I MOMENTO
Con Maria in attesa dello Spirito
Canto
Lettura: At 1,12-14. 2,1-4 Invocazioni allo Spirito
II MOMENTO
Sara: la sterilità, il dubbio
Lettura: Gen 18,15
Attualizzazione - Cerchiamo di dare un nome a una nostra sterilità e a ciò che pensiamo impossibile sia reso fecondo da Dio.
GESTO: Consegna dei semi, segno della possibilità di portare frutto...
Cantico di Anna
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
Non c’è santo come il Signore,
non c’è rocca come il nostro Dio.
Non moltiplicate i discorsi superbi,
dalla vostra bocca non esca arroganza;
perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette.
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli sono rivestiti di vigore.
I sazi sono andati a giornata per un pane,
mentre gli affamati han cessato di faticare.
La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria.
Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi fa poggiare il mondo.
Sui passi dei giusti Egli veglia,
ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
Certo non prevarrà l’uomo malgrado la sua forza. Dal Signore saranno abbattuti i suoi avversari!
L’Altissimo tuonerà dal cielo.
Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra;
darà forza al suo re ed eleverà la potenza del suo Messia.
III MOMENTO:
Myriam: invito alla danza per la liberazione
Lettura: Es 14,21-31.15,20-21
Quando una vita è interamente donata
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo, che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a quel Paese.
Che essi accettassero che il Padrone unico di ogni vita non può essere estraniato da questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di questa offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato. La mia vita non ha prezzo più alto di un’altra. Non vale di meno né di più. In ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia.
Ho vissuto abbastanza per considerarmi complice del male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che mi può colpire alla cieca. Mi piacerebbe , se venisse il momento, di avere quello sprazzo di lucidità che mi permetterebbe di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse ferito.
Non posso auspicare una morte così. Mi sembra importante dichiararlo. Infatti non vedo come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe un
prezzo troppo caro, per quella che forse chiameranno la “grazia del martirio”, doverla a un algerino qualsiasi, soprattutto se questi dice di agire nella fedeltà a ciò che crede essere l’Islam. So bene il disprezzo del quale si è arrivati a bollare gli algerini globalmente presi. Conosco anche le caricature dell’Islam che un certo islamismo incoraggia.
È troppo facile mettersi la coscienza in pace identificando questa religione con gli integralismi dei suoi estremisti. L’Algeria e l’Islam per me sono un’altra cosa, sono un corpo ed un’anima. Ho proclamato abbastanza, credo, davanti a tutti, quel che ne ho ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre (tutta la mia prima Chiesa), proprio in Algeria e, già allora, con tutto il rispetto per i credenti musulmani.
Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno considerato con precipitazione un naïf o un idealista: «Ci dica adesso quel che pensa!». Ma queste persone devono sapere che la mia più lancinante curiosità verrà finalmente soddisfatta. Ecco che potrò, a Dio piacendo, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua Passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre stabilire la comunione, ristabilire la rassomiglianza, giocando con le differenze. Questa vita perduta, totalmente mia, totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta interamente per quella gioia, nonostante tutto e contro tutto. In questo Grazie in cui è detto tutto, ormai, della mia vita, comprendo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di questa terra, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, centuplo
accordato secondo la promessa! E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non sapevi quel che facevi. Sì, anche per te voglio prevedere questo Grazie e questo Addio.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piacerà a Dio, nostro Padre comune. Amen! Insciallah.
Algeri, 1 ° dicembre 1993 – Tibhirine, 1 ° gennaio 1994
Christian
Canto
IV MOMENTO: Rut: l’amica Lettura: Rut
ATTUALIZZAZIONE DELLA PAROLA: A coppie si condivide di una Parola amica di Dio nella propria vita
PREGHIERA: La fiaccola dell’amicizia
Non per nulla Gesù ci chiama amici: l’amicizia illumina il nostro vegliare, il nostro cercare, il nostro timido aprirci a Dio. È una fiaccola da tenere accesa e da alimentare, anche con la preghiera in comune.
Siamo figli della luce. Ma essa non opera magicamente. Sono il volto, lo sguardo, i gesti, le parole dell’amico, dell’amica a illuminarci, rigenerarci, aiutarci ad accogliere i doni che ci vengono offerti, a farli nostri, lasciandoli fruttificare.
È vero che dobbiamo bruciare il nostro olio nella nostra lampada e non possiamo darlo agli altri, perché ogni lampada brucia diversamente. Ma è vero che non si può vegliare da soli, le palpebre facilmente si faranno pesanti
e invano Dio passerà. Solo ridestandoci e richiamandoci l’un l’altro, mettendo in comune i doni ricevuti e condividendoli, si rimane svegli, attenti, disponibili.. L’amicizia illumina il sentiero...
È un dono che ci tiene desti e insieme un compito: occorre vegliare ed essere responsabili perché questa fiaccola non si spenga, ma si apra, si spenda, porti frutto. Anch’essa è un talento da non nascondere sotto terra.
V MOMENTO: BETANIA, LA CASA DEL PANE Canto
Lettura: Gv 12,1-8
ADORAZIONE NOTTURNA
Come Maria ai piedi di Gesù, in questa adorazione notturna spargi il profumo prezioso della tua vita davanti a Lui. Ripercorri le tappe che hanno segnato questa veglia di preghiera e concludi la tua adorazione scrivendo una preghiera che sintetizzi quanto hai vissuto.
Canto