cosa troppo amare vedere i lebbrosi. E il Signore stesso mi

condusse tra loro e usai con loro misericordia. E allontanandomi da loro,

ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza di animo e di

corpo. E dopo questo, poco dopo, uscii dalla mentalità del mondo».

 

2. La prima “stazione”: San Damiano

Era già tutto mutato nel cuore e prossimo a diventarlo anche nel corpo,

quando un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in

rovina e abbandonata. Entra a pregare, si prostra supplice e devoto

davanti al Crocifisso e toccato dalla grazia, si sente trasformato.

All’ improvviso l’ immagine del Crocifisso gli parla: «Francesco - dice

chiamandolo per nome - va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta

in rovina!». Francesco è tremante e stupito, ma subito si dispone ad

obbedire. Da quel momento si fissò nella sua anima la compassione del

Crocifisso e le sacre stimmate, sebbene non ancora nella carne, gli si

impressero profondamente nel cuore (FF 593).

 

3. Un abito a forma di croce

Proprio perché aveva racchiuso il suo cuore nella Croce di Cristo, indossò

anche un abito fatto a forma di croce, in modo che, come la mente si era

rivestita del Signore Crocifisso, così anche tutto il suo corpo si rivestiva

esteriormente del segno con il quale Dio aveva redento il mondo (FF 826).

 

4. La strada da seguire scritta nel Vangelo

Alcuni, incitati dal suo esempio, cominciarono ad unirsi a Francesco. Il

primo fu Bernardo, che si rivolse a lui per sapere come realizzare questo

proposito. Il servo di Dio fu pieno di gioia, perché gli parve che il Signore

avesse cura di lui, donandogli il compagno di cui ognuno ha bisogno. E

disse: «Un simile consiglio dobbiamo chiederlo a Dio!». Entrarono nella

chiesa di san Nicolò e dopo aver pregato, per tre volte aprì il libro dei

Vangeli, chiedendo a Dio che confermasse il proposito di Bernardo (FF

1054).

 

5. Commozione fino alle lacrime

Grande era la tenerezza e la compassione che provava nel contemplare

l’umiltà del Figlio di Dio e nel seguirne gli esempi. E ogni giorno si doleva

delle sofferenze e amarezze che Cristo soffrì per noi a tal punto che non si

curava dei propri malanni. Un giorno, pochi anni dopo la conversione,

mentre andava solitario vicino alla Porziuncola, piangeva ad alta voce.

Gli si avvicinò un uomo e gli chiese: «Cosa hai, fratello?». Pensava infatti

che si lamentasse per qualche malattia. Francesco rispose: «Dovrei

andare così per tutto il mondo, piangendo e gemendo la Passione del

mio Signore, senza vergognarmene!». Quell’uomo cominciò a piangere

forte con lui (FF 1585).

 

6. Una nuova devozione valida sempre ed ovunque

Dichiara Francesco nel suo Testamento: «Il Signore mi dette tanta fede

nelle chiese, che ogni volta semplicemente pregavo: Ti adoriamo, Signore

Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti

benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo».

 

7. I bracci della Croce su tutto il mondo

Giunto presso Cannara, vide una moltitudine di uccelli. Francesco si stupì

e disse ai compagni: «Voi aspettate qui, mentre io andrò a predicare ai

miei fratelli uccelli!» Entrò nel campo e subito gli uccelli vennero a lui e si

fermarono immobili. Francesco disse loro: «Fratelli miei, voi siete molto

debitori verso Dio vostro Creatore, perché vi ha dato la libertà di volare in

ogni luogo, vi ha dato due e tre vestiti di piume, e, sebbene non seminate,

sempre vi nutre e vi disseta e vi offre una casa sugli alberi. Perciò

guardatevi, fratelli miei, dal grande peccato della ingratitudine e cercate

sempre di lodare il Signore che così tanto vi ama!». Francesco si stupiva di

tanta moltitudine di uccelli e ancor più per la loro devota attenzione e

familiarità. Finita la predica, fece loro il segno della Croce e ordinò di

partire. E quelli, levando meravigliosi canti, si divisero nelle quattro direzioni

e partirono secondo la Croce che aveva fatto. Così Francesco, cavaliere

della Croce di Cristo, secondo questa Croce aveva diviso in quattro parti il

mondo, significando così che la predicazione della Croce doveva

rinnovarsi attraverso di lui e i suoi frati, che come quegli uccelli del cielo,

sono chiamati a non possedere nulla, a lodare e ringraziare sempre il

Creatore e a portare a ovunque la Croce che salva” (FF 1846).

8. La croce: nostro unico vanto

Insegna Francesco nell’Ammonizione 5: «Considera, o uomo, in quale

sublime condizione ti ha posto Dio, che ti ha creato a immagine e

somiglianza del suo Figlio diletto. E tutte le creature, ciascuna secondo la

propria natura, servono e conoscono e obbediscono al loro creatore

meglio di te! E anche i demoni non lo crocifissero, ma tu con essi lo

crocifiggesti e ancora lo crocifiggi con il dilettarti nei vizi e nei peccati. Di

che cosa dunque puoi vantarti? Infatti se tu fossi tanto intelligente e

sapiente da possedere tutta la scienza e saper interpretare tutte le lingue

e acutamente perscrutare le cose del cielo, in tutto questo non puoi

vantarti, poiché un solo demonio seppe delle cose celesti e ora sa di

quelle terrestri più di tutti gli uomini insieme! Ugualmente se tu fossi più bello

e più ricco di tutti e anche se tu facessi cose miracolose e splendide, tutte

queste cose ti sono di ostacolo e non ti appartengono e in queste cose

non ti puoi gloriare. Ma in questo possiamo gloriarci: nelle nostre infermità

e nel portare ogni giorno la santa Croce del Signore nostro Gesù Cristo».

 

9. L’ultimo sigillo

Francesco, uomo tutto evangelico, non si stancava mai di fare il bene, ma

come gli spiriti angelici, o saliva verso Dio o discendeva verso il prossimo.

Due anni prima di rendere lo spirito a Dio, Dio stesso lo trasse in disparte, su

un monte alto, chiamato monte della Verna. Francesco intuì che

all’apertura del Vangelo, Cristo gli avrebbe rivelato che cosa Dio

maggiormente gradiva in lui e per lui. Aperto per tre volte il Vangelo, si

imbatte sempre nella Passione del Signore. Comprese allora che, come

aveva imitato Cristo nelle azioni della sua vita, così doveva essergli

conforme sella Passione. Un mattino, mentre pregava, vide una figura

come di un serafino con sei ali e tra esse apparve l’effigie di un uomo

crocifisso. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli

inondavano il cuore. Provava letizia nell’atteggiamento gentile con il

quale si vedeva guardato da Cristo, ma il vederlo confitto in croce una

dolorosa compassione gli trapassava l’anima. Scomparendo la visione, gli

lasciò nel cuore un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò

impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani, nei piedi e nel

costato incominciarono ad apparire le ferite come quelle che poco prima

aveva osservato nell’ immagine dell’uomo crocifisso. Così il verace amore

di Cristo aveva trasformato l’amante nell’ immagine stessa dell’Amato...

(cfr. FF 1222 ss.).

 

10. Chiara, sposa del Crocifisso: noi diventiamo ciò che

contempliamo

GUARDA il tuo Sposo,

il più bello tra i figli dell’uomo,

fattosi per la tua salvezza il più vile degli uomini,

disprezzato, percosso e flagellato in tutto il corpo e in molti modi,

morente tra le angosce della Croce.

MEDITA

e CONTEMPLA

e BRAMA di imitarlo

Attraverso la contemplazione di Lui,

trasforma tutta te stessa nella sua immagine.

COLLOCA i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità,

COLLOCA la tua anima nello splendore della gloria,

COLLOCA il tuo cuore in Colui che è immagine di Dio

e trasformati interamente nell’ immagine sua.

Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici

e gusterai la segreta dolcezza che Dio stesso riserva per coloro che lo

amano.

Senza concedere indugi alle seduzioni,

che in questo mondo fallace e irrequieto tendono lacci ai ciechi

che vi attaccano il loro cuore,

con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato.

Ogni giorno porta la tua anima in questo specchio

e scruta in esso continuamente il tuo volto,

perché tu possa adornarti così di tutte le virtù.

E rispondiamo a Lui, che chiama e geme,

con una voce e un solo cuore:

“Non mi abbandonerà mai il ricordo di Te

e si struggerà in me la mia anima!”.

E grida con tutta l’ardore del tuo desiderio:

“Attirami a Te, o celeste Sposo!

Dietro a Te correremo

attratti dalla dolcezza del Tuo profumo!

Correrò senza stancarmi mai,

finché Tu mi bacerai

con il felicissimo bacio della tua bocca...”.

 

 

 


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